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Per il dialogo, quello vero....

L’11 SETTEMBRE DI GANDHI. PER LA PACE, INIZIATIVE IN DIECI CITTA’. A PALMI DI CALABRIA, SUL MONTE DI S. ELIA, RICORDANDO DOMENICO ANTONIO CARDONE - a cura di pfls

martedì 11 settembre 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] In ossequio a ciò che Gandhi ci insegnò, noi possiamo osservare l’11 settembre come giorno di preghiera per la pace e l’armonia.
...Gandhi comprese più di un secolo fa che noi uomini abbiamo fatto delle religioni un fattore di divisione, nocivo alla pace e all’armonia. Come ragazzo cresciuto con il nonno, lo ricordo dire che “la religione è come scalare una montagna”. Se noi stiamo cercando di raggiungere tutti la stessa cima perché dovremmo questionare con coloro che (...)

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> A PALMI DI CALABRIA, SUL MONTE DI S. ELIA --- LETTERA AL TURISTA IN OCCASIONE DELLA VISITA GUIDATA AL MONUMENTO AL FILOSOFO DOMENICO ANTONIO CARDONE

lunedì 20 agosto 2012

LETTERA AL TURISTA

IN OCCASIONE DELLA VISITA GUIDATA AL MONUMENTO AL FILOSOFO DOMENICO ANTONIO CARDONE
-  MONTE SANT’ELIA - PALMI 17 AGOSTO 2012

di Raffaello Saffioti *

      • IL SANTO IL DIAVOLO E IL FILOSOFO-POETA
        -  IL SANT’ELIA CANTA E RACCONTA
        -  LA LEGGENDA DEL MONTE SANT’ELIA

Caro Turista,

questo luogo è sacro, è uno dei luoghi della memoria della Città di Palmi.

Ti trovi davanti al monumento che, opera d’artista, vuole ricordare uno dei figli più grandi della Città. Su questa cima si sente il respiro dell’anima profonda della Calabria.

Se vuoi ascoltarlo, questo monte chiamato Sant’Elia parla e racconta una leggenda per bocca del filosofo-poeta DOMENICO ANTONIO CARDONE (Palmi, 1902-1986).

La poesia “La Leggenda del monte S. Elia” pubblicata nel 1971 (in Ritmi astrali, Gesualdi Editore, Roma) fu riportata nella Prefazione a Canti e racconti del Sant’Elia (Lalli Editore, Poggibonsi, 1976).

A conclusione della Prefazione, che ha carattere autobiografico, Cardone ha scritto:

Qualcosa di tutto ciò ho voluto cantare e raccontare, nella pace del mio tramonto, così come un avo antico, sulla soglia di casa, al declinare del sole, racconta ai suoi nipoti le fiabe della sua giovinezza, intercalando ogni tanto un canto con una voce tremula che fa ridere i più piccini.

Turista, porta con te, il testo dell’Autore, con la poesia riprodotta nel Monumento, come documento a ricordo della visita.

Questa lettera vuole essere un invito alla conoscenza e alla meditazione.

La montagna sacra è in ogni cultura. La montagna è un simbolo ed ha vari significati: “di altezza e di centro, di vicinanza al cielo, di viatico alla trascendenza, di fulcro di teofanie e di silenzi. Si deve pensare a qualcosa dove gli dei possono abitare e dove finiscono le scalate umane. (...) Sulla montagna, insomma, l’Occidente ha cercato le ragioni dello spirito, il nutrimento rarefatto di cui ha bisogno la psiche ...” (Armando Torno, Prefazione a Filosofia della montagna, di Francesco Tomatis, Bompiani).

IL SENSO DEL LUOGO.

Il Poeta cerca di ricordare “una leggenda di Santi e di Demoni”, dalla quale è “circonfuso” “Il monte dalla testa leonina”.

Nella poesia leggiamo:

Un giorno fu grande tripudio di demoni estrosi

ambigui com’uomini

Tentavano salti acrobatici

su su verso il cielo

giocavano gincane tra i pini

...

Sul carro di fuoco partì

da candidi continenti

Elia liberatore

...

