L’abate di Einsiedeln definisce drammatica la situazione attuale della Chiesa
di Josef Bossart
in “www.tagsatzung.ch” del 9 novembre 2012 (traduzione: www.finesettimana.org)
La più recente pubblicazione del cinquantenne abate benedettino di Einsiedeln Martin Werlen porta, è vero, l’inoffensivo titolo “Scoprire insieme la brace sotto la cenere” (in tedesco: “Miteinander di Glut unter der Asche entdecken”). Ma la sua “pro-vocazione” per l’Anno della Fede 2012-2013 mette a fuoco dei problemi che, spesso, nella Chiesa cattolica, vengono nascosti sotto il tappeto. Il fatto che l’abate Werlen parli con estrema chiarezza dovrebbe suscitare un certo scalpore in una Conferenza episcopale svizzera polarizzata. “Io vedo nella Chiesa di oggi così tanta cenere sopra la brace che spesso mi assale un senso di impotenza”, dichiarava nella sua ultima intervista il cardinale di Milano, recentemente deceduto, Carlo Maria Martini.
Martin Werlen ha citato queste parole in una relazione tenuta il 21 ottobre scorso in occasione dell’apertura dell’Anno della Fede nella chiesa dell’abbazia benedettina di Einsiedeln. Il testo, che ha destato scalpore, in questi giorni è stato rielaborato e pubblicato sotto forma di opuscolo. Si tratta di un documento di lavoro, che deve essere discusso e forse criticato, si legge nel breve testo di presentazione. “Speriamo che queste parole incoraggino le persone impegnate nella Chiesa, al di là di ogni tentazione di disperazione, a cercare insieme la brace sotto la cenere, affinché il fuoco riprenda ad ardere.”
mucchi di cenere fredda
Martin Werlen considera la sua riflessione assolutamente come una “pro-vocazione”. In questa parola, sono contenuti il termine “vocazione”, che significa “chiamata, invito”, e il prefisso “pro”, che dice chiaramente che tale chiamata è una sfida e uno stimolo “in positivo”. Si tratta di pensieri che “vogliono incoraggiare le persone a cercare insieme la brace sotto la cenere, affinché il fuoco possa tornare ad ardere”.
Werlen scorge innumerevoli mucchi di cenere fredda nella Chiesa di oggi. La sua diagnosi è impietosa: la situazione della Chiesa, cinquant’anni dopo l’apertura del Concilio Vaticano II (1962- 1965), è drammatica, e non solo nei paesi di lingua tedesca. Non solamente continua ad aggravarsi la situazione di carenza di preti e religiosi, né si tratta soltanto del costante regresso della frequentazione delle chiese... Il vero problema, secondo Werlen, è altrove: “Manca il fuoco!” Circa il 20% della popolazione svizzera non appartiene ad alcuna comunità di fede, e questa tendenza è in aumento. Per Werlen è chiaro: “Se le cose proseguono così, la nostra fredda Chiesa, a queste latitudini, può effettivamente scomparire, con le sue istituzioni.”
In questa situazione è grande la tentazione di rimanere attaccati alla cenere, dice Werlen, e giunge allora a parlare della forte polarizzazione esistente tra conservatori e progressisti nella Chiesa di oggi. Da entrambe le parti si gira molto attorno alla cenere. Per lui è chiaro: “Se, come Chiesa, ci blocchiamo nelle polarizzazioni, impediamo alle persone di scoprire la brace che dà la vita e vuole continuare ad ardere anche oggi. L’obiettivo deve essere “ascoltare oggi ciò che Dio vuole dirci, e anche farlo”.
nei guai per colpa propria
Parla molto chiaramente Werlen a proposito dei guai in cui si va a cacciare la Chiesa per propria colpa. Se ci sono ancora oggi esponenti del clero che si lamentano che da quarant’anni vengono proposti alla discussione sempre gli stessi problemi, significa che ci si gioca qualcosa di centrale, dice Werlen. “Se i problemi non vengono affrontati o se neppure è lecito parlarne, con questo comportamento ci si gioca la credibilità - e con essa però anche la fede. È in gioco l’essenziale!” E inoltre: atto di disobbedienza è non prendere sul serio persone e situazioni. Facendo allusione alla Pfarrei-Initiative Schweiz (Iniziativa delle parrocchie - Svizzera) e simili tentativi, diffusi in varie parti del mondo, Werlen scrive: “Poiché coloro che hanno la responsabilità non si rendono conto della situazione e sono quindi disobbedienti, nascono iniziative che sono gridi d’aiuto, interventi d’emergenza, che sono sì comprensibili, ma che possono anche condurre alla spaccatura o all’abbandono dell’istituzione”. Esprime quindi comprensione per le molte iniziative sorte negli ultimi decenni, ma vuole proseguire su un’altra strada: “Scoprire insieme la brace sotto la cenere.”
credibilità perduta
Secondo Martin Werlen, in questi ultimi anni la Chiesa ha “perso molta credibilità”. Se, ad esempio, ci sono ancora oggi dei responsabili ecclesiastici che arrivano a dire pubblicamente che “la maggior parte degli abusi sessuali non avvengono nella Chiesa, ma nelle famiglie”, dimostrano in questo modo “non solo di avere una posizione difensiva irresponsabile, ma anche incompetenza teologica.” In questo modo si indebolisce la testimonianza della Chiesa: “Anche quando gli abusi sessuali avvengono nelle famiglie di battezzati, sono abusi commessi nella Chiesa. Tutti i battezzati fanno parte della Chiesa. La testimonianza deve essere di tutti i battezzati...”
il sistema delle nomine vescovili è superato
Werlen vede cenere fredda da togliere ad esempio nel sistema attuale della nomina dei vescovi. Per la Chiesa del XXI secolo dovrebbe essere naturale che battezzati e cresimati di una determinata diocesi fossero coinvolti “in maniera adeguata” nel processo di nomina. Werlen vede cenere fredda anche nella discussione bloccata sul celibato dei preti. Ritiene che la vita celibataria sia una possibile via per seguire Cristo, così come la vita coniugale. Entrambe queste forme di vita sono doni di Dio, ma questo non viene più percepito dalla gente, neanche dai battezzati. “Siamo riusciti a presentare la sequela di Cristo nel celibato in maniera tale da essere considerata legge”. Cenere fredda vi è anche sulla questione del genere, rispetto alla quale la Chiesa si mostra sempre “maldestra e impotente”: “L’essere umano è uomo o donna. Ma la chiesa continua ad avere difficoltà a dire sì alla donna”.
consigliare il papa per cinque anni
L’abate di Einsiedeln vede anche la possibilità di percorrere nuove vie nell’organo che riunisce i consiglieri del papa. Ritiene che ci sia sufficiente spazio per nuove forme, tenuto conto che alla fine i cardinali non sono parte del deposito della fede. Werlen fa una proposta: ogni cinque anni, delle persone provenienti da tutte le parti del mondo: donne e uomini, giovani e meno giovani, potrebbero essere nominati nell’organo dei consiglieri. Ogni tre mesi si incontrerebbero a Roma con il papa. Nessuno dei presenti direbbe o tacerebbe alcunché per la preoccupazione della propria carriera. Tali incontri, scrive Werlen, “potrebbero portare una dinamica nuova nella direzione della Chiesa”.
L’opuscolo “Miteinander die Glut unter der Asche entdecken” è disponibile nella rivendita del monastero di Einsiedeln e di Fahr al prezzo di 5 FrSv. Il ricavato è destinato all’Istituto Liturgico