Essendosi dichiarata lesbica è condannata a morire
Urgente appello al Consiglio d’Europa sul caso di Pegah Emambakhsh *
Partita la richiesta formale per ’’’intervenire tempestivamente sul caso e scarcerare immediatamente la cittadina iraniana’’, facendo pressione ’’affinché venga concesso l’asilo definitivo
Roma, 3 set. (Ign) - Un nuovo e urgente appello a favore di Pegah Emambakhsh è stato inoltrato al Consiglio d’Europa. E’ il Gruppo EveryOne che, scrivendo al Segretario generale del Consiglio d’Europa Terry Davis e al vice segretario generale del Consiglio d’Europa, Maud de Boer Buquicchio, chiede formalmente ’’di intervenire tempestivamente sul caso’’ per ’’la scarcerazione immediata della cittadina iraniana e facendo pressione affinché venga concesso l’asilo definitivo’’.
Finora sono state molte le ipotesi di asilo che personalità politiche italiane hanno comunicato attraverso i canali diplomatici e la stampa al governo britannico per offrire sostegno alla donna, una lesbica iraniana fuggita nel 2005 nel Regno Unito, dopo che la sua compagna era stata arrestata, chiedendo asilo in accordo con la Convenzione ONU di Ginevra del 1951 (e successivo protocollo del 1967) relativa allo status di rifugiato. Poi, alcuni giorni fa, la decisione di Londra di espatriarla nella Repubblica Islamica.
Nel suo Paese, Pegah è attesa da una condanna a 100 frustate comminate con un nerbo semirigido e tagliente (punizione che distrugge il corpo del condannato e, spesso, risulta letale) e probabilmente alla condanna della lapidazione, essendosi dichiarata lesbica e avendo chiesto aiuto, atteggiamento che le leggi iraniane equiparano a immoralità e cospirazione, due reati capitali. Inoltre il codice locale considera un’aggravante il fatto che Pegah sia sposata; una donna sposata che si macchi di ’atti immorali’ con una persona del proprio sesso è infatti condannata a morire, gettata da una rupe.
Senonché, pochi giorni prima della partenza di Pegah, l’associazione ASSIST di Sheffield ha contattato alcuni gruppi e, in particolare, l’Iranian Queer Organization e il Gruppo EveryOne (Italia), dando vita a una campagna internazionale capillare, diffondendo appelli, inviando articoli alla stampa e ai siti di informazione libera, coinvolgendo inoltre importanti personalità politiche e intellettuali. E la risposta internazionale è stata formidabile: migliaia di voci hanno raggiunto il Regno Unito, i Lord, i Reali, il primo ministro britannico Gordon Brown, l’Home Secretary. Il ’volo della morte’ della British Aiways è stato così annullato all’ultimo istante.
I media italiani hanno dedicato prime pagine e ampi spazi alla vicenda di Pegah; il sindaco di Venezia Massimo Cacciari e quello di Roma Walter Veltroni hanno offerto asilo e una casa alla profuga, numerosi parlamentari hanno sollevato il problema nelle sedi politiche e alcuni ministri hanno lanciato al Regno Unito la proposta di accogliere Pegah in Italia concedendole asilo.
Il capo dell’Ufficio Politico dell’Ambasciata Britannica a Roma, a nome del governo del Regno Unito, ha così convocato gli attivisti del Gruppo EveryOne - Roberto Malini, Matteo Pegoraro, Dario Picciau e Steed Gamero - assicurando che il caso sarebbe stato valutato in appello nel pieno rispetto della Convenzione di Ginevra, della Dichiarazione dei Diritti Umani e di tutti i documenti che garantiscono il rispetto della dignità e della vita del Rifugiato.