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Per non dimenticare ....

HIROSHIMA COME STATO DEL MONDO. Il 6 agosto 1945, giorno di Hiroshima. Le "Tesi" e i "Comandamenti dell’era atomica". Due brevi testi di GUENTHER ANDERS - a cura di Federico La Sala

lunedì 6 agosto 2007 di Maria Paola Falchinelli
1. Guenther Anders: Tesi sull’eta’ atomica
2. Guenther Anders: Comandamenti dell’era atomica
3. Et coetera ***

1. GUENTHER ANDERS: TESI SULL’ETA’ ATOMICA
[Ancora una volta ripubblichiamo questo breve ma capitale testo di Guenther
Anders. Riprendiamo il testo dall’appendice all’edizione italiana del libro
di
Guenther Anders, Der Mann auf der Brueke. Tagebuch aus Hiroshima und
Nagasaki, apparso col titolo Essere o non essere, presso Einaudi, (...)

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> HIROSHIMA COME STATO DEL MONDO. ---- -Politica dell’atomo. Insegnamento dal Giappone. Adesso l’umanità deve cambiare modo di pensare (di "Die Zeit" - Editoriale)

giovedì 17 marzo 2011


-  Die Zeit, Hamburg - 16 marzo 2011

-  Editoriale

-  Politica dell’atomo
-  Insegnamento dal Giappone per il mondo

-  Adesso l’umanità deve cambiare modo di pensare.
-  A questo fine non occorre neppure avere compassione, basta già l’intelletto.

-  (traduzione dal tedesco di José F. Padova)
-  http://www.zeit.de/2011/12/japan-kernenergie-leitartikel

I giapponesi ci sono estranei, molto estranei. La loro lingua, la loro cultura, la loro padronanza di sé, il loro aspetto. Eppure vi è un livello di sofferenza che rende simili tutte le persone. Questo livello è ora raggiunto, anzi, superato. Squassati dal terremoto, colpiti dallo tsunami, minacciati da radiazioni mortali - ognuno si può raffigurare che cosa tutto questo significhi. Le persone non sanno a chi dovrebbero rivolgersi, non trovano più loro congiunti, hanno sete e hanno paura del ticchettio dei contatori Geiger. Nessuno deve tradurci tutto questo, per quanto lontano arrivi la nostra fantasia, a tanto giunga anche l’amore per il prossimo. Ma quanto a lungo esso sarà sufficiente, per quante settimane o mesi?

Il mondo è stato interrotto dalla catastrofe giapponese nel mezzo di un’altra partecipazione al dolore, quella per le migliaia di vittime del tiranno Gheddafi. Il quale sembra ora conseguire una sporca vittoria, all’ombra di Fukushima. Non siamo forse più in condizioni se non di provare una vagante compassione, inaffidabile, sleale? Oppure siamo semplicemente super logorati da troppo mondo, da troppe vicinanze globali? Gli avvenimenti dell’ultima settimana non permettono qui di dare una rapida risposta, ma esigono innanzitutto una precisa analisi.

Ciò che è sbagliato in Giappone, non può essere giusto qui da noi No, Fukushima non è Cernobyl, perché stavolta non si tratta di un reattore ferrovecchio in una dittatura al tramonto, si tratta di un reattore a ebollizione, come ve ne sono anche in questo Paese [la Germania], e gli incidenti avvengono in un Paese democratico, tanto avanzato tecnicamente quanto lo sono la Germania o la Francia, Paesi al vertice della tecnologia. Ciò che è sbagliato in Giappone non può essere giusto qui da noi.

No, ancor meno questo dipende dalla natura. Essa fa ciò che nei casi estremi fa con determinazione, colpisce spietatamente. Eppure tutto questo lo si sarebbe potuto prevedere, mentre il governo giapponese fino a questo 11 marzo 2011 ha sempre detto che le sue centrali elettriche nucleari sono sicure, così come dice anche il nostro governo. Ma l’affermazione significa che le centrali sono sicure, che lo sono sempre, indipendentemente da quale disastro naturale ha effettivamente luogo.

