intervista
«Non mollo, andrò alla Corte Ue»
La grande delusione di Rosa Calipari, moglie del funzionario del Sismi e senatrice dell’Ulivo: prima lo hanno trattato come un eroe, poi lo hanno ucciso una seconda volta. L’Italia si conferma un paese a giurisdizione limitata. Ma non finisce qui. Farò ricorso in Cassazione ma andrò anche oltre, fino alla Corte di Giustizia europea
di Giacomo Russo Spena (il manifesto, 26.10.2007)
Roma «Hanno ucciso Nicola per la seconda volta, e stavolta in nome del popolo italiano». Non usa mezzi termini Rosa Villecco Calipari, moglie del funzionario del Sismi ucciso e ora senatrice dell’Ulivo, per esprimere il proprio sdegno. «Avevo alcuni timori ma...», dice con tono ovviamente amareggiato sulla sentenza della corte. Contemporaneamente però ha la giusta rabbia di chi non si vuole arrendere. Lucida come mai nel voler ottenere giustizia e verità. L’abbiamo raggiunta tra un voto e l’altro a Palazzo Madama.
Come si spiega la decisione della terza corte d’assise a non procedere nei confronti dell’ex soldato Usa Lozano? Trovo la sentenza effettivamente sorprendente. E soprattutto contraddittoria. In nome del popolo italiano è stato deciso che non si può fare giustizia sull’omicidio di mio marito ma nel contempo lo stesso Stato gli ha dato la medaglia d’oro al valor militare. Lo ha celebrato e conclamato come un eroe. E’ una contraddizione in termini se poi questo stesso Stato non mi ha concesso, o meglio non gli è stato concesso, neanche il diritto di avere giustizia e di conoscere la verità su quello che è successo. Quindi se l’unico colpevole è Lozano o ci sono altri responsabili dell’omicidio Calipari.
Si aspettava qualcosa di più da parte delle istituzioni? Qualcuno può aver remato contro l’emergere della verità?Questo non lo so. Però di sicuro ci sono state prese di posizione da parte di molti parlamentari, compresi Fassino e la mia capogruppo Finocchiaro. Oggi (ieri ndr) il senatore Casson ha chiesto anche di avere il ministro di Giustizia Mastella in aula affinché chiarisca sugli eventi. Ma il problema qui non è di palazzo ma di giurisdizione. Siamo di fronte a una corte che ha sentenziato senza conoscere ancora gli atti, decidendo di accogliere le eccezioni poste dalla difesa di Lozano. Così la corte o ha deciso che la giurisdizione esclusiva è degli Stati Uniti, e quindi non compete ai giudici italiani decidere sull’omicidio di un cittadino italiano, oppure ha stabilito praticamente che non è stato un delitto politico. Questo ancora non lo so con esattezza, bisogna aspettare le motivazioni.
Emerge per lei una questione di mancanza di sovranità del paese? Sicuramente, non ci sono dubbi. Noi non abbiamo giurisdizione. Non ci viene riconosciuto né il titolo né il diritto di giudicare l’assassino di un cittadino italiano. Semplicemente perché quest’imputato ha deciso che l’unico posto in tutto il mondo in cui non sarà mai processato è l’Italia. Inoltre tengo a precisare che non ho mai avuto contatti con gli Stati Uniti, né tanto meno con l’ambasciata statunitense.
Cosa si può fare adesso? Sarebbe favorevole all’istituzione di una commissione d’inchiesta? Per ora aspetto le motivazioni della corte, dopodiché mi consulterò con il mio avvocato per vedere se ho la possibilità di ricorrere in Cassazione. Ma andrò anche oltre se necessario... fino alla Corte di Giustizia europea. Non mi fermo. Comunque l’unica cosa certa è che in questo momento ci viene negato quello che abbiamo sempre chiesto: la verità su quello che è successo e soprattutto di avere giustizia.