Turchia, terza vittima tra i manifestanti.
E il governo fa autocritica
Il vice di Erdogan: "Le democrazie non esistono senza l’opposizione. Non vogliamo imporre l’Islam". Si appesantisce il bilancio delle violenze: morto un giovane militante del Chp ad Antiochia. Centinaia di persone nel centro di Ankara, tensione nella capitale. La Bonino: "Violenze inaccettabili" *
ANKARA - In Turchia il governo ora prova a placare i manifestanti, dopo aver esibito i muscoli di fronte alle proteste di piazza a Istanbul e nel resto del Paese. "Il governo ha imparato la lezione", ha assicurato il vicepremier Bulent Arinc in una conferenza stampa, "non abbiamo il diritto e non possiamo permetterci di ignorare la gente. Le democrazie non possono esistere senza l’opposizione". Arinc si è scusato a nome dell’esecutivo "con quanti hanno subito violenze a causa della loro sensibilità per l’ambiente", in pratica coloro che sono scesi in piazza per salvare il parco Gezi e non con finalità politiche.
L’intervento del vice del premier Recep Tayyp Erdogan, impegnato in un tour nordafricano, è giunto mentre arrivava la notizia del terzo manifestante morto e mentre partiva lo sciopero di 48 ore proclamato dal sindacati dei lavoratori del pubblico impiego Kesk, sigla di sinistra con 240.000 iscritti. Arinc ha ammesso che le proteste contro il governo sono "legittime e giuste" ma ha lanciato un appello a far cessare le manifestazioni. "Ci aspettiamo che tutti i sindacati, i partiti politici e chiunque ami e abbia a cuore la Turchia interrompa le proteste oggi stesso". Poi ha assicurato che l’esecutivo non vuole imporre un pensiero unico ispirato all’Islam: "Il nostro governo rispetta ed è sensibile a tutti gli stili di vita".
La terza vittima tra i manifestanti è un attivista dell’opposizione di 22 anni deceduto nella notte in ospedale dopo esser stato ferito alla testa ad Antakya, vicino al confine con la Siria. Secondo testimoni lo sparo sarebbe partito da un blindato della polizia. In precedenza aveva perso la vita un manifestante investito da un taxi a Istanbul e un altro centrato da un proiettile ad Ankara era stata dichiarata "la morte cerebrale". Secondo il governo, la rivolta ha fatto 160 feriti tra i poliziotti e 60 tra i civili, ma per l’associazione dei medici turchi i feriti sono 2.500 soltanto tra Istanbul e Ankara.
Il ministro degli Esteri, Emma Bonino, ha espresso "forte apprensione" per la situazione in Turchia, sottolineando come "l’uso sproporzionato della forza da parte della polizia" non possa essere "una risposta accettabile alle proteste". Tuttavia ha assicurato che "l’Italia continua a credere fermamente nella prospettiva europea della Turchia e nel suo ruolo di fondamentale fattore di stabilità e di sicurezza su scala regionale. Un ruolo ribadito dalla Commissione europea che entro fine giugno ha confermato di voler aprire un nuovo completo del negoziato di adesione.