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ALL’ITALIA E A DANTE. "IL QUINTO DELL’INFERNO": IL CANTO DI ROBERTO BENIGNI - a cura di pfls

"La grandezza dell’Italia sono i ragazzi di Locri e il corteo contro la violenza sulle donne, violenza dei vigliacchi"
giovedì 29 novembre 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] A quasi un’ora dall’inizio, Benigni si avvicina al clima della lectura con una rassegna del genio e della bellezza del Paese del Rinascimento, della pittura, della musica e dei filosofi, di Dante che "si è occupato di questo strano sogno che è la vita", della Commedia che "dopo averla letta non si guardano più le persone nello stesso modo perché ci insegna che ognuno di noi è protagonista di una storia irripetibile".
L’Italia, "unico Paese al mondo dov’è nata prima la cultura e poi (...)

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>IL CANTO DI ROBERTO BENIGNI --- Caro Benigni, sei grande ma ho nostalgia di Roberto. La lettera di Silvano Agosti

martedì 23 dicembre 2014

La lettera

Caro Benigni, sei grande ma ho nostalgia di Roberto

nel corso della serata ti rivelavi sempre più fedele alla figura di un Dio tradizionale, accertandone inesorabilmente l’esistenza

di Silvano Agosti (il Fatto, 23.12.2014)

Caro Benigni, spinto a mia volta da un sentimento di gratitudine, di affetto e di ammirazione, decido di scriverti questo breve messaggio, anche a nome di tutti coloro cui sono state sottratte le energie necessarie per infrangere la corazza potente del tuo prestigio, della tua soavità, della tua certezza di essere Benigni e quindi di saper trasformare con innocenza qualsiasi pensiero, qualsiasi moto dell’anima in un evento di spettacolare semplicità.

Ho avuto il privilegio di incontrare Roberto, agli albori del viaggio verso la conquista di Roma, dell’Italia e infine del mondo, quando recitava la sublime disperazione di Cioni Mario, un operaio ormai scomparso con la quasi definitiva sparizione dell’intera classe operaia. Ogni volta che osservo e ammiro Benigni sento crescere in me una profonda nostalgia per Roberto.

Roberto, cui io, pur essendo quella sera il solo spettatore della tua recita insieme alla ragazza che avevo invitato, ho offerto da subito tutta la mia stima: “Vuoi sapere cosa penso di te? Tu sei immenso come Eduardo, perché come lui non reciti ma sei”. Così ti dissi allora circa 40 anni fa quando mi hai raggiunto all’uscita chiedendo il mio parere sulla tua recita.

Nelle due serate di lunedì e martedì questa volta non avevi come ai tuoi inizi solo due spettatori, ma dieci milioni e dal primo all’ultimo istante Benigni ha trionfato ma Roberto, messo in disparte, non è apparso. Lui che trent’anni fa, quando era ancora tuo socio in arte, ti seguiva ovunque. Roberto e Benigni negli Anni 70 erano praticamente la stessa persona, e nel 1983 lo spettacolo di allora sui dieci comandamenti osava esordire attribuendo a Dio i dieci vizi capitali, affidando in modo magistrale la faccenda dell’esistenza di dio al buon senso di ognuno. Allora Dio lo chiamavi Guido e sostenevi che se moriva sarebbe andato certamente all’inferno.

GLI SPETTATORI allora non riuscivano a domare l’onda delle risate e anche tu dovevi fermarti ogni poco per non essere sommerso dagli applausi. Invito chiunque a conoscere il magnifico duo Roberto e Benigni, cercando oggi su Google I Dieci Comandamenti 30 anni fa. Ebbene, durante queste due attuali serate del 15 e del 16 dicembre è avvenuto un fatto che mi ha colpito e che ora desidero riferirti.

Mentre tu parlavi e nel fluire inesorabile dei tuoi pensieri riconoscevo comunque la tua irraggiungibile abilità di intrattenitore, la tua immagine si andava via via trasfigurando e, se io avessi avuto in me l’aiuto della liturgia ufficiale, avrei detto che tu andavi sempre più assumendo la forma di un angelo, tanto che non era difficile immaginare che dietro a te stessero lentamente apparendo due candide ali.

Ma poco dopo quando nei tuoi movimenti di danza, alla musica solo del tuo umorismo, ti sei messo di fianco ho avuto l’impressione che invece di due ali tu ne avessi soltanto una. E ho pensato, ma come potrà mai volare questo strano angelo con una sola ala? O forse nel tuo immaginario un angelo stava apparendo accanto a te e nel corso della serata ti rivelavi sempre più fedele alla figura di un Dio tradizionale, accertandone inesorabilmente l’esistenza.

Insomma invece di Roberto, ormai al tuo fianco stava apparendo l’angelo protettore, garante di un dio a sua volta Protettore “che tutto vede e provvede” e anche perfino lo scempio di una società ostile a qualsiasi valore umano. Roberto era dunque la tua ala mancante. Tu e Roberto potevate parlare di qualsiasi cosa senza mai offendere nessuno, neppure se definivate criminali coloro che altri chiamavano Onorevoli.

Ti chiedo solo di riflettere: perché Eduardo, il grande Eduardo è entrato nella sua eternità non come “De Filippo”, ma come Eduardo? Forse per la sua fedeltà nella difesa dei diritti di coloro cui viene negato qualsiasi diritto? Quindi il senso di questo mio messaggio si riassume nell’invito affettuoso a ritrovare in te Roberto e perfezionare la tua unicità non solo come Benigni, ma appunto, anche come Roberto. Sono certo che Eduardo si unirebbe a questo mio abbraccio.


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