Eh no, qui non si tratta solamente dell’energia atomica, qui al progresso si è spezzato l’apice. Forse l’11 marzo questo secolo è giunto alla fine di un ottimismo disinibito, infantile, anche immaturo. Da lungo tempo esso era tormentato dai dubbi e fuggiva pur sempre [in avanti] nel prossimo livello del progresso [tecnologico]. Dal carbone al petrolio, dal petrolio all’energia atomica. Questo ottimismo riteneva che tutti i problemi, anche quelli causati dalla tecnologia, presto o tardi sarebbero potuti essere risolti dalla tecnologia stessa. La rappresentazione dell’autolimitazione, della rinuncia a determinate tecnologie, tutta l’idea dell’ingovernabilità si fece bensì strada nel pensiero del mainstream, ma se ne temettero le conseguenze pratiche.

Anche il governo tedesco è impregnato da questo vecchio modo di pensare, non ultima la Cancelliera. Ella ha sempre guardato all’energia atomica come farebbe un’esperta di fisica e ciò le ha fornito un’aura di obiettività. Anche adesso, nell’ora delle sue difficoltà politiche, ella vede ancora la soluzione nella scienza. «La sicurezza sta sopra a tutto», ha detto per giustificare il suo cambiamento di rotta, l’abbandono dall’abbandono dell’abbandono [ndt.: dell’energia atomica, si allude qui ai numerosi voltafaccia della Merkel negli ultimi giorni]. Ma questo non funziona, in Germania tanto meno che in Giappone. Laggiù le centrali nucleari erano calcolate per terremoti fino a forza 8, sono state colte da una forza 9.

Ora, perché la politica giapponese si è accontentata di questo standard di sicurezza? Perché un terremoto di forza 9 è dieci volte più devastante di uno di forza 8 e perché i costi della relativa tecnologia di sicurezza sarebbero aumentati in misura esponenziale. Ciò avrebbe reso l’elettricità dall’atomo più costosa delle altre energie e ridotto radicalmente i profitti dei gestori. Per questo motivo dall’esame approfondito delle centrali elettriche nucleari tedesche, adesso promessoci, può risultare tutto il possibile, solamente non potrebbero mai essere tanto sicure da non diventare troppo costose. La sicurezza pertanto non sta totalmente al disopra, essa in ogni caso va di pari passo col calcolo economico. Il rischio residuale e il profitto sono agganciati l’uno all’altro, l’uno aumenta con l’aumentare dell’altro.

Verosimilmente i giapponesi si sono fidati del loro governo, presumibilmente hanno pensato che esso lo avrebbe detto loro, se l’energia prodotta con l’atomo fosse entrata nella zona di profitto marginale, se fosse diventata o non sicura o non redditizia in misura eccessiva. Questa speranza è stata tradita. E adesso qui da noi? Ci si deve fidare di questo governo nero-giallo [ndt.: dai colori dell’attuale coalizione in Germania]? Che pure senza necessità ha deciso di prolungare il periodo di attività dei reattori nucleari più vecchi e più pericolosi. Perché il governo lo ha fatto? Perché questi reattori da rottamare erano irrinunciabili come tecnologia-ponte verso l’età delle energie rinnovabili? Ma se essi lo sono anche adesso, allora nello stesso tempo ci si poteva risparmiare la moratoria [ndt.: attuale, incandescente polemica circa la sospensione per tre mesi delle centrali più vecchie]. Purtroppo molti elementi suggeriscono il pensiero che il governo Nero-Giallo voleva soltanto dare qualcosa all’industria dell’atomo, da tutto ciò parrebbe che le somme enormi, infilate nella lobby atomica, abbiano fruttato qualcosa [ndt.: maligna insinuazione?].

