Le prime indiscrezioni sulla circolare di Gelmini, poi confermate dal Ministero
"Le scuole proseguano applicando le loro decisioni". Oggi la firma
Debiti, tutto entro il 31 agosto
"Modifiche, ma non quest’anno"
E intanto il nuovo presidente della Commissione cultura vuole smontare il sistema
di SALVO INTRAVAIA *
Nessun cambio in corsa sui debiti scolastici: i "rimandati", almeno per quest’anno, ci saranno. E’ stata lo stessa ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, a confermare le indiscrezioni riportate da Repubblica.it e mettere fine alla ridda di voci su un possibile cambio a pochi giorni dalla fine delle lezioni. L’unico colpo di scena adesso può arrivare dall’udienza presso il Consiglio di Stato che dovrà pronunciarsi sul ricorso straordinario al Presidente della Repubblica presentato dai Cobas della scuola che chiedono l’annullamento dell’ordinanza ministeriale 92: quella che detta tempi e modi per il recupero.
"In merito alla notizia riportata da alcuni organi di informazione sui debiti scolastici - spiega una nota dell’Ufficio stampa di viale Trastevere - si precisa che, secondo l’ipotesi al vaglio del ministero, questi dovranno essere recuperati entro il 31 agosto 2008". In buona sostanza, gli istituti che hanno previsto i corsi di recupero a giugno, luglio e ad agosto potranno tranquillamente svolgerli come programmato. Così come le verifiche finali previste dalla norma (a fine luglio o a fine agosto) e la riunione dei Consigli di classe che dovranno sciogliere la riserva sulla promozione degli studenti col giudizio "sospeso" a causa delle insufficienze riportate in una o più discipline.
Resta "eccezionale" la possibilità per le scuole di posticipare oltre il 31 agosto le verifiche le sedute dei Consigli. "Eventuali proroghe dovranno essere adeguatamente valutate anche in relazione alle implicazioni organizzative derivanti dall’avvio del prossimo anno scolastico. Le iniziative di recupero e la loro valutazione dovranno comunque concludersi entro la data di inizio delle lezioni", dicono da Palazzo della Minerva.
L’unica novità "certa" su tutta la partita è la possibilità che i finanziamenti previsti dal precedente esecutivo, considerati "insufficienti" da sindacati e dirigenti scolastici, possano essere rimpinguati per consentire alle scuole un recupero più serio delle lacune evidenziate dagli studenti. "E’ allo studio inoltre la possibilità di un ulteriore finanziamento per le scuole al fine di far fronte all’organizzazione del recupero dei debiti scolastici", conclude la nota.
E se a tenere banco nell’immediato è la partita dei debiti, nei prossimi mesi la scuola italiana potrebbe essere attraversata da un autentico tsunami, sindacati permettendo. Se ne può avere un’idea leggendo l’articolato di un disegno di legge depositato in Parlamento dalla neo presidente della Commissione Cultura della Camera, Valentina Aprea. "In Italia - si legge nella relazione introduttiva - , individuando le strategie giuste si potrebbe presto arrivare, come sta avvenendo in Inghilterra, ad avere uno Stato che svolga un’azione più di guida e di controllo che di gestione". Ma non è tutto. "Dentro questo cambiamento resta la sfida di riallocare le risorse finanziarie destinate all’istruzione partendo dalla libertà di scelta delle famiglie, secondo il principio che le risorse governative seguono l’alunno". Aspetto quest’ultimo che la Aprea considera "ancora più importante" del primo. In altre parole, verrebbe spinta al massimo l’autonomia delle istituzioni scolastiche, anche quelle paritarie, che riceverebbero le risorse direttamente dallo stato in relazione al numero di alunni. "L’autonomia scolastica" e "la libertà di scelta delle famiglie" spostano "i finanziamenti in base alle loro scelte".
"Il fatto - spiega la deputata - che lo Stato abbia fino ad oggi interpretato il diritto all’istruzione dei cittadini come una funzione propria e coincidente con un servizio esclusivamente statale ha certamente prodotto effetti positivi come la scolarizzazione di massa, ma è anche vero che questo impianto appare sempre più come una ’gabbia’ che limita le opportunità da offrire ai nostri giovani e la libertà di scelta in campo educativo". In futuro "la sussidiarietà diventa la stella polare di questo cambiamento".
"Introdurre tra le scuole - dice Mazzoli - una virtuosa competizione mi sembra positivo perché rafforza l’impegno a dare il meglio. E sono d’accordo anche sul fatto di misurare, seppure in modo grossolano, la qualità della scuola in base al gradimento delle famiglie". Ma non sono tutte rose e fiori. "Sui finanziamenti estesi anche alle scuole private sono contrario e non per pregiudizio. Perché alcuni sono diplomifici, che bisognerebbe chiudere, e una consistente fetta è gestita da religiosi con una impronta confessionale che non mi sembra possa soddisfare le esigenze di crescita di tutti i cittadini indistintamente. Ancora per qualche decennio - conclude il presidente dell’Asal - il nostro Paese necessita di una scuola pubblica, magari ampiamente riformata, ma di impronta nazionale".
E dietro l’angolo c’è la riforma dello Stato giuridico degli insegnanti che dovrebbero formarsi all’università e verrebbero reclutati, dopo una lunga trafila, dalle singole scuole. I docenti verrebbero suddivisi in tre categorie (insegnante iniziale, ordinario e esperto) con retribuzioni e mansioni differenti. Verrebbe introdotta la figura del vice dirigente scolastico e sparirebbe la Rappresentanza sindacale unitaria d’istituto.
* la Repubblica, 3 giugno 2008