SPIGOLATURE *
Al mattino, appena alzato, mi piace soddisfare la mia sete di "utopista errante" attingendo da letture di alta meditazione. Poi esco di casa e con l’aria già frizzantina delle montagne abruzzesi incomincio a respirare anche lo smog asfissiante della città. Tuffandomi, poi, nella lettura delle cronache quotidiane, ansimando, m’impantano nei labirinti melmosi di proclami e di eventi che nemmeno l’imbecillità più ottusa è capace di partorire.
Tant’è!
E’ pur vero che fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce... eppurtuttavia, quando le cadute sorpassano le crescite... c’è da preoccuparsi.
Aldo [don Antonelli]
Flavio Briatore
«“Sono i soldi a rappresentare la libertà”, ha detto Flavio Briatore nella prestigiosa sede del circolo romano di Marcello Dell’Utri. Sicuramente Briatore lo ignora, ma la sua visione del mondo è puramente marxista: solo chi è libero dai bisogni materiali può dirsi davvero libero, il resto sono pietose ciance messe in giro dai ricchi per far credere ai poveri di poter essere felici anche con la pancia vuota. (La mia sintesi è un po’ rozza, ma è per farmi capire anche ai box della Renault).
La gongolante boria con la quale i nuovi ricchi esultano in cima alla loro catasta di quattrini è, del resto, un inedito storico: prima un velo di ipocrisia o pietismo (o addirittura di buon gusto) cercava di rendere non troppo offensive le sperequazioni sociali, oggi i Briatore ti sventolano sulla faccia un ventaglio di banconote e ti dicono ridendo “guardo qui che roba, urca quanti quattrini che ho!”. Non è detto che sia un male. Il tanto desiderato disvelamento della cruda realtà dei rapporti umani, vanamente inseguito dai marxisti per quasi due secoli, ora può finalmente dirsi avvenuto grazie a Flavio Briatore. Sentendosi dire da un ricco (finalmente!) che “solo i soldi danno la libertà”, qualche miliardo di poveri potrà finalmente porsi la domanda cruciale: se non possiamo diventare anche noi team-manager di Formula Uno, perché cavolo tenere in piedi una società così di merda?»
(Michele Serra, su La Repubblica del 12 sett. 2007)
Vaffanculo-Day
«Movimenti d’opinione di natura antipolitica, come quello di cui stiamo discutendo, erompono dal seno della società e poi declinano rapidamente. La politica non è un’invenzione di qualche mente corrotta o malata, ma una categoria della vita associata. Il governo della.”polis”, cioè della città, cioè dello Stato. L’antipolitica pretende di abbattere la divisione tra governo e governati instaurando il governo assembleare. L’“agorà”. La piazza. L’equivalente del blog di Internet. Infatti la vera novità del “grillismo” è l’uso della Rete per scopi di appuntamento politico (o antipolitico).
Ma nella Rete si vede più che mai il carattere personalizzato dell’ “agorà”; di ogni “agorà”. Da quella di Cola di Rienzo a quella di Masaniello, da quella di Savonarola a quella di Camillo Desmuolins.....
In realtà il governo assembleare è sempre stato una tappa, l’anticamera delle dittature. La storia ne fornisce una serie infinita di conferme senza eccezione alcuna. Proprio per questo quando vedo prender corpo un movimento del tipo del ‘grillismo” mo viene la pelle d’oca; ci vedo dietro l’ombra del “law & order” nei suoi aspetti più ripugnanti: ci vedo dietro la dittature»
(Eugenio Scalfari, su La Repubblica del 12 sett. 2007)
* Aldo [don Antonelli]