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Pianeta Terra e UmaNITA’ ...

CINA. PECHINO. L’8.08.2008 inizio dei giochi olimpici, ma molti i problemi ancora non risolti. A partire dai diritti umani!!! - a cura di pfls

mercoledì 8 agosto 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] se l’apparato prepara lo storico evento con toni trionfalistici, i problemi - guardando al di là dello sfarzo dei preparativi - esistono, eccome. Sul fronte dei diritti umani, oggi, quaranta dissidenti cinesi, tra cui la fondatrice dell’associazione delle Madri di Piazza Tienanmen, Ding Zilin hanno diffuso una lettera aperta alle autorità cinesi affinché vengano liberati di tutti i detenuti per reati d’opinione [...]
LUNGA VITA ALL’ITALIA: "RESTITUITEMI IL MIO URLO"!!!Dalla Cina, la (...)

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> CINA. PECHINO. L’8.08.2008 inizio dei giochi olimpici --- Olimpiade vietata alle arabe, la ribellione in onda sul web.

lunedì 11 agosto 2008

La Stampa, 11/8/2008 (9:4)

-  Olimpiade vietata alle arabe,
-  la ribellione in onda sul web

Un frammento del filmato denuncia apparso su You Tube

Un video di protesta su YouTube:«Aisha moglie di Maometto era una sportiva...»

di STEFANO SEMERARO

PECHINO Legate, imbavagliate, prigioniere di un burka nerissimo che scopre giusto le scarpe da ginnastica. Davanti un pallone, sullo sfondo una porta di calcio. In sottofondo la mielosa "One moment in Time" di Whitney Houston. Una foto che una metafora della società reale che permane, nobilmente, religiosamente tollerante, ma soffocata solo il velo nero dell’ipocrisia e della discriminazione sessuale - uno dei pilastri politici e sociali della nazione araba. Finché la donna resta sottomessa e non si ribella, lo status quo è garantito. Il mondo dei maschi può prosperare, non deve temere menadi e sacerdotesse, figuriamo poi quelle di confessione Beckham.

L’immagine è in realtà un frame di un video realizzato dall’attivista Wajeha Al Huwaider, una intellettuale saudita che dirige la Società per la difesa dei diritti delle donne. Anche delle donne che vorrebbero correre, saltare, misurarsi su un campo, dentro uno stadio. Qualificarsi per le Olimpiadi. Niet. La trionfante teocrazia al governo in Arabia bandisce gare di corsa, maratone, qualsiasi attività ginnica in pubblico, arrivando a espellere lo sport dai programmi scolastici femminili. Figuriamoci le Olimpiadi. Wajeah non è la prima a scontrarsi con il muro del maschilismo. Anche alle prime edizioni delle olimpiadi moderne le donne furono prima bandite, poi tollerate, dal 1908, purché non corressero più di duecento metri, per non affaticarsi e rovinarsi la vita. Hassiba Boulmerka nel 1922 divenne la prima atleta algerina a vincere una medaglia d’oro, nel 92 a Barcellona, e un mondiale sui 1500 a Tokyo che scatenò proteste serie dei parrucconi di casa sua: perché Hassiba correva a gambe scoperte, indossando i classici shorts da pista. Capirete il sacrilegio. Si arrivò alle minacce, e Hassiba dovette emigrare in Europa per allenarsi. Un po’ come ha fatto di recente Sania Mirza, campionessina indiana e musulmana che in patria è stata tante volte censurata per le sue mise che rivelano molto delle sue forme generose.

In Arabia esiste anche una squadra semiclandestina di basket, "Jeddah United", mentre Arwa Mutabagani è stata eletta - una donna - amministratrice della federazione sport equestri. Aperture, squarci che non sono quelli invocati da tempo da Sepp Blatter per i pantaloncini aderenti delle pallavolisti. Aperture che si allargheranno con il tempo. Chissà cosa ha pensato Wajeha la pasionara del corpo quando ieri una velista tedesca si è fatta fotografare culetto all’aria durante una minzione d’emergenza a bordo della barca. «Aisha, la moglie preferita di Maometto, andava a cavallo e sapeva combattere», è il motto di Wajeha.


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