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Eu-ropa. Eu-angelo ed Eu-democrazia..... e necessità di un riorientamento teologico-politico.

ABORTO, MORATORIA E RADICI CATTOLICO-ROMANE. Il magistero di "Mammona" ("caritas") Santissima. Dopo Pera, Ferrara: "Forza Vaticano"!!!, "Forza Italia"!!! Che ruinosa alleanza per l’Italia e il messaggio cristiano. Intervista a Giuliano Ferrara di Riccardo Barenghi - a cura di pfls

martedì 8 gennaio 2008 di Maria Paola Falchinelli
[...] Io non faccio processi alle donne, anzi penso che vadano aiutate, comprese, fraternamente, mai umiliate. Ma vorrei che sapessero che la loro libertà in questo caso va oltre il limite del vita. Io non giudico loro, giudico l’omicidio [...]

INTERVISTA A GIULIANO FERRARA, DIRETTORE DEL FOGLIO
"Non giudico le donne
io processo l’omicidio"
Giuliano Ferrara: ma non diciamo che ho arruolato Benedetto XVI
di RICCARDO (...)

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> ABORTO E MORATORIA. MORATORIA E RADICI CATTOLICO-ROMANE. Dopo Pera, Ferrara: "Forza Vaticano"!!!, "Forza Italia"!!! Che ruinosa alleanza per l’Italia e il messaggio cristiano. --- DE PROFUNDIS ... (di don Aldo Antonelli).

martedì 8 gennaio 2008

DE PROFUNDIS.... *

“Assistiamo, da tempo, ad una vera e propria offensiva della Chiesa tesa a riproporre i suoi valori tradizionali.. Ormai dimenticato o rinnegato il Concilio, il potere ecclesiastico pretende di possedere il monopolio dell’etica. E pretende quindi non solo di proporlo (il che è del tutto legittimo) ma di im­porlo (il che legittimo non è) a tutta la società.

Chi, come la sottoscritta, ricorda le grandi battaglie per i diritti civili che segnarono gli an­ni che sono alle nostre spalle, non può non rile­vare un’altra drammatica contraddizione che segna i nostri tempi. Allora, quando affrontammo prima le leggi e poi i referendum sul divor­zio e sull’aborto, i laici ebbero al loro fianco una parte importante, sul piano numerico e cultu­rale, del mondo cattolico e delle loro organizza­zioni. Oggi quelle voci non sembrano esserci più. Anzi, è avvenuto il contrario. E l’offensiva del cardinal Ruini e delle gerarchie contro la lai­cità dello Stato ha trovato una sponda anche in un settore, certo minoritario ma molto motiva­to e aggressivo, del pensiero laico. Valga per tut­ti il sostegno offerto al cardinal Ruini dal “Fo­glio” di Giuliano Ferrara, prima per l’astensione nel corso del referendum sulla fecondazione assistita, oggi a sostegno della campagna con­tro la legge sull’aborto”.

Così scrive Miriam Mafai sulle colonne del quotidiano La Repubblica di Giovedì 3 Gennaio 2008.

Sempre su La Repubblica , tre giorni dopo, il 5 Gennaio, Michele Serra scrive:

“Leggo con stima e sollievo le autorevoli voci laiche (come Umberto Veronesi su questo giornale e Gian Enrico Rusconi sulla Stam­pa) che a vario titolo replicano all’offensiva “de­vota” su aborto e molto altro. Sono voci che pro­vengono da un campo duramente sconfitto negli ultimi anni: non una delle impostazioni di leg­ge che dispiacessero al Vaticano, da quella sulla fecondazione assistita a quella sulle unioni civi­li, ha potuto sopravvivere all’avvampante mora­lismo e all’azione congiunta dei devoti di en­trambi gli schieramenti. Per dirla con una battu­ta, non si muove foglia che la Cei non voglia. In questo quadro, fa davvero specie notare co­me i toni dei vincitori, a partire da quelli di molti vescovi, siano spesso querimoniosi e vittimistici, come se a parlare fosse una povera minoranza soccombente ed esclusa, naufraga nel mare del laicismo imperante. Questa capacità di passare da vittime non essendolo ha qualcosa di perfet­tamente diabolico. Se solo credessi nel diavolo”.

