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Per Nick e Bart - per la tolleranza, la giustizia, e la mutua comprensione fra gli esseri umani...

STATI UNITI D’AMERICA: 23 AGOSTO 1927. SEDIA ELETTRICA PER DUE INNOCENTI - DUE ANARCHICI ITALIANI, NICOLA SACCO E BARTOLOMEO VANZETTI - a cura di pfls

venerdì 24 agosto 2007 di Maria Paola Falchinelli
Foto: "Sacco e Vanzetti" (George Grosz, 1927 - collezione privata)
[...] La loro figura, anche alla luce del rinnovato impegno italiano nella campagna contro la pena capitale, torna alla ribalta. L’ottantesimo anniversario dell’esecuzione verrà ricordato il 23 agosto a Torremaggiore (Foggia), la città d’origine di Sacco nel cui cimitero sono custodite le ceneri dei due italiani, attraverso una serie di manifestazioni e la costituzione di un’associazione che porta il loro nome. [...] Il (...)

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venerdì 24 agosto 2007

L’«asse del boia», quando il nemico diventa alleato

di Umberto De Giovannangeli *

Ventiquattro settembre. Il conto alla rovescia è già iniziato. Ventiquattro settembre: a New York inizia la sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel corso della quale verrà presentata, a nome dei Ventisette Stati membri dell’Unione Europea, la risoluzione per la moratoria universale della pena capitale. Un mese. Per conquistare i consensi necessari a vincere una battaglia di civiltà. Ma il fronte della moratoria deve fare i conti con una «strana», quanto agguerrita alleanza: deve fare i conti con l’«Asse del boia». Un Asse che tiene insieme ciò che sembrerebbe impossibile vedere sulla stessa barricata: gli Stati Uniti e l’Iran. Bush e Ahmadinejad. A completare l’«Asse del boia» c’è un altro Paese potente, membro permanente del Consiglio di Sicurezza, maglia nera nelle esecuzioni capitali: la Cina. Cambiano le motivazioni, i presupposti giuridici, ma non la sostanza: la pena di morte non va toccata. L’iperpotenza mondiale. Il più agguerrito regime teocratico. Il colosso «comunista» dell’Asia. Ognuno con le proprie motivazioni, ognuno per i propri interessi, Washington, Teheran e Pechino si stanno muovendo per ostacolare al Palazzo di Vetro l’iniziativa per la moratoria che vede l’Italia in prima fila.

Le pressioni verso i Paesi incerti si fanno sempre più stringenti, così come l’azione sui Paesi che hanno dichiarato la loro s«simpatia» per la moratoria ma che non hanno ancora formalizzato il proprio voto a favore. Negli ultime vent’anni, sempre più nazioni hanno abolito la pena capitale. Le sentenze di morte e le esecuzioni vengono ancora praticate in 69 Paese, secondo i dati di Amnesty International. Ma solo pochi fra questi - Cina, Ira, Arabia Saudita e Usa - eseguono la maggior parte delle oltre 4mila esecuzioni di Stato registrate nel mondo ogni anno. Si stima che circa 25mila persone in tutto il mondo siano attualmente detenute nel braccio della morte, secondo l’esperto in diritti umani Mark Warren. Ventiquattro settembre. A sostenere le ragioni della moratoria dalla tribuna dell’Assemblea generale sarà per l’Italia il presidente del Consiglio Romano Prodi, un segnale in più di un impegno che ha unito la stragrande maggioranza delle forze politiche italiane. Lo scontro sarà duro. L’«Asse dei boia» ha infatti deciso di opporsi apertamente alla moratoria davanti all’Assemblea generale, confida all’Unità una fonte diplomatica al Palazzo di Vetro. Finora, 88 Paesi hanno firmato una dichiarazione di adesione alla proposta Ue di moratoria.

Ma la soglia di sicurezza è di almeno 100 firme. Un’anticipazione dello scontro si è avuta ieri, quando il Consiglio d’Europa ha espresso la sua ferma condanna per le esecuzioni capitali di tre detenuti in Giappone e di uno in Texas avvenute nelle ultime quarantott’ore. Il presidente dell’Assemblea parlamentare dell’organismo che vigila sul rispetto dei diritti umani, Renè Van der Linden, ha sottolineato che «la pena di morte non ha spazio legittimo nei sistemi penali delle società moderne», definendo «inaccettabile» che entrambi i Paesi, con status di osservatore all’assemblea che ha sede a Strasburgo, non abbino dato seguito ai suoi appelli per una moratoria immediata della pena capitale. Van der Linden annuncia anche che il 10 ottobre sarà proclamato «giornata europea contro la pena di morte». «Ci rammarichiamo di tutte le le esecuzioni, ovunque nel mondo.

La nostra posizione di principio resta ferma, l’abolizione della pena di morte è qualcosa in cui l’Unione Europea e il Portogallo credono molto e per la quale la presidenza portoghese è impegnata in prima fila», sottolinea il portavoce della presidenza portoghese di turno della Ue, Manuel Carvalho. «La nostra posizione non cambia. Oggi si aggiunge solo rammarico per le nuove esecuzioni», ha rilevato Carvalho, ricordando l’appello lanciato martedì scorso al governatore del Texas Rick Perry affinché sospendesse le condanne a morte nello Stato americano, in occasione della quattrocentesima esecuzione dalla reintroduzione della pena capitale. «Quell’appello è stato lanciato non solo a nome dei 27 Paesi della Ue, ma di tutta l’Europa», ha precisato Carvalho. La dichiarazione, che impegna a sostenere in settembre all’Assemblea generale dell’Onu l’iniziativa di una moratoria universale, è stata infatti sottoscritta anche dai Paesi candidati Turchia, Croazia, Macedonia, dai Paesi candidati potenziali Bosnia-Erzegovina, Montenegro e Serbia, dai Paesi membri dello Spazio economico ed europeo Islanda, Norvegia e Liechtenstein, così come dall’Ucraina, Moldavia, Armenia e Azerbaijan.

* l’Unità, Pubblicato il: 24.08.07, Modificato il: 24.08.07 alle ore 12.53


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