Trasferito dal Papa il vescovo anti-clan di Locri, Bregantini: «Obbedisco»*
«È certamente una promozione che non volevo. Ma non siamo nella logica del potere bensì in quella del servizio». Così si è espresso davanti ai giornalisti monsignor Giancarlo Bregantini, subito dopo la lettura in cattedrale della Bolla papale che ha ufficializzato il suo trasferimento in Molise. Bregantini -prete molto impegnato nella lotta alla criminalità nella Locride - si è ufficialmente congedato giovedì dalla diocesi di Locri-Gerace, in attesa, come egli stesso ha annunciato, di prendere possesso il 15 gennaio del 2008 della sua nuova destinazione, l’arcidiocesi di Campobasso-Poiano. «Non è facile parlarvi - ha proseguito Bregantini- membro della Cei - rivolto ai numerosi fedeli presenti in cattedrale, ai sacerdoti e alle Consacrate - voi che siete il profumo della Locride. Sappiate - ha sottolineato -che chi semina nelle lacrime raccoglierà nella gioia». Bregantini - un trentino che però ha finora sempre esercitato la sua missione in Calabria - non ha comunque voluto opporsi al trasferimento papale. «La vita è cammino - ha spiegato - non è stasi, ed è doloroso che vi lasci. Ma se non avessi obbedito, cosa mi avrebbero potuto dire i tantissimi parroci che ho trasferito in questi 13 anni di mia permanenza nella diocesi di Locri-Gerace?. Chi obbedisce si santifica. L’obbedienza è principio di ogni virtù e crea sempre la pace».Bregantini è stato per 13 anni a Locri .
Il presidente della Regione Calabria Agazio Loiero che per primo si era detto allarmato, non nasconde il proprio sconcerto per la decisione di trasferire Bregantini da Locri a Campobasso. «Avevamo chiesto un ripensamento da parte della Chiesa», ricorda Loiero, per il quale «il nome di Bregantini, infatti, è troppo legato al cammino verso una Calabria diversa, quella che vogliamo costruire sottraendola ai bisogni sociali e ai ricatti criminali. Il vescovo si è dovuto trasformare in imprenditore per supplire alla miopia di tanti imprenditori che si tengono alla larga da aree problematiche come la Locride. Prima di trasferire il vescovo qualcuno avrebbe dovuto farle queste riflessioni. Avrebbe capito che la sua permanenza nella nostra terra era vitale». Stupore, dubbi ed interrogativi sul suo trasferimento erano stati espressi anche da don Luigi Ciotti.
* l’Unità, Pubblicato il: 08.11.07, Modificato il: 08.11.07 alle ore 14.48