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COSTITUZIONE. La "Bibbia civile" dei nostri "Padri" e delle nostre "Madri" ....

ITALIA: W o ITALY. IL PARLAMENTO HA VOTATO. ALLA CAMERA, CON 326 SI’ E 275 NO, IL GOVERNO PRODI HA OTTENUTO LA FIDUCIA. E al Senato? Quanto peserà la "fatwa" della Cei e del Vaticano? Una nota di Sandro Magister

Emma Bonino, interpellata dopo il voto dell’aula di Montecitorio, pensa che Prodi andrà anche al Senato.
mercoledì 23 gennaio 2008 di Maria Paola Falchinelli
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Governo, Prodi ottiene la fiducia alla Camera
Ipotesi di dimissioni prima del Senato
Il Professore ha superato il primo ostacolo senza difficoltà nonostante l’astensione dell’Udeur. Adesso è riunito con i ministri per valutare cosa fare. Sempre più insistenti le voci che stia valutando l’ipotesi di dimettersi al Senato senza chiedere il voto come gli aveva chiesto a fine mattinata il presidente Napolitano. Dalle dichiarazioni di voto dei gruppi dell’Unione la richiesta di (...)

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> ITALIA: W o ITALY. IL PARLAMENTO HA VOTATO. ALLA CAMERA, CON 326 SI’ E 275 NO, IL GOVERNO PRODI HA OTTENUTO LA FIDUCIA. E al Senato? Quanto peserà la "fatwa" della Cei e del Vaticano? ---- Ruini e Bertone. Il Segretario di stato è contro la linea del muro contro muro. Ma il capo dei vescovi ha seguito i dettami di «don Camillo» e sferrato un duro colpo a un governo traballante

mercoledì 23 gennaio 2008

La rivincita di Ruini su Bertone

-  Dietro il discorso di Bagnasco, lo scontro tra i porporati sulla linea vaticana Il Segretario di stato è contro la linea del muro contro muro. Ma il capo dei vescovi ha seguito i dettami di «don Camillo» e sferrato un duro colpo a un governo traballante

-  di Mimmo de Cillis (il manifesto, 22.01.2008)

La linea di Ruini ha prevalso. L’attacco frontale di Bagnasco all’Italia, sferrato in apertura del Consiglio permanente dei vescovi italiani, è stato ispirato da don Camillo e testimonia una «linea di continuità» fra il vecchio presidente, ancora molto influente, e il nuovo capo della conferenza episcopale del Belpaese. I toni sono duri e ricordano alcune prolusioni del cardinale vicario, che non è mai stato morbido verso le istituzioni italiane, specialmente se governate dal centrosinistra. Gli stessi toni apocalittici, le stesse espressioni a tinte forti si ritrovavano, ad esempio, nel discorso che Ratzinger ha tenuto dieci giorni fa all’udienza degli amministratori romani. E quel testo è stato redatto proprio dal cardinale Ruini, che ama sferzare il governo italiano e sbandierare il «degrado civile e morale» della capitale, della regione, del paese.

Ebbene, Oltretevere l’atteggiamento duro di don Camillo è stato mitigato dalla presenza di un altro pezzo da novanta: il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di stato, che ha deciso di assumere toni ben più concilianti e dialogici con i vertici del governo. A lui si deve la «nota di precisazione» che il giorno dopo il discorso papale a Veltroni riposizionò la Santa sede e, di fatto, smentì il cardinale vicario. Fra i due porporati è noto che non è mai corso buon sangue e le differenze caratteriali hanno fatto il resto. Certo ora nei sacri palazzi è Bertone a dettare l’agenda e decidere la linea: non si vogliono radicalizzare i contrasti con lo stato italiano e arrivare al muro contro muro. Lo si è visto anche dal messaggio del papa di domenica, nell’Angelus di «rivincita» dopo la vicenda della rinuncia alla Sapienza: il papa non ha calcato la mano e ha ricordato a tutti l’importanza della libertà di opinione, dell’ascolto di posizioni altrui, diverse dalle proprie.

Altra musica, invece, nei palazzi della Cei. Qui è ancora don Camillo il deus ex machina, il punto di riferimento essenziale per una chiesa che gli è debitrice in tutto e per tutto: nell’ascesa economica, nell’organizzazione interna, nella presenza mediatica, nella capacità di agire come lobby, influenzando il potere civile. Perdipiù il nuovo presidente Bagnasco risiede a Genova e nella capitale, dunque, Ruini è ancora il numero uno. Nelle ultime vicende che hanno visto una generale levata di scudi in favore del papa Ruini ha visto un’opportunità irripetibile per tirare un diretto a un governo già di per sè traballante, che si regge in piedi come un pugile suonato. Ecco allora il discorso concordato con Bagnasco, che non ha certo voluto deludere il suo predecessore, persona a cui deve l’incarico che oggi ricopre. Fino a oggi Bagnasco era sembrato voler attenuare i toni e smussare gli spigoli nei rapporti con la politica e la società civile del paese. Ma quando Ruini chiama, la risposta è «signorsì».

Lettera22


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