convegno
Se l’embrione sale in cattedra
Nonostante i progressi scientifici è un pianeta con molte zone ignote. Più che un essere passivo, in realtà rivela doti da direttore d’orchestra, a cominciare dal «dialogo» con la madre.
La prossima settimana se ne parlerà a Roma
DA ROMA LUIGI DELL’AGLIO (Avvenire, 07.11.2007).
« Il tuo destino comincia dal giorno uno» («Your destiny from day one»), ha fatto il giro del mondo questa frase da quando Helen Pearson l’ha scritta su Nature nel 2002. E il concetto è stato ripreso,con qualche variazione,in altre riviste scientifiche. Tra cui il British Medical Journal, che afferma: «l’embrione non è passivo:è un attivo direttore d’orchestra che traccia il nostro futuro», perché non solo si prepara ad impiantarsi nel grembo della madre ma avvia con lei un dialogo intensissimo. «Da embrioni eravamo, all’inizio, privi di ossigeno ma ci siamo fatti subito riconoscere da nostra madre. Allora l’embrione ha diretto la sinfonia della nostra vita, dall’infanzia all’adolescenza » spiega il professor Giuseppe Noia,docente di Medicina dell’età prenatale all’Università Cattolica. Dal ’protagonismo biologico’ dell’embrione e dalla sua precoce relazione con la madre (messaggi ormonali, immunologici, biochimici) si deduce che lo sviluppo di un organismo è una sequenza ordinata di cambiamenti progressivi che fanno crescere l’individuo. Ma della genesi di un organismo umano si parla poco anche negli ambienti scientifici; «eppure genesi è un concetto-radice, un concetto-gemma anche se appare un concetto dormiente» osserva il professor Pietro Ramellini, docente del master di Scienza e Fede ,al Pontificio Ateneo ’Regina Apostolorum’. E quando avviene esattamente la genesi? È un processo ininterrotto oppure discontinuo? Si può dire che avvenga i- stantaneamente, che sia un evento da collocare «in qualche punto tra il contatto dei gameti umani e l’incorporazione dello spermatozoo all’interno dell’ovocita» afferma Ramellini. Così è entrata subito «in medias res la conferenza stampa di presentazione del congresso internazionale ’Ontogenesi e vita umana’ che si terrà a Roma dal 15 al 17 novembre presso il Pontificio Ateneo ’Regina Apostolorum’, nel quadro del Progetto STOQ (Science, Theology and the Ontological Quest). Interverranno scienziati, filosofi e teologi proveniente da università di tutto il mondo, per lanciare un ponte,un dialogo fruttuoso, senza stereotipi, sottolinea il Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, monsignor Gianfranco Ravasi, nel suo intervento introduttivo. Rispondendo alle domande dei giornalisti, Ravasi ha affermato che rispettando le proprie frontiere, ogni parte deve sentire le ragioni degli altri. Il senso di questa presentazione è apparso chiaro: nel congresso gli uomini di scienza non potranno ignorare le ragioni altrui.
Che cos’è l’ontogenesi? L’etimologia è greca e la parola significa la serie progressiva di stati di sviluppo attraverso i quali l’organismo individuale da ovocellula diventa organismo completo. I genetisti, ha sottolineato Ramellini, distingono l’ontogenesi dalla filogenesi che invece è l’evoluzione della specie. Il concetto di genesi è come un fiume carsico che scorre sotto tutte le discipline. Il congresso esaminerà le varie letture che sono state date del termine ’genesi’. Per Ramellini, genesi biologica è uno ’scoppio di luce’, il primo appari- re di una entità biologica. Un evento che mette in moto nella madre reazioni biologiche a catena. Il professor Noia dice che se è la madre che dà vita al feto è anche il feto che dà vita alla madre. Per esempio, se questa ha una malattia alla tiroide, le cellule staminali del feto intervengono subito per curarla, trasformandosi in cellule nuove di quell’organo. Quando il legame biologico madre-figlio si spezza, per un aborto, spontaneo o procurato, la donna subisce un forte trauma, soprattutto psicologico. «Soffro come se avessi perso una persona cara adulta» confessano pazienti che dopo l’aborto sono cadute nella depressione. E qui Giuseppe Noia fa sapere che «l’aborto è la prima causa di morte nel mondo occidentale» e aggiunge: «Perchè non estendere ai milioni di aborti la moratoria mondiale sulla pena di morte?».
Che cos’è la vita? Come ha potuto evolversi? Studiare l’ontogenesi sarà una prova di grande utilità per tutti,scienziati in testa, interviene padre Rafael Pascual, che insegna filosofia alla ’Regina Apostolorum’, il quale annuncia che il successivo mega-congresso si terrà alla Gregoriana,nel marzo 2009 su ’Evoluzione e teorie evolutive’ per i 150anni dalla pubblicazione dell’Origine della specie di Charles Darwin.
Il Progetto Stoq (650 studenti di 56 paesi, in cinque anni, tremila partecipanti) è uno strumento che cambierà il rapporto tra scienza e fede, fa rilevare monsignor Ravasi perché punterà sul rigore dell’insegnamento e della ricerca, e anche su un modo aggiornato e più efficace di comunicare. «Una società senza ricerca decade. Ma dobbiamo anche riuscire a rappresentare in modo diretto, con poche parole, realtà molto complesse. Occorre un nuovo lessico. L’italiano conta 150mila parole, l’inglese 500mila lemmi. Oggi ci si esprime con 8001000 vocaboli».
Dietro una parola difficile come «ontogenesi» c’è il grande mistero di uno «scoppio di luce» che genera una nuova entità vivente.