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USCIRE DALLA PREISTORIA, E DALLA "COSMOTEANDRIA"! In principio era il Logos ("Deus charitas") - non il "Logo" ("Deus caritas est": Benedetto XVI, 2006) dell’Imperatore cattolico-romano!!!

IL GRANDE PERICOLO E’ IL MONOTEISMO. RAIMON PANIKKAR DENUNCIA LA DIMENSIONE PREISTORICA DEL DISCORSO SULLA "VERITA’ ASSOLUTA" E SUL "DIO" DELLE GERARCHIE DELLE RELIGIONI RIVELATE - a partire dalla gerarchia della chiesa cattolico-romana. Una segnalazione di don Aldo Antonelli - a cura di Federico La Sala

giovedì 11 ottobre 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] Il grande pericolo, e qui non vorrei scandalizzare nessuno, è il monotei­smo. Il monoteismo pensa che Dio è la Verità, perché il monoteismo pensa un Dio isolato, un Dio solo. Non è così in tutti i monoteismi, la questione è molto complessa, ma vi è questo co­stante pericolo: benché io non possie­da la Verità, c’è un Dio che la possiede e questo Dio ce l’ha rivelata. Non mi convince il monoteismo. Penso che il monoteismo non sia cristiano, perché il cristianesimo crede nella Trinità (...)

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> IL GRANDE PERICOLO E’ IL MONOTEISMO. --- VITA E PAROLA. LA MIA OPERA (di Maria Bettetini - Raimond Panikkar. Felicità nell’istante)

lunedì 17 maggio 2010

Raimond Panikkar. Felicità nell’istante

di Maria Bettetini (Il Sole 24 Ore, 16.05 2010)

Mistica non è una bella parola. Fa un po’ paura, sa di digiuni e anche di possibile delirio. La diffidenza si stempera, quando si incontra una "mistica", una persona, uomo o donna, che vive l’altro mondo. Perché se davvero costui o costei è in grado di entrare nel mysterium, che etimologicamente precede la mistica, allora non sarà un uomo triste. Così insegnano le grandi tradizioni religiose e così leggiamo anche nelle pagine di una figura insieme affascinante e schiva, un prete vicino ai novantadue anni che vive sui Pirenei a Tavertet, centocinquanta abitanti. Catalano di origini indiane ha scritto molto negli ultimi decenni, e molto ha raccolto dalle tradizioni familiari.

Molto è stato amato, e molto anche criticato per l’eccessiva - a parere di alcuni - morbidezza con cui avrebbe sposato le tradizioni cristiane e l’Oriente, Gesù e Buddha. «Non mi considero mezzo spagnolo e mezzo indiano, mezzo cattolico e mezzo hindù, ma totalmente occidentale e totalmente orientale», affermerà, concludendo «sono sempre stato attratto da quello che si suole chiamare il problema religioso».

Nel suo pensiero la contemplazione all’azione, la preghiera all’impegno politico. La sua filosofia è tesa all’integrazione delle diverse dimensioni della realtà, individuate nella triade umano-divinocosmico (o anche coscienza-libertà-materia). In questa sua visione (che ha denominato cosmoteandrica, o teantropocosmica) le tre dimensioni si coappartengono, rimanendo distinte pur senza essere separabili. Secondo Panikkar non esiste un Dio che non sia tale se non per degli uomini: insomma, le tre dimensioni - pur essendo distinguibili - sono inseparabili.

Raimon Panikkar è nato nel quartiere barcellonese di Sarrià con i geni di una mescolanza ora molto di moda, ma allora meno gradita. È fuggito da una Spagna che impiccava preti e suore, ha studiato in Germania, dopo un avventuroso viaggio in bicicletta è tornato nella sua Barcellona per laurearsi e per occuparsi degli affari di famiglia. Studia anche teologia, diventa prete nel 1946. Negli anni Cinquanta, non sempre in amoroso accordo con la gerarchia, Panikkar incomincia a scrivere e a interessarsi alla cultura religiosa di suo padre. Parte per l’India, dichiarerà poi: «Sono partito cristiano, mi sono scoperto hindú e ritorno buddhista, senza cessare per questo di essere cristiano».

In India vive a Varanasi, la città santa dell’induismo, in una piccola stanza sopra un vecchio tempio di Shiva, accanto al Gange; vive felice, dedicandosi allo studio, alla scrittura, alla preghiera e alla meditazione. Lavora come ricercatore nelle università di Varanasi e di Mysore, approfondendo le radici dell’induismo e del buddhismo. Ha scritto molto, moltissimo, l’andamento del suo pensiero è a spirale: i temi sono costanti, ma ogni singolo testo - e ogni nuova edizione del medesimo - apporta una o più variazioni decisive. L’Italia, terra di grandi compromessi, è la sua patria culturale e infatti in italiano si sta pubblicando la sua Opera omnia, mancano pochi volumi. Vita e parola raccoglie le introduzioni ai primi dodici tomi, un semplice, chiaro invito a non temere la mistica, perché «senza il suo correttivo riduciamo l’uomo a un bipede razionale, quando non razionalista, e la vita umana alla supremazia della ragione». La mistica «non è un privilegio di pochi prescelti, ma la caratteristica umana per eccellenza», una «esperienza integrale della Vita», che riscatta l’umano «dal dominio, per non dire dalla tirannia, della dialettica, dato che non possiamo pensare alla sua negazione»: non possiamo essere coscienti della non vita, della morte. Questo susseguirsi di semplici e sereni - sì, molto sereni - pensieri incoraggia a godere in allegria del giorno presente: «Invece di lamentare le difficoltà di vivere, rimandando a un giorno che non arriva mai il momento di godere profondamente di questa vita», Panikkar invita a «trovare il senso in ogni istante».

-  Raimon Panikkar, «Vita e parola. La mia Opera», a cura di M. Carrera Pavan, Oca Book, Milano, pagg.160, €16,00.


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