dopo l’iscrizione del ministro MASTELLA nel registro degli indagati
Tolta a De Magistris l’inchiesta «Why not»
La decisione della procura di Catanzaro:incompatibilità
Lui: ci avviamo al crollo dello stato di diritto *
CATANZARO - Incompatibilità nel procedimento. Dopo l’iscrizione di Clemente Mastella nel registro degli indagati, il pm De Magistris non può più andare avanti. La procura di Catanzaro ha infatti avocato l’inchiesta "Why Not" sul finanziamento illecito ai partiti, truffa e abuso d’ufficio. Lo si è appreso in ambienti giudiziari. L’avocazione è stata disposta dal procuratore generale facente funzioni, Dolcino Favi, e sarebbe stata motivata da una presunta incompatibilità di De Magistris nel procedimento legata alla richiesta di trasferimento cautelare d’ufficio che è stata fatta nei suoi confronti dallo stesso ministro della Giustizia.
«FINE INDIPENDENZA MAGISTRATURA» - Immediata la replica del pm: «Ancora una volta vengono rese pubbliche a mezzo stampa notizie riservate che riguardano il mio ufficio, le mie indagini, e la mia persona. Se è vero quello che l’Ansa ha scritto, non avendo io ricevuto alcuna notifica, ci avviamo al crollo dello stato di diritto, registrandosi anche, nel mio caso, la fine dell’indipendenza e dell’autonomia dei magistrati quale potere diffuso».
MASTELLA: «RISPETTARE LEGALITA’» - Da parte sua, Clemente Mastella si dichiara sereno. «È giunta notizia che l’inchiesta è stata avocata - ha affermato il Guardasigilli - io sono sempre stato sereno in attesa dei giudizi, come per il caso del Calcio Napoli quando ho atteso pazientemente e sono stato prosciolto. Il giudizio terzo arriva. Bisogna che ognuno rispetti la legalità e i principi, che nessuno oltrepassi la linea di demarcazione dei principi legali».
TRASFERIMENTO - Ma perché è stata tolta l’inchiesta a De Magistris? In pratica, l’incompatibilità nel procedimento da parte del pm si sarebbe venuta a creare proprio per il coinvolgimento del ministro nell’inchiesta. La situazione che si è determinata dopo la richiesta di trasferimento del Guardasigilli nei confronti del magistrato, secondo quanto si è appreso, avrebbe dovuto imporre l’astensione da parte dello stesso pm. Siccome l’astensione non c’è stata, né il capo dell’ufficio ha provveduto alla sostituzione del magistrato titolare dell’inchiesta, il procuratore generale ha deciso l’avocazione applicando l’art 372 lettera A del codice di procedura penale. Quello che contempla, appunto, una situazione di incompatibilità. La decisione è arrivata dopo che si è appreso che il ministro della Giustizia è stato iscritto nel registro degli indagati. Nell’inchiesta, oltre a Mastella, sono indagati, tra gli altri, il presidente del Consiglio, Romano Prodi, esponenti politici del centrodestra e del centrosinistra e imprenditori.
I REATI - Si è appreso inoltre che tra i reati ipotizzati nei confronti del ministro della Giustizia non figura la violazione della legge Anselmi sulle associazioni segrete. I reati ipotizzati nei confronti di Mastella, invece, sarebbero finanziamento illecito al partito, truffa e abuso d’ufficio. L’inchiesta riguarda il presunto utilizzo illecito di finanziamenti pubblici da parte di un gruppo di esponenti politici, amministratori ed imprenditori che avrebbero fatto capo ad un comitato d’affari con base operativa e finanziaria nella Repubblica di San Marino.