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Il magistero del "Deus caritas est" ("Dio caro-prezzo è") o il magistero del "Deus charitas est" ("Dio è Amore") ?!

DOPO WOJTYLA, LA CHIESA SULLA STRADA DELLA CIVILTA’ DELL’AMORE ("CHARITAS")? NO!!! SU QUELLA DEL DIO DEGLI AFFARI ("Mammona" - "Caritas") E DEL SILENZIO DELLE "TRE SCIMMIETTE" (di "Mammasantissima"). Speriamo che la nottata non sia troppo buia e silenziosa. La Chiesa senza pastori: un commento di Filippo Di Giacomo - a cura di pfls

LA "SACRA FAMIGLIA" DELLA GERARCHIA CATTOLICO-ROMANA E’ ZOPPA E CIECA: IL FIGLIO HA PRESO IL POSTO DEL PADRE DI GESU’ E DEL "PADRE NOSTRO". E’ ORA DI RESTITUIRE "L’ANELLO DEL PESCATORE" A GIUSEPPE, PER AMARE BENE MARIA!!!
venerdì 9 novembre 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] Quanti parroci, quanti vescovi hanno esercitato il loro diritto-dovere di visita? E se hanno visitate le sue case, trovandovi solo cose ottime, perché ora tacciono? Nella stanza di uno degli indagati di Torino sono stati trovati dei fogli di carta che dimostrano che il taglieggio subito durava da mesi e mesi: un calvario esistenziale facilmente immaginabile. Vissuto in disperata, e spaventata, solitudine.
Mentre questo accadeva, nessun confratello aveva occhi per vedere, orecchie per (...)

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> La Chiesa senza pastori: un commento di Filippo Di Giacomo ----- Economia a misura d’uomo. Rec. del libro di Edmondo Berselli, L’economia giusta (di Filippo Di Giacomo).

mercoledì 15 settembre 2010

LA CHIESA DI COSTANTINO, L’AMORE ("CHARITAS") E LA NASCITA DELLA DEMOCRAZIA DEI MODERNI. LA "CHARTA CHARITATIS" (1115), LA "MAGNA CHARTA" (1215) E LA FALSA "CARTA" DELLA "DEUS CARITAS EST" (2006). Una nota di Filippo Di Giacomo

«DEUS CARITAS EST», LA PRIMA ENCICLICA DI RATZINGER E’ A PAGAMENTO !!!

"DIO NON E’ CATTOLICO". "Dio è al di là delle frontiere che vengono erette". Accorato appello del Cardinale Carlo M. Martini alla Chiesa per una sua rapida e profonda riforma


Economia a misura d’uomo

di Filippo Di Giacomo (l’Unità, 15.09.2010)

Da ieri è in libreria, per Einaudi, L’economia giusta di Edmondo Berselli. L’autore ha licenziato l’ultima stesura del libro nella mattinata del venerdì santo scorso, il due aprile 2010, poche ore prima che l’ultimo chiodo lo fissasse alla croce che trascinava da un anno. Chi scrive è testimone che il sottotitolo dell’opera («Dopo l’imbroglio liberista, il ritorno di un mercato orientato alla società. Una via cristiana per uscire dalla grande crisi») è tutto della mano di Edmondo.

Eppure qualcuno, fra gli autori delle belle recensioni che hanno anticipato l’uscita di quest’ultima fatica del saggista scomparso l’11 aprile, ha ritenuto che esso fosse una sorta di “scommessa”, una forzatura dell’editore. Come se per un intellettuale libero, come il carissimo e indimenticabile Eddy, qualunque ipotesi d’analisi socio-economica cristianamente orientata fosse proibita per regolamento.

Noi invece ne abbiamo già consigliato la lettura a molti amici di “circoli giovanili”, di diverso orientamento confessionale o politico. Perché, come scrive Ilvo Diamanti nella quarta di copertina, con un approccio ibrido, diretto e suggestivo Berselli ripercorre in pochi e densi capitoli (il libro conta 99 pagine) i contributi teorici, le esperienze politiche e di governo più significative, così come le abbiamo conosciute dalla fine dell’Ottocento ai giorni nostri. Ed è un libro, che sembra proprio scritto per animare discussioni profonde e ben diverse da quelle pervase dal nulla venduto dai nostri politici in carica.

Conoscendo il piacere che Edmondo aveva nell’interloquire con i giovani se, almeno nelle sezioni giovanili del Partito democratico, L’economia giusta venisse usata per riprendere il cammino del confronto e decongestionare gli spiriti dalle omeriche fesserie prodotte dalla politica di quest’estate, il risultato rischierebbe solo di essere benefico.

Attento lettore anche del magistero sociale della Chiesa, egli era convinto (con Giovanni Paolo II) che la Chiesa, in quanto forza integratrice e apportatrice di senso, può costituire un tetto per l’umanità tutta. Per nulla distratto dalle querelles mediatiche, Berselli infatti riconosce la tenacia con la quale il magistero cattolico ha tentato di rafforzare la resistenza contro il potere della superstizione monetaristica (quella dittatura che impone di far soldi con i soldi) e, di conseguenza, anche contro un sistema sociale, quello capitalistico, i cui eccessi devastanti sono palesi a tutti.

La società aperta (in teoria il sogno “cattolico” della Chiesa di Roma) attualmente viene lasciata troppo a se stessa, con una sovrabbondanza di possibilità che finiscono per causare decisioni forzate, producendo libertà spesso inutili, dannose e poco gestibili. E proprio per preservare la società aperta dal pericolo della caduta in sistemi dittatoriali più subdoli, ma non meno dannosi di quelli brutali di inizio Novecento, la Chiesa insiste nel suggerire il consolidamento della democrazia, mediante sottosistemi ben definiti e autonomi che la rendano più sicura, modelli cioè la cui durata e capacità di giudizio non siano basate su opinioni del momento o su scelte e accomodamenti legati a circostanze contingenti. E se il richiamo di Benedetto XVI ai pericoli del relativismo, si chiede Berselli, fossero soprattutto un avvertimento in favore di una democrazia bisognosa di realtà capaci di integrarla, di dare senso a meccanismi da verificare continuamente in modo che siano costituiti per corrispondere alla loro funzione intrinseca?

Ciò che è mancato nelle agende dei vari G8, raduni svoltisi sempre nelle migliori località e nelle più lussuose residenze dell’Occidente, è lo sforzo di comprendere con quali slanci e su quali categorie, presupporre un nuovo inizio, un progetto capace di liberare, in Occidente e altrove, quelle forze grazie alle quali le società umane apprendono a porsi dei limiti. «Occorre accingerci a costruire una cultura, forse non della povertà, bensì della minore ricchezza», scrive Berselli.

E nella ratzingeriana nuova sintesi umanistica (teorizzata nell’enciclica Caritas in veritate ) le ultime pagine di L’economia giusta intravedono le luci per salvare i pochi valori ancora significativi sopravvissuti alla corrosione morale operata dai due secoli di vigenza di un capitalismo che propone una visione del mondo puramente scientifica, razionalistica e mercantile.

E già che ciò che è antiumano è anticristiano, credere che l’ottanta per cento dell’umanità debba restare esclusa da ciò che invece, di umano e di umanizzante ancora esiste in questo nostro tragico mondo, i quesiti posti dal cristianesimo restano - scrive Berselli - attualmente i più seri. Basta meditarli - e provare a metterli in pratica - «con un po’ di storia alle spalle, con un po’ di intelligenza e d’umanità davanti».


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