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Pianeta Terra. UmaNITa’ e Riconoscimento...

ITALIA: W o ITALY. LO SPIRITO DI ASSISI? WOJTYLA? Giovanni Paolo II è morto e sepolto - e lo Spirito dell’Italia anche!!? Il Dalai Lama non è stato accolto - ufficialmente. La saggia sollecitazione di Marco Pannella è caduta miseramente nelle coscienze strapiene di opportunismo economico e di cecità spirituale, politica e culturale - a cura di pfls

venerdì 7 dicembre 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] Peccato per il mancato incontro con papa Ratzinger, "avrei desiderato vederlo, per un saluto, per rispetto, per un impegno morale". Ma allo stesso tempo, "mi mancano Giovanni Paolo II e la sua determinazione nel promuovere i valori umani e il discorso interreligioso, come nel meeting di Assisi. Oh, Giovanni...". Il suo cuore batte ancora per Wojtyla e il Dalai Lama non ha alcuna difficoltà ad ammetterlo con i giornalisti che ha incontrato questa mattina a Milano nel corso della sua (...)

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> ITALIA: W o ITALY. LO SPIRITO DI ASSISI? WOJTYLA? Giovanni Paolo II è morto e sepolto!!! Il Dalai Lama non è stato accolto ---- Arrivato in Italia per via dell’invito all’incontro organizzato dall’associazione dei Nobel per la pace di Mikhail Gorbaciov, che vedrà a Roma, il Dalai Lama Tenzin Gyatso non vedrà nessuna alta carica istituzionale. Non andrà al Quirinale, né a Palazzo Chigi, né in Parlamento. Anche la soglia di San Pietro ha chiuso le porte.

giovedì 6 dicembre 2007

Dalai Lama in Italia solo come «autorità morale» *

Ore e ore di meditazione, nella suite del Principe di Savoia, storico albergo del centro. Così il Dalai Lama ha trascorso la sua prima giornata a Milano, tappa iniziale di un viaggio che poi toccherà anche Udine e Roma. Arrivato in Italia per via dell’invito all’incontro organizzato dall’associazione dei Nobel per la pace di Mikhail Gorbaciov, che vedrà a Roma, il Dalai Lama Tenzin Gyatso non vedrà nessuna alta carica istituzionale. Non andrà al Quirinale, né a Palazzo Chigi, né in Parlamento. Anche la soglia di San Pietro ha chiuso le porte.

Unico incontro quello del 13 dicembre con il sottosegretario agli Esteri, Gianni Vernetti. Ma «non sarà un incontro di carattere governativo, istituzionale», si affretta a precisare la Farnesina. Secondo il portavoce del ministero degli Esteri, «la presenza del Dalai Lama si configura come la presenza di un’autorità che ha uno spessore morale e che viene in Italia in questo contesto». E ancora, l’incontro tra il sottosegretario e il leader spirituale tibetano avverrà «nel quadro di un evento al quale parteciperanno una serie di premi Nobel».

Toni smorzati anche dal diretto interessato. «La natura della mia visita non è politica e non voglio creare inconvenienti per lo Stato e le autorità. Voi lo sapete meglio di me, io sono soltanto un visitatore straniero», ha detto il Dalai Lama, spiegando che oltre l’incontro con il premi Nobel, il secondo scopo della visita è per tenere anche alcuni incontri interreligiosi e alcuni insegnamenti pubblici su invito dei centri buddisti italiani. Ma difficilmente il presidente del Consiglio, Romano Prodi, potrà ricevere il Dalai Lama: il presidente della Camera, Fausto Bertinotti, ha concesso la prestigiosa "Sala della Lupa" alla Camera dei Deputati (ma non l’Aula).

Il motivo di una visita così in sordina? Basta leggere i dispacci che arrivano da Pechino: la Cina ha messo infatti in guardia l’Italia dall’offrire un’accoglienza ufficiale al Dalai Lama. «Speriamo che i Paesi coinvolti si atterranno all’ottica dell’amicizia bilaterale e non offriranno un podio o un sostegno alle attività separatiste della sua cricca», ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Qin Gang, rispondendo a una domanda sulla visita. Il monito è arrivato dopo che il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, ha confermato che riceverà il leader buddista tibetano venerdì «in maniera ufficiale». «È un’autorità in campo religioso e non solo, di grandissima importanza e di grande impatto», ha sottolineato. Il sindaco di Milano, Letizia Moratti, lo incontrerà invece domenica, 18mo anniversario del conferimento del premio Nobel, a margine della lezione sul tema della «Via della pace interiore» in programma al Palasharp.

La Cina condanna tutti coloro che ricevono il «secessionista» Dalai Lama ma, almeno per il momento, non minaccia ritorsioni contro il nostro paese. «Il Dalai Lama - ha sostenuto il portavoce del ministero degli Esteri - non è solo una figura religiosa ma è un esiliato politico impegnato in attività volte a frantumare la Cina». «Il problema del Tibet non è un problema religioso o culturale ma un problema che coinvolge il territorio e l’integrità della Cina», ha aggiunto. Il Dalai Lama, che nel 1979 ha ricevuto il premio Nobel per la pace, chiede per il Tibet «una genuina autonomia» ma Pechino sostiene che le sue «azioni» dimostrano che in realtà «non ha rinunciato all’indipendenza». Richiesto di indicare queste azioni, il portavoce ha risposto: «potete verificare tutto quello che ha detto e fatto da quando ha lasciato la madrepatria (il leader tibetano vive in esilio in India dal 1959). Non ha mai rinunciato all’intenzione di spaccare la Cina... Credo che ci siano molti esempi, per esempio mantiene in vita un governo in esilio».

Da parte sua il Dalai Lama dice laconico: «Vorrei andare anche in Tibet e in Cina, ma dicono che sono un nemico del popolo e ormai mi vedono così anche quelli che m’incontrano, da Bush alla Merkel». Ma la Cina mantiene le sue minacce: per rappresaglia dopo un incontro tra il cancelliere tedesco Angela Merkel e il leader tibetano, in ottobre, Pechino ha boicottato una serie di incontri bilaterali già in calendario, tra i quali quello che avrebbe dovuto essere dedicato al dialogo sui diritti umani. Nelle settimane seguenti il Dalai Lama è stato ricevuto da esponenti del governo canadese e il Congresso degli Stati Uniti gli ha tributato omaggio conferendogli una medaglia d’oro, che gli è stata consegnata in una solenne cerimonia dal presidente George W.Bush. Alla fine di novembre, puntuale la rappresaglia: le autorità cinesi hanno negato alla portaerei americana Kitty Hawk il permesso di attraccare nel porto di Hong Kong.

Tutto questo all’Italia non accadrà. E nemmeno il Vaticano avrà problemi, tanto che la stampa di Hong Kong ha attribuito alla decisione di Ratzinger di non ricevere il Dalai Lama una certa distensione nei rapporti fra Pechino e il Vaticano, dopo l’apertura di un possibile confronto per la libertà dei preti cattolici. «Papa Ratzinger evidentemente avrà le sue difficoltà, avrà poco tempo o altri impegni», riflette il Dalai Lama, «che nostalgia di Giovanni Paolo II».

Queste scelte e quelle che riguardano la visita a Roma hanno provocato polemiche. «Sono indignato per il balletto del "ricevo e non ricevo" da parte delle nostre istituzioni verso il Dalai Lama - commento di Paolo Pobbiati, presidente della sezione italiana di Amnesty International -. E tutto questo solo perché si ha paura di una reazione del governo cinese...».

* l’Unità, Pubblicato il: 06.12.07, Modificato il: 06.12.07 alle ore 18.17


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