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"EUTANASIA", LEGGE E AMORE ("Charitas"). SUL CASO DI ELUANA ENGLARO, ALTRA ENNESIMA INGERENZA "CARITATEVOLE" ("Deus caritas est"!!!) DEL VATICANO CONTRO LA CASSAZIONE E LA LEGGE DEI NOSTRI PADRI E DELLE NOSTRE MADRI COSTITUENTI. Su queste assurde pretese della Chiesa di "dettar legge", e di imporre il suo "caro-prezzo"(="caritas"), la limpida lezione di Gustavo Zagrebelsky - a cura di pfls

giovedì 18 ottobre 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] nelle discussioni odierne su problemi pubblici di pregnante contenuto etico, sui quali la Chiesa come tale chiede la parola, la loro dimensione costituzionale è totalmente trascurata o oltrepassata. Sulla disciplina delle relazioni familiari e dei legami interpersonali, tra persone di sessi diversi o anche del medesimo sesso; sui limiti della ricerca e della sperimentazione scientifica, in rapporto alla dignità dell’essere umano; sull’autodeterminazione delle persone sottoposte a (...)

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> EUTANASIA, LEGGE E AMORE ("Charitas"). SUL CASO DI ELUANA ENGLARO, ALTRA ENNESIMA INGERENZA "CARITATEVOLE" ("Deus caritas est"!!!) DEL VATICANO CONTRO LA CASSAZIONE E LA LEGGE DEI NOSTRI PADRI E DELLE NOSTRE MADRI COSTITUENTI. Su queste pretese della Chiesa di "dettar legge", da pagare a "caro-prezzo"(="caritas"), la limpida lezione di Gustavo Zagrebelsky - a cura di pfls

mercoledì 17 ottobre 2007


-  La ragazza è in coma da 15 anni, il padre aveva denunciato l’accanimento
-  "Con la sentenza di oggi finalmente un sussulto di umanità e libertà"

-  Cassazione, nuovo processo per Eluana
-  "Ecco quando si può staccare la spina"

-  I paletti dei giudici: coma vegetativo e chiara volontà del malato
-  La Cei ribadisce la contrarietà della Chiesa: "La vita va difesa sempre, fino alla fine"

ROMA - La Corte di Cassazione ha disposto un nuovo processo per il caso di Eluana Englaro, la ragazza in coma da 15 anni e per la quale il padre chiede la sospensione dell’alimentazione artificiale. Ribaltando la richiesta del sostituto procuratore generale della Cassazione Giacomo Caliendo che aveva chiesto il rigetto del ricorso presentato dal padre della ragazza.

E’ "un sussulto di umanità e di libertà verso una vittima sacrificale del codice deontologico dei medici e della legge", ha commentato son sollievo Beppino Englaro, il papà di Eluana.

Ora a decidere sarà sempre la Corte d’appello di Milano, ma una diversa sezione rispetto a quella che si è pronunciata per il no al distacco del sondino alla ragazza.

La Corte ha deciso che il giudice può, su istanza del tutore, autorizzare l’interruzione soltanto in presenza di due circostanze concorrenti: che sia provata come irreversibile la condizione di stato vegetativo e che sia accertato che il convincimento etico di Eluana avrebbe portato a tale decisione se lei fosse stata in grado di scegliere di non continuare il trattamento.

"Ove l’uno o l’altro presupposto non sussista, il giudice deve negare l’autorizzazione - sottolinea ancora la Cassazione - dovendo allora essere data incondizionata prevalenza al diritto alla vita, indipendentemente dal grado di salute, di autonomia e di capacità di intendere e di volere del soggetto interessato e dalla percezione, che altri possano avere, della qualità della vita stessa".

A rendere l’importanza del pronunciamento dell’Alta Corte sono le parole del legale di Beppino Englaro, il padre di Eluana, l’avvocato Vittorio Angiolini. "La Cassazione - ha chiarito - ha messo un bel paletto a tutela di chi si trova nelle condizioni di Eluana: quelle di chi ha avuto un trauma grave non superato con la rianimazione e che, in base alle sue convinzioni, mai avrebbe voluto essere mantenuto in vita in uno stato vegetativo. La Suprema Corte, con una decisione apripista, fissa le condizioni alle quali il giudice può e deve ordinare lo stop alla somministrazione di trattamenti sanitari nei confronti di chi non è più in grado di esprimere la propria volontà".

Una scelta che ribalta una sentenza pronunciata appena due anni fa, quando la Cassazione aveva dichiarato inammissibile il ricorso del padre della ragazza, che chiedeva il distacco delle macchine che tengono in vita la ragazza in stato di coma vegetativo. Adesso questa nuova pronuncia potrebbe cambiare le cose.

Il pronunciamento dell’Alta corte ha inevitabilmente riaperto il dibattito sull’eutanasia, riproponendo gli schieramenti favorevoli e contrari. La chiesa cattolica, per bocca di monsignor Betori, segretario della Conferenza episcopale italiana, ha ricordato la sua ferma contrarietà: "Noi vescovi ribadiamo la difesa della vita sempre, fino alla sua naturale conclusione e il riconoscimento dell’idratazione indotta come diritto della persona alla vita e non come accanimento terapeutico".

Soddisfatta del verdetto della Cassazione sul caso di Eluana, è invece Mina Welby, la vedova di Piergiorgio Welby, il malato terminale al centro lo scorso anno di un lungo caso. A suo avviso "rappresenta un nuova importante vittoria nella battaglia per riaffermare la volontà di chi non è più capace di esprimersi e lo fa attraverso un tutore che in questo caso è il padre della giovane". "Non parlerei di evento storico - ha aggiunto - ma mi auguro che questo pronunciamento possa essere un aiuto, affinché il Parlamento affronti con concretezza il tema del testamento biologico".

Posizioni divergenti, infine, anche tra gli esperti di bioetica. Secondo Demetrio Neri, membro del Comitato nazionale di bioetica (Cnb), si tratta di una sentenza "importante che apre una strada", mentre per Adriano Pessina, direttore del Centro di Bioetica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore è una decisione che "suscita diverse e gravi perplessità".

* la Repubblica, 16 ottobre 2007


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