Piombò sul regno dei Demoni

spinse a calci impetuosi le folli legioni

allo strapiombo

con impeto nuovo

le mandò alte sul mare

fino al ventre beante di Stromboli

Il monte si fece santuario

Le macerie dei secoli s’accumularono

rugginose

Il segno del grande brucio

restò sulle rocce scavate

con bordi anneriti

Ma nel cuore degli uomini

il segno dell’antica tregenda

bruciò sempre vivo

...

IL SANTO

Sant’Elia, nato ad Enna nell’823 e morto a Salonicco nel 903, la cui memoria ricorre il 17 agosto, nel profilo tracciato da Domenico Minuto, illustre studioso dei Santi della Calabria bizantina,“è un fondatore, un restauratore ed una pietra miliare nella storia del monachesimo orientale della Calabria: cioè, dell’aspetto più profondo, nobile e caratterizzante dell’identità calabrese”.

“Sant’Elia visse in un’epoca in cui i monaci facevano vita dinamica percorrendo terre e paesi recando la buona parola ed il buon consiglio. Sant’Elia vagabondò l’intera vita, a piedi o con quelli che noi oggi chiameremo ‘mezzi di fortuna’.

(...) Dappertutto predica alle folle. (...) Infine il miracoloso Monte Aulinas. E la fondazione di un Monastero. (...) La morte a Tessalonica nel 903. (...) Gli allievi riportarono il corpo ... fino al Sant’Elia, dove fu sepolto” (Kazimiera Alberti, L’anima della Calabria, Rubbettino).

La leggenda racconta, in una delle sue versioni ricorrenti, lo scontro avvenuto tra il Santo e il Diavolo.

“... un uomo dal volto nero, con un gran sacco sulle spalle, si presentò al Santo Elia, che se ne stava in solitaria meditazione. L’uomo, che era il diavolo, aprì il sacco e mostrò al Santo una grande quantità di monete.

Raccontò che aveva trovato l’ingente fortuna in un casolare abbandonato e pensava di poterla dividere col Santo, il quale, invece, prese le monete e cominciò a lanciarle lungo la china: mentre rotolavano si tramutavano in pietre nere, di quelle che ancora oggi si possono reperire sul monte.

Contrariato, il diavolo balzò in piedi, ma, all’improvviso, alle sue spalle si aprirono due grandi ali nere di pipistrello, con le quali egli si alzò in volo, planò sul mare e vi si tuffò sprofondando.

Le acque gorgogliarono e schiumarono, si innalzò una nuvolaglia e, quando questa si fu dileguata, ecco che sul mare si delineò un’isola a forma di cono, dalla cui sommità incavata uscivano lingue di fuoco e fumo. Era lo Stromboli col demonio imprigionato che soffiava fiamme e tuoni”.

Un macigno conserva le impronte lasciate dal Diavolo prima di inabissarsi nel mare.

La vita di Sant’Elia ha ispirato il romanzo storico di Oreste Kessel Pace che ora vede la luce.

La leggenda simboleggia l’eterna lotta tra il bene e il male.

Il diavolo è protagonista anche nella famosa favola “Quando fu il giorno della Calabria” che apre l’opera Calabria grande e amara, di Leonida Répaci, altro figlio illustre di Palmi.

Viene raccontata la creazione della Calabria.

“Era teso in un maschio vigore creativo il Signore, e promise a se stesso di fare un capolavoro. Si mise all’opera, e la Calabria uscì dalle sue mani più bella della California e delle Hawaii, più bella della Costa Azzurra e degli arcipelaghi giapponesi”.

Dopo aver creato la nostra regione, “il Signore fu preso da una dolce sonnolenza, in cui entrava il compiacimento del creatore verso il capolavoro raggiunto. Del breve sonno divino approfittò il diavolo per assegnare alla Calabria le calamità ...

Dopo le calamità, le necessità ...

E, a questo punto, il diavolo si ritenne soddisfatto del suo lavoro, toccò a lui prender sonno mentre si svegliava il Signore.

Quando, aperti gli occhi, poté abbracciare in tutta la sua vastità la rovina recata alla creatura prediletta, Dio scaraventò con un gesto di collera il Maligno nei profondi abissi del cielo. Poi, lentamente rasserenandosi, disse: - Questi mali e questi bisogni sono ormai scatenati e debbono seguire la loro parabola”.

Ma parlando del diavolo tentatore, come non ricordare la pagina del Vangelo che racconta come Gesù nel deserto venne tentato dal diavolo?

