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Eu-ropa ed Eu-angelo. Una Riforma cosmologica ...

GIORDANO BRUNO, LE "TRE CORONE" E IL VANGELO ARMATO. Nuccio Ordine rilegge la grande opera di Bruno (e fa intravedere impensate connessioni con Dante, Boccaccio, Lessing e noi, tutti e tutte). Intervista di Maria Mantello - a cura di Federico La Sala

"Lo Spaccio de la bestia trionfante" - all’ordine del giorno!!!
venerdì 2 novembre 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] Essere relativisti, secondo una vulgata costruita ad uso e consumo dei dogmatici, vorrebbe dire mettere tutto sullo stesso piano, rinunciare alla ragione, disprezzare la scienza, coltivare l’irrazionalismo, discreditare l’universale, negare l’esistenza di ogni valore. Un identikit nel quale nessuno degli oppositori delle “chiese” e dei loro dogmi, munito di buon senso, si riconoscerebbe. Come si può essere sostenitori della verità assoluta e poi proporre un dialogo (...)

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> GIORDANO BRUNO, LE "TRE CORONE" E IL VANGELO ARMATO. --- “Riabilitare Giordano Bruno”. Quel “perché” fa la differenza (risponde Corrado Augias)

sabato 12 aprile 2014

Quel “perché” fa la differenza

risponde Corrado Augias (la Repubblica, 12.04.2014)

Gentile Augias, ho letto giorni fa in questa rubrica la lettera sulle differenze tra cristianesimo e marxismo a proposito della povertà e la sua appropriata risposta. La mia opinione al riguardo è che al di là delle conclusioni, la differenza fondamentale, sostanziale e assolutamente inconciliabile tra le due posizioni, sta in una parolina magica (così la definiva una mia grande maestra alle elementari), vale a dire “perché”.

Tra il pensiero religioso che si basa sul dogma, che ha solo certezze e nessun dubbio, e il pensiero laico, la differenza è proprio quella del “cercare le cause” di un fenomeno tentare di darsi una risposta, non limitandosi alla “volontà inconoscibile” di Dio.

Come lei ha scritto Marx non guardava ai poveri, ma agli sfruttati e si chiedeva il perché, cercava di individuare l’origine della disuguaglianza, nel tentativo di eliminarne le cause. Il cristianesimo si limita a prenderne atto cercando solo di alleviarne il peso. Non mi sembra differenza da poco. Forse potrei estendere il principio per applicarlo all’intero atteggiamento intellettuale che riassumiamo sotto la formula “illuminismo”. Franca Rosselli


Per una di quelle combinazioni che a volte felicemente accadono, le osservazioni della signora Rosselli sulla parolina “perché”, coincidono con le parole che lo scrittore e teologo brasiliano (appartiene all’ordine dei domenicani) Frei Betto ha pronunciato durante il recente colloquio con papa Francesco. Citando una battuta dell’arcivescovo Hélder Camara, Betto ha ricordato al Papa: «Se do un pane a una persona affamata, la gente dice che sono un santo. Se chiedo perché questa persona ha fame, mi dicono che sono un comunista».

Frei Betto è considerato uno degli esponenti di punta della teologia della liberazione che papa Wojtyla aveva nettamente escluso dal suo orizzonte pontificale. Papa Francesco sembra al contrario molto interessato e se ne possono capire le ragioni considerata in particolare la sua provenienza e le dure esperienze fatte a Buenos Aires. Il timore del papa polacco era tra l’altro che la teologia della liberazione, diffusa soprattutto nell’America Latina, potesse provocare uno scisma della chiesa cattolica. Betto ha ribattuto che questo pericolo in realtà non esiste dal momento che “gli scismi della Chiesa” sono arrivati per lo più da destra come dimostra il caso del vescovo Lefebvre.

Di particolare interesse la richiesta avanzata da Betto di riabilitare finalmente due grandi figure di pensatori. Il filosofo Giordano Bruno, che il cardinale Bellarmino volle bruciato vivo a Roma (17 febbraio 1600), e il grande maestro di mistica Meister Eckhart condannato da una bolla papale nel 1329. Francesco non ha respinto la richiesta; potrebbe essere un buon segno.


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