Quella dell’atomo è la più pericolosa tecnologia che questo Paese utilizza. E nonostante ciò mai c’è stata una consultazione popolare [referendum] su questa materia. Adesso, a causa di quelle terribili catastrofi in Giappone, ci sarà questo referendum. Angela Merkel ha voluto far diventare l’elezione del Consiglio regionale del Land Baden-Württemberg un plebiscito sulla stazione ferroviaria di Stoccarda [ndt.: v. opposizione popolare a progetto di nuova stazione con distruzione di un parco], adesso è divenuta una votazione sull’indirizzo preso dalla Merkel circa l’atomo. Non perché l’opposizione lo vuole, ma perché al momento non vi è argomento più importante. Inoltre la costellazione [di posizioni] a Stoccarda è ideale per un plebiscito reale. Entrambi i partiti al governo sono entusiasti alfieri dell’energia dall’atomo, tutti i partiti dell’opposizione sono per una riduzione dei tempi di funzionamento.

E dopo, e dopo tutto va nuovamente bene, se fra due domeniche finalmente viene decisa l’uscita più veloce possibile[dall’atomo]?

Come si è detto, non si tratta solamente di energia nucleare. Chi ha tenuto d’occhio la situazione dell’ultimo week-end noterà che ha avuto luogo non soltanto una delle maggiori catastrofi del nostro tempo, ma anche la più grande concentrazione di avvenimenti drammatici da decenni a questa parte. In realtà questo fine settimana del 2 marzo avrebbe potuto essere determinato dai titoloni cubitali sul superamento della crisi dell’euro e sul nuovo ordinamento finanziario. Ciò che non è avvenuto, perché la domanda più importante e più urgente era se si dovesse imporre in Libia una no-flight zone. Cosa che retrocesse comunque nello sfondo, perché il Giappone era stato colpito da un terremoto prima, da uno tsunami poi, ciò che un’altra volta è stato coperto dalla catastrofe atomica.

(...)

Il mondo diventa più veloce, più angusto, più vivo, più libero - più pericoloso. E vi è un mondo delle reazioni a catena e degli effetti esponenziali. Da ciò realizzare l’esigenza di un ampio, per così dire miliardario [ndt.: in termini di popolazione mondiale], amore del vicino e del lontano non porterebbe via nulla al sovraccarico, al contrario.

Perciò si dovrebbe provare a considerare questo mondo con occhio freddo. In che cosa quindi ci riguardano gli arabi? Ora, per lo meno, perché ci forniscono petrolio o prossimamente l’energia elettrica dal sole mediante lunghissimi elettrodotti. O perché diventano profughi, quando le rivoluzioni vanno storte. E che cosa abbiamo a che fare noi con i giapponesi, che vivono a 9.000 km di distanza da Berlino? Almeno per il fatto che hanno reattori nucleari che sono maledettamente simili ai nostri.

Non occorre amore per la nuova cittadinanza mondiale, basta già la comprensione.

Tuttavia si potrebbe impazzire di fronte alle nuove esigenze. Quindi dalla catastrofe di Fukushima devono essere tratti insegnamenti di fatto. L’undicesimo comandamento per il moderno cittadino suona così: Non devi azzardare - le poste sono troppo alte, troppe persone ne sono colpite. Anche questo è una diversità rispetto a Cernobyl, qui è non colpito un territorio quasi disabitato. Il disastro riguarda una regione industriale fittamente popolata, se poi le cose volgono al peggio, perfino una delle più grandi città del mondo, Tokyo e i suoi dintorni, con quasi 40 milioni di abitanti.

Che nel campo dell’energia atomica entri in azione il rischio residuale è cosa estremamente improbabile. Ma nel caso di emergenza le conseguenze sono nondimeno estremamente inimmaginabili.

L’altro insegnamento di questi giorni dice: Non puoi essere indifferente. Per decenni si è ignorato e negato ciò che si è accumulato in Arabia e adesso tutto finisce fuori controllo, un Paese appicca il fuoco al suo vicino e alla fine di questo decennio la maggior parte dei potenti dovrebbero essere stati spazzati via.

Sarebbe temerario voler affrontare soltanto con un paio di regole il mondo che diventa più veloce e più complicato. Dunque per ora si possono trarre dalle prime settimane, dense di storia, di quest’anno due cose diverse: ci si deve guardare dai rischi residuali e dagli effetti esponenziali. E: Là dove per lungo tempo non si è osservato correttamente presto o tardi accade qualcosa di temibile.

E: Salvi il Giappone, chi può!


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