Perché questa poesia è uno dei Canti del Sant’Elia?

“... Sant’Elia non è soltanto una vetta di monte, ma è vita di anime, voci di natura e sorrisi e malinconie di costumi che, tutti insieme, creano il fascino del Sant’Elia. E, ... quelle voci, quei profili, quei sorrisi e quelle malinconie echeggiano quel fascino filtrati da una mente di pensatore e da un’anima di poeta” (Gaetano Sardiello).

Franco Trifuoggi, profondo conoscitore dell’opera poetica di Cardone e suo autorevole interprete, scrivendo di “Cardone poeta della pace”, ha spiegato “lo stretto rapporto fra il pensiero filosofico di Cardone e la sua poesia, da lui sentita come ‘nostalgia di ciò che avrebbe dovuto essere e vorrebbe essere’, e ritenuta atta ad accogliere ‘gli interrogativi dell’antica ricerca’, insieme con alcuni temi topici del suo pensiero e della sua etica: l’insonne anelito al bene, la visione pan- animistica della natura con l’inquieta e cangiante ricerca del divino, la disperazione di fronte alla condizione esistenziale, l’appassionato francescanesimo, l’orrore dinanzi a un mondo privo di carità ... : un’osmosi di animus lirico e fermento filosofico legittimata da precedenti storici di filosofi poeti, sin dall’antica Grecia fino al grande conterraneo Campanella”.

Domenico Antonio Cardone, filosofo della pace

L’opera prevalente di Cardone fu quella filosofica e costante nella sua vita fu l’impegno teorico-pratico per la pace. Questo impegno gli meritò la candidatura al premio Nobel per la Pace del 1963, con la seguente motivazione:

Il Cardone, con una serie ininterrotta di scritti ed iniziative, soprattutto rimarchevoli dal 1948 in poi, ha cercato e cerca non solamente di lottare per la pace e l’abolizione del pericolo nucleare, affiancandosi a quanti lottano nello stesso senso, ma per di più: a) ha cercato di giungere alla radice di ciò che alimenta l’incomprensione e il contrasto fratricida tra i popoli; b) ha mostrato come, pur partendo da ideologie e interessi diversi, gli uomini possano giungere a consensi e fraterni accordi su punti determinati di natura etica, tali da eliminare ogni pericolo per tutti; c) ha instaurato una concezione della pace diversa da quella consueta, semplicemente statica e conservatrice, avente nel suo seno, come tale, i germi di sempre nuove guerre, in quanto per la sua concezione la pace assume l’aspetto di clima morale determinante un continuo progresso civile in tutti i settori della vita sociale. Per una simile opera egli ha richiesto anche la solidarietà dei filosofi di tutto il mondo, cercando di realizzare, per primo, tra essi, un’intesa etica, quali che fossero le metafisiche di ciascuno ed altresì quella degli scienziati, cui ha cercato mostrare la grave responsabilità da essi assunta con le loro scoperte e con il consentire alle applicazioni belliche di esse, oltre che quella degli spiriti religiosi di ogni credenza e degli uomini politici delle tendenze progressiste, anche se tra loro divergenti su alcuni postulati.

Sono pochissimi, purtroppo, i filosofi della pace e la filosofia della pace di Cardone ha una dimensione planetaria, ancora poco conosciuta.

La città di Palmi ricorda Cardone, oltre che con questo monumento, con la targa posta sulla facciata della sua abitazione, oggi rinnovata, con la intitolazione di un tratto della via, già via Cesare Battisti, con il busto in bronzo collocato nella Villa Comunale e altro busto collocato nell’atrio del nuovo Palazzo di Giustizia.

Il debito della Città verso il Filosofo della Pace

L’Associazione e il Progetto di Casa per la Pace “D. A. Cardone”

A quasi ventisei anni dalla morte del nostro Filosofo, grande rimane il debito della Città nei suoi confronti.

Dopo il 2002, in seguito alle iniziative per il Centenario della nascita del nostro Filosofo, si è costituita un’associazione col suo nome, con lo scopo di promuovere la cultura della pace e della nonviolenza, raccogliendo l’eredità del pensiero e dell’opera del Filosofo.

Dagli studi e dalle iniziative dell’Associazione è nato un Progetto di Casa per la Pace intitolata al Filosofo, da realizzare in collaborazione con l’Amministrazione Comunale.

