Il dirigente di un istituto si appella a un Regio Decreto del 1924
e ripristina il simbolo religioso nelle classi della sua scuola
Trento, preside ordina 70 crocifissi
"Uno per aula, per rispettare la legge"
TRENTO - Settanta aule, dunque settanta crocifissi. Da collocare nel punto dal quale, ormai, erano scomparsi. Di solito sulla parete alle spalle della cattedra. "C’è una legge da rispettare e non vedo come possa essere ignorata". A parlare così è Mario Casna, preside dell’Istituto tecnico "Michelangelo Buonarroti" di Trento. Che di crocifissi ne ha ordinato uno stock, appunto settanta, sollecitato - spiega - da un alunno che aveva notato l’assenza del simbolo religioso in classe. Il preside si richiama a una legge e si indigna di fronte all’etteggiamento dei colleghi, "mi chiedo come facciano gli altri presidi a fare finta di niente" dice dal suo ufficio, dove tiene appesa una foto del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e un’immagine di un suo incontro con Wojtyla, scattata in occasione di una visita del Papa in Trentino.
La legge alla quale si appella il preside è in verità un Regio Decreto del 30 aprile 1924 (la cui validità, però, è stata confermata da due sentenze del Consiglio di Stato e della Corte costituzionale) che regola l’"Ordinamento interno delle giunte e dei regi istituti di istruzione media", e fra l’altro prevede, ad esempio, la sospensione delle lezioni nei giorni del compleanno della regina e della regina madre. E all’articolo 118, recita: "Ogni istituto ha la bandiera nazionale; ogni aula, l’immagine del Crocifisso e il ritratto del Re". E siccome all’articolo 10 c’è scritto che il preside "esegue e fa eseguire le disposizioni delle leggi, dei regolamenti e gli ordini delle autorità superiori", Casna ha pensato bene di correre ai ripari.
Per ora, spiega, "ho solo tre preventivi di spesa" ma al massimo entro due giorni farà il suo ordine. "Se non sarà oggi, sarà domani, ho i tempi stretti. Devo rispettare la legge". E cita il Regio Decreto di cui sopra, oltre ai "pareri del consiglio di Stato. "E comunque me lo hanno chiesto gli studenti". Eccesso di zelo? "No, sono pochissimo religioso e anche pochissimo coraggioso, tant’è che sto facendo tutto questo solo perché ho paura di non essere in regola con la legge".
Quanto alle polemiche, taglia corto: "Non mi interessa, io vado avanti a meno che qualcuno non mi dica che quella legge non c’è più". E fa un appello alle autorità che quasi stride con la sua battaglia per la legalità: "Che la tolgano, questa legge obsoleta, che mette solo in difficoltà i presidi".
Casna, c’è da dire, non è nuovo a certe iniziative. Quattro anni fa, quand’era dirigente dell’Istituto superiore "Martini" di Mezzolombardo, provincia di Trento, fu protagonista di un episodio analogo. "Un ragazzo mi disse che eravamo fuori legge perché non avevamo i crocefissi: ho subito provveduto, mi sono fatto fare delle croci da un falegname e le ho pagate io". E anche stavolta, è pronto a pagare di tasca propria.
* la Repubblica, 25 ottobre 2007.