Volutamente riporto queste citazioni nella loro lunga stesura originale, perché sono abituato ad ascoltare la voce e il pensiero degli “altri”. Non dico “laici”, ritenendomi io stesso un laico (seppur prete) ed essendo laico anche il Dio in cui credo. Solo che facessero proprio lo stile e lo spirito di quel Cristo che pretendono di rappresentare e di predicare, i nostri vescovi ed i cardinali (che evangelicamente parlando nostri non sono) avrebbero di che interrogarsi per mettere in crisi la loro attuale gestione della Comunità-Chiesa e le loro pretese egemoniche.

Il Dio della Bibbia e di Gesù Cristo è un Dio Laico, “che fa sorgere il sole sui buoni e sui cattivi e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti”. E’ un dio laico che parla ed agisce anche tramite il pagano re di Persia, Ciro e l’asino di Balaam. E’ un Dio laico che per parlare agli uomini si fa uomo lui stesso, nascendo fuori del tempio, fuori della casta sacerdotale, fuori della città santa.

Dunque la Mafai lamenta la scomparsa di tempi in cui laici e cattolici, insieme, sapevano lottare per conquistare spazi di libertà comune, una libertà senza aggettivi nella quale il rispetto non faceva rima con dispetto né la proposizione con l’imposizione.

E’ tristemente e drammaticamente vero.

Purtroppo, in questi ultimi venti anni, all’interno della chiesa, si è fatto razzia di ogni voce dissenziente e di ogni presenza scomoda: vescovi rimossi, teologi zittiti, seminari normalizzati, sacerdoti epurati e quant’altro; tutto grazie alla ferrea, ottusa e intransigente politica dell’allora prefetto della Congregazione per la Fede, attuale papa Benedetto e col beneplacito di papa Giovanni Paolo II°. In venti anni la chiesa è stata desertificata e sterilizzata di ogni germe di profezia e di ogni fermento.

Quella “libertà” che si reclamava per la chiesa veniva sistematicamente bandita al suo interno.

A ragione il teologo Vito Mancuso nel suo ultimo saggio (“L’anima e il suo destino” - Raffaello Cortina editore) lamenta che “oggi in teologia, soprattutto in Italia, vige imperante il principio di autorità, secondo cui è così perché ‘sta scritto così’ ”... E prosegue: “Oggi in teologia, soprattutto in Italia, per lo più non si pensa, si obbedisce, nel senso che anche quando si pensa, spesso lo si fa come vuole l’autorità, per fondare, spiegare e difendere ciò che è già stato stabilito dall’autorità. Un pensiero, diciamo così, pilotato”.

Questa, purtroppo, la realtà. Una gerarchia “tuttofare” e “tuttopensare” da una parte e, dall’altra, un “popolo di Dio” relegato “in un ruolo di platea passivamente e silenziosamente consenziente, cinghia di trasmissione dei voleri dell’episcopato e del Vaticano fin nelle aule comunali, regionali e parlamentari” (Eugenio Scalari).

Siamo di fronte ad un panorama desolante. Ho davanti a me la scena tragica di cui parla il profeta Ezechiele al capitolo 37: “La mano del Signore fu sopra di me e il Signore mi portò fuori in spirito e mi depose nella pianura che era piena di ossa; mi fece passare tutt’intorno accanto ad esse. Vidi che erano in grandissima quantità sulla distesa della valle e tutte inaridite. Mi disse: “Figlio dell’uomo, potranno queste ossa rivivere? ”.

Questo interrogativo mi ossessiona ma mi da anche speranza.

Quanto, infine, alla ineccepibile denuncia di Michele Serra ci sarebbe solo da aggiungere che lo stravolgimento “diabolico” non è frutto di furbizie strategiche, bensì l’approdo finale di quel fondamentalismo religioso che, partito dai lidi dell’Islamismo asiatico, è approdato ormai anche presso le sponde del Tevere. Il che rende il problema ancora più tragico. Perché, come non chiamare fondamentalismo questa pretesa di identificare tout-court religione e fede, natura e ragione, etica e giurisdizione? Là dove, eliminata la necessaria conflittualità tra i due termini dei binomi, i primi divorano irrimediabilmente i secondi?

Aldo Antonelli

Antrosano 8 Gennaio 2008


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