Questo Progetto venne accolto inizialmente dall’ Amministrazione Comunale guidata dal Sindaco Parisi, che destinava un terreno di proprietà comunale, ma fu poi vanificato dall’ Amministrazione Comunale guidata dal Sindaco Gaudio.

Ora quel Progetto rimane in deposito negli uffici del Comune.

Palmi è una città grande e amara, come la Calabria di Répaci.

Palmi da una parte vuole ricordare i suoi figli più illustri dopo la loro morte con i monumenti, ma dall’altra ne tradisce il pensiero e l’opera.

Ricordiamo cosa scrisse Cardone sul suo rapporto con Palmi nella Prefazione citata:

In questo paese, sempre risorgente, pigramente dalle macerie dei suoi terremoti, io son vissuto dalla nascita con un rapporto non direi proprio di amore-odio, ma di affetto-dispetto, le cui motivazioni possono vedersi riflesse in quelle “Memorie” che ho ricordato all’inizio.

Il Diavolo della leggenda è ancora all’opera.

Il panorama fisico che ammiriamo da questa cima mostra i segni della violenza della natura e degli uomini.

Il Diavolo della leggenda vaga ancora in questa Città.

“Che cosa è oggi la città per noi?”, si chiede Italo Calvino nel suo Le città invisibili.

“... e Le città invisibili sono un sogno che nasce dal cuore delle città invivibili”.

La filosofia di Cardone fu una “filosofia profetica”.

Cardone è morto fisicamente, ma il suo pensiero è ancora vivo.

Questa visita è stata occasione per ricordarlo, coltivandone la memoria, con la speranza che il Progetto della Casa per la Pace “D. A. Cardone” possa essere realizzato.

Il modo migliore di concludere questa lettera è di riportare un pensiero emblematico tratto da un suo scritto sul destino del filosofo:

... fuori da ogni ottimismo o pessimismo, l’utopia è la nostra vera realtà permanente.

Palmi, 17 agosto 2012

Raffaello Saffioti

rsaffi@libero.it

LETTERA AL TURISTA

IL SANTO IL DIAVOLO E IL FILOSOFO-POETA

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

DOMENICO ANTONIO CARDONE, Canti e racconti del Sant’Elia, Antonio Lalli Editore, Poggibonsi, 1976

DOMENICO MINUTO (a cura di), Profili di Santi nella Calabria bizantina, Giuseppe Pontari editore, Reggio Calabria, 2002

ANTONIO DE SALVO, Da Palmi e dal suo Sant’Elia, Edizione Pro-Loco, Palmi, 1992

LEONIDA REPACI, Calabria grande e amara, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2002

SEZIONE BIBLIOGRAFICA DELLA SOCIETA’ FILOSOFICA CALABRESE (a cura di), Seguito della biobibliografia critica di Domenico Antonio Cardone (1962-1980), Tipografia MIT, Cosenza, 1980

SOCIETA’ FILOSOFICA CALABRESE, Atti Dal 1948 al 1979, Stab. Tip. Editoriale C. Biondi, Cosenza, 1980

FRANCO TRIFUOGGI, Cardone poeta della pace, 2009, inedito

KAZIMIERA ALBERTI, L’anima della Calabria, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2007

FRANCESCO TOMATIS, Filosofia della montagna, Bompiani, 2005

VITO TETI, Il senso dei luoghi, Donzelli editore, Roma, 2004

FRANCESCO BEVILACQUA, Genius Loci, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2010

Il Filosofo e la Città, Quaderno dell’Associazione Casa per la Pace “D. A. Cardone”, Palmi, luglio 2004

LUCIO C. GIUMMO, “Cosa sarà la Casa per la Pace” (“Bollettino di Collegamento” dell’Associazione Casa per la Pace “D. A. Cardone”, Palmi, dicembre 2005)

ITALO CALVINO, Le città invisibili, Mondadori, Milano, 2006

DOMENICO FERRARO, A egregie cose monumenti targhe epigrafi di Palmi, Nuove Edizioni Barbaro di Caterina Di Pietro, Delianuova, 2009

ORESTE KESSEL PACE, S. Elia Juniore, Kaleidon editrice, Reggio Calabria, 2012

* Il dialogo. Lunedì 20 Agosto,2012 (ripresa parziale)


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