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Crisi dell’ impero costantiniano ....

CHIESA CATTOLICO-ROMANA E PRETI SPOSATI. EMMANUEL MILINGO VOLEVA VENIRE IN ITALIA PER UNA MANIFESTAZIONE IN PIAZZA SAN PIETRO, MA IL VATICANO GLI HA REVOCATO IL PASSAPORTO - a cura di pfls

lunedì 15 ottobre 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] Voleva guidare l’8 dicembre a piazza San Pietro la marcia contro il celibato ecclesiastico, ma le autorità italiane gli hanno negato l’autorizzazione per «difficoltà burocratiche» legate alla revoca del passaporto diplomatico della Santa Sede. «Il passaporto diplomatico è ancora valido, ma è stato revocato dal Vaticano dopo la scomunica» precisa don Giuseppe Serrone, presidente dell’Associazione preti sposati e portavoce in Italia di «Married priest now», l’associazione presieduta da (...)

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> CHIESA CATTOLICO-ROMANA E PRETI SPOSATI. ---- Documento della federazione Europea Preti Sposati su annessione anglicani.

martedì 17 novembre 2009

Documento della federazione Europea Preti Sposati su annessione anglicani

(traduzione di Stefania Salomone) *

La Federazione Europea dei Preti Sposati (FEPCM) intende esprimere il suo parere sulla decisione del Vaticano di consentire ai preti anglicani di passare, con le loro comunità, alla chiesa cattolica, previa accettazione di alcune condizioni.

1. Questa decisione, oltre all’esistenza tradizionale di preti sposati di rito orientale, potrebbe creare ben presto una situazione benefica all’interno della chiesa cattolica romana occidentale, anche senza volerlo. Una coesistenza sempre più normale di preti sposati con preti celibi potrebbe essere una tappa verso il pluralismo nel ministero presbiterale e sarebbe una reale ricchezza.

2. Le organizzazioni di preti sposati rivendicano la libera scelta rispetto ad un celibato facoltativo e la maggior parte dei cristiani lo auspicano, così come dimostrano testimonianze e sondaggi. Questa libertà non mina la comunione della chiesa ed è a tutti gli effetti legittima. Essa permette inoltre di non subordinare più il bene delle comunità alle scelte personali dei preti. Noi affermiamo quindi che questa libertà sia necessaria per ragioni pastorali, laddove le comunità l’accettino o decidano in suo favore.

3. Noi pensiamo tuttavia che una tale decisione da parte di Roma rappresenterebbe una ingiustizia se non fosse accompagnata dalla riammissione dei preti cattolici sposati che lo desiderino, laddove più di 100.000 di noi sono stati privati dell’esercizio del loro ministero. Riteniamo che il fatto di considerare questi ultimi come traditori e il fatto di incoraggiare i preti anglicani a rompere la comunione con la propria chiesa, riveli una grande ipocrisia e genererà una grande confusione nelle comunità.

4. E’ difficile ed arbitrario ammetterlo: quel che sembrava chiaro, è che questo nuovo clero sposato al quale si aprono le porte della chiesa cattolica romana, è caratterizzato da idee integraliste e conservatrici, e più precisamente dalla sua opposizione all’ordinazione femminile e degli omosessuali nella comunione anglicana, decisione che è stata adottata da questa a maggioranza. Pensiamo che il tipo di preti su cui il Vaticano ha intenzione di fare affidamento non è fedele all’apertura evangelica né alla lettura dei segni che lo Spirito Santo ci invia.

5. Ci sembra che questo gesto sia nocivo per l’ecumenismo poiché nega il dialogo intrapreso da tanti anni, in favore di un ritorno al cattolicesimo. Piuttosto che tener conto dei progressi realizzati dal Vaticano II e dalle discussioni dell’ARCIC sull’eucaristia, sui ministeri e sull’autorità nella chiesa, il Vaticano recluta in modo disonesto, permettendo a dei cristiani di bypassare una decisione della loro chiesa. Tutto ciò semina ancor più divisione in una chiesa che ha già tanta difficoltà a risolvere i suoi propri conflitti interni, improntati soprattutto su questioni morali di una certa rilevanza.

6. Se il pluralismo consiste nell’accettare che gli anglicani possano organizzarsi e celebrare alla loro maniera, facendo comunque parte della chiesa cattolica romana, perché non permettere la stessa cosa in America Latina e in Africa? Sarebbe un buon modo per rispettare le differenze di cultura e di riconoscere la priorità delle comunità, nonché il legame tra queste e i loro ministri. Per creare un clima di autentico pluralismo, bisogna consentire a ciascuna comunità di scegliere la persona che desidera eserciti il ministero, uomo o donna che sia, celibe o meno, e dibattere sui differenti modi di interpretare il ministero. E fare in modo che il pluralismo dei ministeri non sia un pretesto per una discriminazione tra preti sposati e preti celibi.

-  A nome della FEPCM (Federazione Europea Preti Cattolici Sposati), 4 novembre 2009

-  Ramón Alario (E), Ennio Bolognese (A), Paul Bourgeois (B), Marcel Brillant (F), Pierre Collet (B), Jean Combe (F), Bernard Corbineau (F), Mike Hyland (UK), Lorenzo Maestri (I), Joe Mulrooney (UK), Wilhelm Gatzen (D)
-  www.pretresmaries.eu

* Il Dialogo, Martedì 17 Novembre,2009 Ore: 15:37


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