Don Gelmini, la difesa di Berlusconi *
Tra le molte telefonate di solidarietà ricevute da don Pierino Gelmini a Zervò c’è stata anche quella dell’ex presidente del Consiglio. «Mi ha fatto molto piacere anche la telefonata del presidente Berlusconi», ha detto il sacerdote, ai microfoni del Tg2.
«Mi ha detto: "Ti sono vicino, conta su di me. Qualsiasi cosa... Sai, io sono un antesignano di denunce"».
Il fondatore della Comunità Incontro, a proposito della sua lontananza dalla sede madre di Amelia, ha poi spiegato: «Non è vero che mi sono "rifugiato" a Zervò perchè ogni anno, da dieci anni, nel mese di agosto io vengo a Zervo».
Un tentativo di estorsione dietro alle accuse nei confronti di don Pierino Gelmini. Ne è convinto lo stesso fondatore della Comunità incontro che, intervistato dal Tg2, ha detto: «Proprio la mattina in cui dovevo andare per essere interrogato ho ricevuto una telefonata estorsiva». Volevano dei soldi per ritrattare le accuse, ha aggiunto il sacerdote.
Ma quanti sono i ragazzi che hanno presentato denuncia? «La cosa - ha risposto il sacerdote - è partita con uno, e con due. Poi i 5... È la famosa storia di quelli che hanno rubato in Comunità, di notte, e sono stati denunciati da me e poi espulsi dalla Comunità... mi pare che due di questi erano agli arresti. La cosa strana, questo è avvenuto molto dopo, è che questi cinque li hanno aggiunti ai due».
Don Gelmini, dopo aver ribadito di aver ricevuto minacce dai giovani («andando via hanno detto, "tanto te la faremo pagare"»), ha quindi affermato di aver avuto richieste estorsive: «sì, le ho ricevute», ha detto. Volevano dei soldi? «Certo. Dicevano: "noi veniamo a discutere così ritratteremo"».
Don Gelmini, il fondatore della Comunità Incontro, è indagato dalla procura di Terni con l’accusa di abusi sessuali. Ad accusarlo alcuni ex ospiti delle strutture della comunità ad Amelia. L’indagine, sottolinea il quotidiano, è in corso da oltre sei mesi e i magistrati hanno ascoltato diversi testimoni con l’obiettivo di ricostruire la vicenda. Le dichiarazioni di accusa sarebbero abbastanza concordanti: pagine e pagine di verbali in cui gli ex ospiti - giovani che hanno avuto o hanno tuttora a che fare con la droga, qualcuno anche scivolato nella delinquenza - ripeterebbero sempre gli stessi racconti. I pm hanno anche già sentito il diretto interessato in un «lungo e drammatico interrogatorio».
Il centro-destra senza conoscere ancora l’indagine parte all’attacco. O meglio: alla difesa. «Caro Don Gelmini un motivo in più nella strada per la tua santità»: questo il testo di un telegramma che Daniela Santanchè ha inviato a Don Gelmini indagato dalla Procura di Terni. «Sono migliaia i ragazzi e le loro famiglie che potrebbero testimoniare l’operato di Don Gelmini che ha salvato tanti giovani», sottolinea la parlamentare.
Sotto gli artigli del capogruppo Udc alla Camera, Luca Volontè ci capitano anche i giornalisti de La Stampa che semplicemente riportavano la notizia. «L’esistenza di Don Gelmini è da sempre dedicata alla cristallina sequela di Cristo, perciò sempre pronta all’aiuto di coloro che sono in difficoltà. Solo un giornalismo d’accatto può tentare di infangare la storia e le opere di un uomo che ha fatto della generosità e del servizio la propria regola di vita». «È indegna la congiura mediatica contro don Pierino Gelmini» - tuona il segretario della Dca Gianfranco Rotondi - «la stampa italiana - sottolinea - persegue una crociata volta a trasformare gli eroi positivi della lotta alla droga in mostri. Sullo sfondo resta un progetto di scristianizzazione del Paese. Tutti sanno due cose: i drogati farneticano e se la prendono con chi li cura. Condizione per recuperare un drogato è ignorare le sue farneticazioni, restargli vicino e non diventarne complici. Oggi i complici dei mercanti di morte sono quelli che puntano le loro penne nel costato di don Gelmini».
Controcorrente l’opinione di Vladimir Luxuria, deputato di Rifondazione Comunista. «Non sono un magistrato, e quindi non entro nel merito dell’indagine. Invito solo le persone a non assolvere una persona indagata per reati così gravi solo perchè è un sacerdote». Luxuria tiene a sottolineare che «il problema delle violenze sessuali è molto grave, e devo dire che quando coinvolge chi riveste un ruolo di guida spirituale è ancora più grave, perchè il sacerdote incute soggezione e alcune persone possono esserne più facilmente vittime. Il mio invito - conclude Luxuria - è di non fare assoluzioni preventive».
* l’Unità, Pubblicato il: 03.08.07, Modificato il: 04.08.07 alle ore 16.41