Il corpo vivo, tra una situazione limite e l’altra
Una recensione a ‘Il corpo vivo nel mondo’, di Thomas Fuchs
di Paolo Colavero *
"[...] Si tratta infatti di una raccolta di lavori di Thomas Fuchs, scelti e tradotti da Valeria Bizzarri e Raffaele Vanacore [Giovanni Fioriti editore], filosofa e psichiatra che di Fuchs sono stati allievi ad Heidelberg.
Una raccolta di cui si sentiva il bisogno.
Intanto, anche solo se i luoghi vogliono dire qualcosa, come intuisce - senza dirlo esplicitamente - Gilberto Di Petta nella sua prefazione alla raccolta, e come invece giustamente sottolinea Valeria Bizzarri, allora c’è da aprire con grandi aspettative questo testo, figlio innanzitutto di un ambiente particolare. Heidelberg è infatti in qualche modo la città-architrave della fenomenologia continentale, luogo che fu di Kraepelin, Gruhle e di Jaspers, luogo che ha visto l’incontro di Schneider e Callieri (occasione che quest’ultimo ci ha spesso raccontato di persona, descrivendoci sin anche il plaid con il quale il grande psichiatra tedesco teneva al caldo le proprie gambe). Heidelberg, luogo di studio e riscoperte, di incontri accademici mai più ripetibili.
È in questo luogo mitologico tra pianura e foreste, sulle rive del fiume Neckar che proprio ad Heidelberg fa il suo ingresso nella valle del Reno, che il prof. Fuchs svolge da molti anni la sua attività di ricercatore, psichiatra e fenomenologo al limitare del mondo delle idee e di quello dei corpi.
Ed è proprio invece in quella zona limite che è nostro inosservato habitat quotidiano - nella confluenza di mondo, soggetto e corpo - che il presente libro introduce il lettore. [...]
Fuchs, introdotto e circondato amorevolmente dagli scritti dei curatori, si muove sicuro e con grande maestria concettuale, tecnica e scientifica, di citazione in appello, all’interno di un pensiero che vede superato definitivamente il dualismo mente-corpo e soggetto-mondo. Non a caso, infatti, il titolo rimanda ad una dimensione senza soluzione di continuità, perché viva e pulsante; rimanda all’appello dei corpi e delle prospettive all’interno del mondo, ad una prospettiva che brilla sulla superficie dei rapporti, dell’intercorporeità vissuta, affettiva, sentita e agìta. Si tratta di un pensiero che si fa immediata comprensione vissuta dell’altro nel lettore, nel lavoro clinico e teorico del lettore, nella sua pratica di relazioni umane, affettive, terapeutiche. Un pensiero che, tra le altre cose, parte fenomenologicamente dal mettere in discussione l’ovvietà del concetto di movimento, portandolo al centro di una danza condivisa (p. 18) osservabile solo dopo aver sospeso la nostra abituale sosta aproblematica presso le cose, e gli altri:
Dopo una, appena implicita, richiesta al lettore - quella ovvero di sospendere ciò che conosce e che lo relega in precisi schemi di scuola, preconcetto e conoscenza - il discorso-sul-corpo, in questo testo, si fa discorso-del-corpo, dialogo vivo per immagini e materia, alla ricerca dell’origine, della fonte prima di differenti fenomeni: dalla socialità umana alla psicopatologia, dall’autismo alla comprensione empatica.
In questo testo, il corpo, ma non solo, il mondo, l’atmosfera e la relazione si liberano dal peso della tecnica per adire a quello della visione delle meccaniche trascendentali delle relazioni, che appaiono in qualche modo riprodotte (e con ovvie difficoltà, visto l’oggetto) nei numerosi schemi con i quali si prova a dare senso visivo a quanto spiegato a parole, così come lungo il testo siamo invasi da immagini e movimenti impercettibili che, ne sono certo, compiamo leggendolo sulla base di nostri ricordi e schemi motori che vengono richiamati dalle parole dell’autore (si veda, tra tutti, l’esempio dei giocatori di football, p. 12):
Lungo tutto il testo siamo nell’area crepuscolare del preriflessivo, dell’embodiment, del corpo-che-sono, del Leib insieme e oltre il Körper. [...]
[...] Fuchs, in uno dei capitoli che più mi sono rimasti in mente, cita il trauma e la vulnerabilità quali situazioni limite (p. 116 e oltre), ed è proprio questo ciò di cui si tratta, con cui si tratta quando abbiamo a che fare con delle persone alle prese con il proprio corpo, con il proprio mondo malato, con il proprio corpo che è divenuta una minaccia, il proprio corpo vulnerabile, il proprio mondo ferito. L’angoscia è la chiave della serratura, in tutti i casi. L’angoscia è la chiave della serratura psicotica, così come è la chiave della serratura organica. La chiave che scoperchia un mondo, che apre il sipario sulle quinte, che “toglie il tappeto da sotto i piedi” (Jaspers, citato p. 116) [...]".
* Psicologia Fenomenologica, 31 gennaio 2022 (ripresa parziale).
DISAGIO DELLA CIVILTA’ (FREUD, 1929). Il problema, a mio parere, è che la ricerca e i risultati di Alfred A. Tomatis (Nizza, 1º gennaio1920 - Carcassonne, 25 dicembre2001) sono talmente innervati con la nostra non-volontà di sapere di sé che, pur comprendendo che già il solo "parlare è suonare il proprio corpo" (Alfred Tomatis), alle accademiche platoniche orecchie (cieche e sorde e zoppe, come quelle di Edipo) il messaggio non arriva o arriva assolutamente distorto.
DANTE 2021: MEMORIA DI APOLLO E DELLE MUSE