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STATI UNITI D’AMERICA: 23 AGOSTO 1927. SEDIA ELETTRICA PER DUE INNOCENTI - DUE ANARCHICI ITALIANI, NICOLA SACCO E BARTOLOMEO VANZETTI - a cura di pfls

venerdì 24 agosto 2007 di Maria Paola Falchinelli
Foto: "Sacco e Vanzetti" (George Grosz, 1927 - collezione privata)
[...] La loro figura, anche alla luce del rinnovato impegno italiano nella campagna contro la pena capitale, torna alla ribalta. L’ottantesimo anniversario dell’esecuzione verrà ricordato il 23 agosto a Torremaggiore (Foggia), la città d’origine di Sacco nel cui cimitero sono custodite le ceneri dei due italiani, attraverso una serie di manifestazioni e la costituzione di un’associazione che porta il loro nome. [...] Il (...)

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sabato 25 agosto 2007

Dos Passos rievoca Sacco e Vanzetti

Ottant’anni fa «Davanti alla sedia elettrica»: riedita da Spartaco la storia in cui lo scrittore americano illustra il processo che portò alla condanna dei due anarchici

di Mauro Trotta (il manifesto, 24.08.2007)

L’arresto e la condanna a morte per omicidio di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti suscitarono, negli anni ’20 del ’900, un vastissimo movimento di opinione e di protesta cui presero parte, tra gli altri, Thomas Mann, Romain Rolland, H. G. Wells, Albert Einstein, John Dewey, Walter Benjamin. Per anni, in tutto il mondo, le manifestazioni si alternavano agli appelli, mentre si succedevano le richieste di revisione del processo, tutte respinte. Finché, nel 1926, il governatore Fuller incaricò una commissione presieduta dal rettore di Harvard di decidere sull’opportunità o meno della riapertura del processo. È a questo punto che l’allora trentenne John Dos Passos, all’epoca già celebre per Three Soldiers e Manhattan Transfer, si interessò al caso e cominciò a scrivere alcuni articoli in favore dei due anarchici sulla rivista «New Masses».

Sulla base di quegli articoli, Dos Passos compose e pubblicò, dopo che anche la settima richiesta di revisione era stata respinta, un più ampio pamphlet di cui le edizioni Spartaco pubblicarono per la prima volta qualche anno fa la versione italiana, curata da Piero Colacicchi. Ora, in occasione dell’ottantesimo anniversario dell’esecuzione dei due anarchici, la stessa casa editrice ripropone Davanti alla sedia elettrica. Come Sacco e Vanzetti furono americanizzati in una nuova edizione, introdotta da un bel testo di Francesco Durante (pp. 199, euro 13). Il libello, appassionato e interessante, ripercorre con dovizia di particolari tutta la vicenda dei due italiani, dal momento dell’arresto su un tram all’accusa per rapina con duplice omicidio di South Braintree, fino all’incriminazione e alla condanna di Vanzetti per un’altra tentata rapina, avvenuta in precedenza, in un diverso sobborgo di Boston.

Dos Passos descrive con chiarezza come, per arrivare alla condanna a morte, la corte non abbia tenuto alcun conto delle tante testimonianze a favore dei due, prendendo per buone le poche contrarie, tra l’altro confuse e contraddittorie. Si arrivò addirittura a ignorare la confessione di Celestino Madeiros, il quale dichiarò di aver partecipato all’assalto ai portavalori di South Braintree e scagionò i due anarchici. Né ebbero alcun peso le dichiarazioni di poliziotti e confidenti che, in pratica, svelarono la montatura giudiziaria. Pochi tratti bastano a Dos Passos per rendere i protagonisti della vicenda - Sacco e Vanzetti, ma anche il giudice Thayer e il procuratore Katzmann - particolarmente vividi, e lo scrittore americano si rivela un maestro pure nel tratteggiare il clima sociale di quegli anni, con le retate che si succedevano ininterrotte contro «rossi» e radical, mentre gli anarchici, dopo essere stati fermati, venivano trovati sfracellati sotto le finestre del dipartimento di polizia: è il caso del tipografo Andrea Salsedo, il primo, forse, di una lista che come sappiamo non si è fermata al suo nome. Dos Passos tenta anche di spiegare come si avvii e come funzioni ogni montatura giudiziara, la cui base, a suo parere, è «un meccanismo inconscio... una distorsione della mente che fa sì che le persone facciano qualcosa senza sapere perché lo fanno e a volte senza neppure sapere che lo stanno facendo. È l’atto sub-razionale di un gruppo che tramite una serie di azioni, allo stesso tempo mirate e non intenzionali serve, in questo caso, gli scopi della classe che ci governa».

Nonostante gli immani sforzi di tante persone sparse in tutto il mondo, e nonostante la pubblicazione di questo pamphlet, nella notte tra il 22 e il 23 agosto del 1927, Nicola Sacco, trentasei anni, e Bartolomeo Vanzetti, trentanove anni, vennero uccisi sulla sedia elettrica. Ai funerali parteciparono oltre 200.000 persone. A riconoscere la loro innocenza fu lo stesso stato del Massachusetts, che infatti ne riabilitò la memoria nel 1977; da allora i due anarchici abitano la storia e la coscienza popolare, essendo diventati il soggetto di canzoni, di film, di molti libri. Da quel giorno di ottant’anni fa, come ha scritto lo stesso Dos Passos nella sua orazione per Sacco e Vanzetti, «Essi sono liberi dai sogni/ Dai sudici panni del carcere/ Le loro voci esplodono in mille linguaggi/ Cantando una canzone/ Da far scoppiare i timpani al Massachusetts».


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