Il magistrato in un intervento a Radio 24 chiede la revisione del provvedimento di avocazione
E rilancia le accuse: "Ho denunciato una situazione grave di carattere generale fondata su fatti concreti"
De Magistris: ’Rivoglio l’inchiesta’
Di Pietro polemico con Napolitano
Il ministro: "Ormai la frittata è fatta, sarà difficile andare avanti"
CATANZARO - Luigi De Magistris rilancia. Dopo l’avocazione della sua inchiesta da parte della Procura generale (fascicolo nel quale risulta indagato il ministro Mastella), il magistrato si dice "fiducioso" e dice ai microfoni di Radio24 che utilizzerà tutti gli strumenti previsti dall’ordinamento giuridico affinchè il provvedimento di avocazione dell’inchiesta venga rivisto: è inconsistente in punto di fatto e di diritto". E sulle polemiche politiche dice: "Non mi interessano, io faccio il magistrato e basta".
Intanto il ministro delle Infrastrutture Di Pietro polemizza con il presidente Napolitano, che ieri ha detto di "vigilare sulla vicenda". Per l’ex pm "è la garanzia del giorno dopo". "Con tutto il rispetto per il capo dello Stato - dice Di Pietro -, da lui arriva una garanzia del giorno dopo". "La frittata è già stata fatta - aggiunge - e ora sarà difficile andare avanti". Il ministro ha spiegato che le iniziative di Mastella nei confronti del Pm De Magistris e l’avocazione dell’inchiesta che stava conducendo creeranno pesanti ripercussioni: "Se sarà archiviata resterà sempre l’ombra di un intervento della politica e una marea di persone cominceranno a non parlare più ".
De Magistris difende la correttezza del proprio operato: "Il mio comportamento è stato lineare. Il conflitto d’interessi non è mio". "Mi sono attenuto alla legge - spiega riferendosi alle contestazioni che gli sono state mosse per non aver informato i suoi superiori sugli sviluppi dell’inchiesta - ho comunicato al procuratore aggiunto le mie determinazioni. Se qualcuno sostiene che sono state violate le regole, dice il falso".
Il magistrato sostiene che non avrebbe voluto rendere pubblica la sua vicenda, ma di aver dovuto farlo, per difendersi: "Sono stato costretto ad intervenire pubblicamente perché ci sono stati troppi silenzi colpevoli e inquietanti".
"Sono dovuto intervenire quasi per legittima difesa di fronte al silenzio assordante generale", aggiunge. "Ora bisogna aspettare che il Csm decide senza interferenze e senza pressioni in tempi rapidi. Io ho denunciato una situazione grave di carattere generale fondata su fatti concreti".
* la Repubblica, 23 ottobre 2007.