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Eu-ropa, Eu-angelo, ed UmaNITA’ .... contro l’omofobia e la cultura della morte!!!

SALVARE PEGAH. CARA "LONDRA" ... L’estradizione di Pegah Emambakhsh non sarebbe semplicemente un’ingiustizia, PER L’INGHILTERRA E L’EUROPA SAREBBE SOLO UN’IMMANE CECITA’ E UNA VERGOGNA PLANETARIA. Un articolo-appello di JOHN LLOYD, un’intervista a Pegah, e (a seguire) una proposta di SALVATORE CONTE - a cura di pfls

mercoledì 5 settembre 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] Pegah Emambakhsh ha trovato rifugio nel Regno Unito nel 2005, in seguito all’arresto, alla tortura e alla condanna a morte per lapidazione della sua partner sessuale (non è chiaro, ad ogni buon conto, se la sentenza è stata eseguita o lo sarà in futuro). La sua domanda di asilo però è stata respinta: secondo l’Asylum Seeker Support Initiative di Sheffield, dove Pegah si trova rinchiusa in un centro di detenzione, quando le è stato chiesto di fornire le prove della sua omosessualità e (...)

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> SALVARE PEGAH. CARA "LONDRA" ... L’estradizione di Pegah Emambakhsh non sarebbe semplicemente un’ingiustizia, PER L’INGHILTERRA E L’EUROPA SAREBBE SOLO UN’IMMANE CECITA’ E UNA VERGOGNA PLANETARIA. ---- I media inglesi e il silenzio dei colpevoli. Lettera di Roberto Malini.

lunedì 3 settembre 2007

Pegah Emambakhsh, i media inglesi e il silenzio dei colpevoli

di Roberto Malini

-  Cara Miriam, cara Elisa, cari amici
-  di Watch International/Secondo Protocollo,

l’iniziativa "Fiori per Pegah", che il Gruppo EveryOne ha promosso a livello internazionale, ha offerto un grande risultato. Il carcere di Yarl’s Wood, in cui Pegah è rinchiusa, in condizioni di salute fisica e psichica assolutamente precarie, è stato inondato di mazzi di rose, gigli, gerbere, fiori di campo. Il centro di detenzione è entrato in crisi e le autorità, in violazione alle norme che tutelano i profughi, hanno ordinato di gettare fra i rifiuti tutti i fiori e i biglietti di sostegno indirizzati a Pegah.

E’ qualcosa di gravissimo, perchè il Regno Unito nega a Pegah persino il diritto a ricevere corrispondenza. Pensate che persino i nazisti concedevano agli ebrei internati nei lager di ricevere posta. Molti cittadini britannici ci scrivono increduli, affermando di vergognarsi del loro Paese, del loro governo. Noi del Gruppo EveryOne protestiamo in ogni sede, ma l’arroganza dei potenti non ammette ripensamenti e non concede spazio al’umanità: "Pegah deve stare in galera"; "Pegah non può ricevere messaggi dal mondo che le è vicino"; "I fiori per Pegah finiranno nella spazzatura"; "La vita di Pegah è una cosa nostra".

I media, nel frattempo, in ossequio ai potenti, cercano di nascondere la tragedia di Pegah. Ecco il messaggio che, tradotto in lingua inglese, cercheremo di far giungere ai cittadini del Regno Unito, la maggior parte dei quali continua a coltivare la compassione e l’umanità e non si riconosce in questo governo spietato verso i deboli. Rimanete vicini a Pegah e non abandonateci, per favore, in questa azione di umanità. Roberto Malini

Cari amici, la televisione, le radio, la stampa inglese non concedono spazio al caso di Pegah Emambakhsh. E’ semplicemente incredibile. Ascoltate la BBC, sfogliate un quotidiano. Quante notizie futili vengono trasmesse o scritte ogni giorno? Qui parliamo di una profuga fuggita dall’Iran, dove è condannata a 100 frustate (spesso letali e sempre devastanti) perchè è lesbica e alla pena di essere gettata da una rupe, impiccata o lapidata in quanto donna sposata e in quanto fuggita all’estero clandestinamente.

Qui parliamo di uno stato che ha una grande tradizione di civiltà, ma che ha perduto la strada del rispetto dei diritti umani. Uno stato in cui i la vita dei profughi viene decisa in modo affrettato e disumano. Pegah non ha commesso alcun crimine. E’ una donna indifesa che ha chiesto aiuto al Regno Unito. Ma non ha ricevuto Asilo. Hanno tentato di deportarla in Iran, verso la tortura e la morte e adesso si trova in carcere, allo stremo delle forze, senza poter ricevere visite o il sollievo di un mazzo di fiori, che le guardie gettano fra i rifiuti senza neanche farle sapere che qualcuno ha pensato a lei. E’ tutto così atroce, così incredibilmente spietato. E’ un caso su cui si scriveranno libri e si gireranno documentari e film. Eppure i giornali non la ritengono una notizia da divulgare, le televisioni la nascondono.

La BBC ha intervistato me e un altro membro del Gruppo EveryOne. Quando abbiamo chiesto al giornalista perché i media inglesi stanno nascondendo il caso all’opinione pubblica, lui mi ha risposto con orgoglio. "La BBC è diversa e non ha paura di niente. State tranquilli, perché darà ampio spazio alla notizia". Invece niente, l’intervista non è mai andata in onda. State attenti, amici, perché il silenzio é un sipario dietro il quale agiscono i carnefici. La Storia ci insegna che è così, che è sempre stato così.

Con grande civiltà, protestate. Chiedete ai media di informarvi sui fatti che accadono nel Regno Unito, anche se sono scomodi, urtano i potenti e non fanno fare bella figura al Governo. Protestate adesso, alzate la voce adesso, prima che il silenzio divenga ancora più profondo, le urla di dolore siano coperte da jingle pubblicitari e nella profonda quiete apparente comincino a riecheggiare passi ritmici di stivaloni militari. Perché l’orrore ritorna sempre e il silenzio è il suo complice più fedele.

Per il Gruppo EveryOne, Roberto Malini

-  roberto.malini@annesdoor.com


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