Inviare un messaggio

In risposta a:
Giustizia

Why not non è più nelle mani di De Magistris, che dice: "Ci avviamo al crollo dello stato di diritto"

mercoledì 24 ottobre 2007 di Emiliano Morrone
PM CATANZARO: AVOCATA INCHIESTA ’WHY NOT’
CATANZARO - Ansa - La Procura generale di Catanzaro ha avocato l’inchiesta Why Not sul presunto uso illecito di
finanziamenti pubblici di cui era titolare il pm Luigi De Magistris. Lo si è appreso stamani in ambienti giudiziari.
L’avocazione è stata disposta dal procuratore generale facente funzioni, Dolcino Favi, e sarebbe stata motivata da una presunta incompatibilità di De Magistris nel procedimento legata alla richiesta di trasferimento (...)

In risposta a:

> Why not non è più nelle mani di De Magistris, che dice: "Ci avviamo al crollo dello stato di diritto"

domenica 21 ottobre 2007


-  Intervista al pm di Catanzaro a cui la procura generale ha avocato l’inchiesta
-  dopo l’iscrizione al registro degli indagati del ministro Clemente Mastella

-  De Magistris:"Mi cacciano perchè indago
-  Così torniamo all’epoca fascista"

-  "Oggi il tema in gioco è se tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge
-  Faccio le corna, ma dopo che mi hanno tolto le inchieste resta solo l’eliminaziione fisica"

-  di
-  ATTILIO BOLZONI
-  FRANCESCO VIVIANO *

Ha appena saputo. E comincia a parlare: "Siamo alla magistratura degli Anni Trenta, siamo tornati a un ordinamento giudiziario gerarchizzato proprio dell’epoca fascista". Il sostituto procuratore Luigi De Magistris sceglie con cura le parole, prova a stare calmo nonostante tutto quello che gli sta rotolando addosso. Dice: "Prima mi tolgono l’inchiesta Poseidone, poi il tentativo di allontanamento, poi ancora l’avocazione dell’inchiesta Why Not, faccio le corna ma dopo rimane solo l’ipotesi della soppressione fisica". Il magistrato è nella sua casa di Catanzaro. Risponde a tutte le domande che può. Da qualche minuto ha avuto notizia dalle agenzie di stampa che gli hanno "tolto" anche l’altra indagine, si sfoga: "Stento a crederci, mi sembra una barzelletta".

Che costa sta accadendo dottor De Magistris? "Il dato è quello dell’impossibilità materiale di svolgere il proprio ruolo. Se è vero, se è vero perché io non ho ancora ricevuto alcuna notifica, ci avviamo al crollo dello stato di diritto. E un altro punto nevralgico è quello dell’articolo 3 della Costituzione che qui si sta mettendo in gioco: i cittadini italiani sono tutti uguali davanti alla legge?"

Tutti i cittadini italiani sono uguali davanti alla legge? "Se uno arresta chi fa la tratta di esseri umani o i trafficanti di droga gli arrivano i telegrammi e gli applausi, gli dicono che è il magistrato più bravo d’Italia. Ma poi viene cacciato quando indaga sulla pubblica amministrazione. Cosa significa allora? A questo punto la partita non può essere più - visto che il tema è così alto - trasferite o non trasferite De Magistris. Io pongo un altro problema: un magistrato così può rimanere in magistratura. E io, così lo so fare il magistrato, anche se mi mandano a Bolzano o a Novara o a Cagliari. Questo è il tema che è in gioco nel Paese: se un magistrato può continuare a indagare su tutti i cittadino o no".

Lei cosa sa di questa avocazione? "Di ufficiale nulla. Ma se la ragione è quella sull’omessa astensione nel conflitto con il ministro, questo è un fatto senza precedenti. In questo caso la magistratura, intesa come potere diffuso sul territorio, perde completamente la sua autonomia".

Sembra che il procuratore generale Dolcino Favi abbia motivato il suo provvedimento per l’articolo 412, cioè l’avocazione delle indagini preliminari per mancato esercizio dell’azione penale o per la non archiviazione nei termini stabiliti dalle legge. "Se è così, è ancora peggio. Le indagini preliminari sono in corso e quella norma può intervenire solo quando scadono i termini delle indagini. Le mie indagini erano in pieno svolgimento. Quindi, quella norma, è completamente inapplicabile".

Si sentirebbe allora in grado di affermare che c’è stata una forzatura, se fosse andata davvero così? "Se fosse andata così, sarebbe un eufemismo dire che c’è stata una forzatura. E poi, poi io in queste ore mi sono fatto una domanda: come è che la notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati di Mastella, una notizia così riservata, è uscita su Libero? Io credo che faccia parte di una vera strategia della tensione. Prima la fuga di notizie su Prodi, poi la revoca delle indagini, poi l’articolo di Libero che è servito a scatenare un processo mediatico per arrivare all’avocazione. Senza questa fuga di notizie su Mastella, non sarebbe accaduto tutto questo. E poi il procuratore generale non potrebbe sapere della notizia di Mastella, è vietato dalla legge. Di quella iscrizione lo può sapere il procuratore della repubblica, il procuratore aggiunto. Il procuratore generale non può conoscere le indagini. E la velocità del suo provvedimento mi ha lasciato esterrefatto".

De Magistris, cosa farà adesso? "Scriverò a chi di dovere, questa avocazione è un ulteriore tassello di ciò che mi sta accadendo da tre anni a questa parte".

Si rivolgerà al Csm? Denuncerà tutto a un’altra procura? "Investirò più di un’autorità. Indagavo su un sistema di potere e mi hanno spogliato di tutte le inchieste".

Ci spieghi meglio.. "Il segnale che hanno lanciato è molto chiaro: la magistratura non può più indagare in alcune direzioni. Questo è evidente. Poi è anche la conferma di come una parte del potere giudiziario sta dentro il sistema. Una parte della magistratura è funzionale a certi sistemi oggetto di investigazioni, è fondamentale capire questo. Ecco perché si pone in discussione l’agibilità democratica all’interno della magistratura. Da un lato c’è un ritorno alla magistratura degli Anni Trenta, con segni sintomatici di quel periodo del prefascismo e del fascismo. E cioè la possibilità del ministro di trasferire in via cautelare dei magistrati. Si ritorna al periodo in cui il potentino del paese, il signorotto che chiede l’allontanamento del pretore che magari dava fastidio e poi arrivavano gli ispettori e in una settimana quel pretore lo cacciavano via. Si torna alla magistratura ipergerarchizzata, l’avocazione senza alcuna giustificazione, la magistratura in una posizione di avvilimento totale. Immaginate il messaggio che sta passando in questo momento nei confronti di tutti i colleghi".

Si rimprovera qualcosa nel suo lavoro? "Io ho un rispetto assoluto delle forme, io ritengo che un magistrato per raggiungere risultati deve innanzitutto rispettare la procedura penale. Detto questo, è ovvio e scontato che chi lavora in queste condizioni possa fare errori. Io non mi rimprovero nulla. Ma sono consapevole di aver potuto fare errori, di aver potuto sbagliare. E’ umano, ovvio. Che poi abbia fatto errori è tutto da vedere. Io ho subito in questi mesi un processo pubblico senza potermi difendere".

L’iscrizione del ministro Mastella può aver accelerato l’avocazione dell’altra sua inchiesta? "Sta nei fatti mi pare. Poi parleranno le carte, ma mi pare assolutamente verosimile".

C’è, come dire, una tempistica ritorsiva? "Io questo non lo posso dire. Però mettendo insieme i fatti... Un’altra cosa mi sembra incredibile: io stavo facendo un percorso di indagine molto lineare e all’improvviso si inserisce una richiesta di trasferimento del ministro che poi - sembrerebbe - è stata utilizzata per dire tu ti dovevi astenere perché c’era la richiesta di trasferimento. Quindi arriviamo al punto che si equipara una richiesta di trasferimento d’ufficio con un atto istituzionale a una specie di denuncia presentata da un indagato. C’è inimicizia, devi astenerti. Una cosa veramente incredibile. E’ senza precedenti. Che cosa dovevo fare di fronte a quella richiesta? Dovevo fermarmi, dovevo chiudere le mie indagini? La logica era quella: io dovevo fermare le mie indagini in quella direzione".

O girare le spalle, far finta di non vedere... "Voglio dire un’altra cosa sul messaggio che stanno mandando. Se io dovessi essere trasferito il magistrato che mi verrà a sostituire cosa farà, come si comporterà? Sa già che, se dovesse seguire le mie orme, andrebbe incontro a un provvedimento disciplinare. Cosa altro deve pensare? O mi fermo o mi tolgono l’indagine. Ecco perché parlo di fine di autonomia e dell’indipendenza della magistratura. E lo dico a ragion veduta. Così non si può più andare avanti, così non ci sono più gli spazi per questo lavoro. E come si fa?".

Lei è diventato, suo malgrado, anche punto di riferimento per un Sud che vuole liberarsi da certi poteri poco trasparenti. Ha qualcosa da dire a quei ragazzi che manifestano per non farla cacciare? Cosa vorrebbe dire a quei giovani calabresi e a tutti gli altri che credono nell’autonomia della magistratura? "Io innanzitutto credo che questa mobilitazione sia sui diritti e sulla giustizia e non su un giustizialismo o provocata dalla voglia di un tintinnio di manette, di monetine tirate. Questa è una differenza importante con il 1992. Bisogna capire quale è la posta in gioco, questa non è più una questione solo di Luigi De Magistris. Sono convinto che c’è una consapevolezza dei propri diritti, che oggi c’è una grande maturità democratica. Ho ammirazione per quei ragazzi".

Come si sente davvero, cosa prova dentro nel momento che deve lasciare le sue inchieste? "In una regione che ha decine e decine di magistrati che si trovano in una situazione di opacità assoluta, si va a colpire con tutti i mezzi chi sta cercando di fare un po’ di chiarezza sul fiume di finanziamenti pubblici che sono arrivati... ".

* la Repubblica, 21 ottobre 2007.


Questo forum è moderato a priori: il tuo contributo apparirà solo dopo essere stato approvato da un amministratore del sito.

Titolo:

Testo del messaggio:
(Per creare dei paragrafi separati, lascia semplicemente delle linee vuote)

Link ipertestuale (opzionale)
(Se il tuo messaggio si riferisce ad un articolo pubblicato sul Web o ad una pagina contenente maggiori informazioni, indica di seguito il titolo della pagina ed il suo indirizzo URL.)
Titolo:

URL:

Chi sei? (opzionale)
Nome (o pseudonimo):

Indirizzo email: