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Pianeta Terra. Messaggio evangelico ed Ecumenismo: "DIO NON E’ CATTOLICO" (Carlo Maria Martini). E L’AMORE ( "CHARITAS") NON E’ MAMMONA (Benedetto XVI, Deus caritas est, 2006).

«Et nos credidimus Charitati...»!!! MAZZOLARI E GANDHI (E IL DIO "CARITAS" DI PAPA RAZTZINGER). Gandhi, al pari di un vero cristiano, ha creduto nella Carità. Una nota (1948) di don Primo Mazzolari - e, in allegato, un saggio di Franco Toscani - a cura di Federico La Sala

Pacificare i suoi: far pace con gli altri, inglesi, maomettani. Si è messo di mezzo per fare l’unità. E veniva da una «parte» anche lui! E non l’ha rinnegata.
sabato 2 febbraio 2008 di Maria Paola Falchinelli
[...] Lo Spirito è come il vento, e soffia dove vuole e fa sorgere ovunque profeti o testimoni di quella Verità, la quale pur essendo costruita come una «Città», non ha mura né verso Oriente né verso Occidente. La Grazia, per strade che solo l’Amore conosce, arriva dove neanche arriva il nostro sogno che come ogni cosa nostra conosce il limite e la misura: (mentre lo Spirito è l’infinito ed è Carità anche più caritativa, se ci scontenta quando le vogliamo porre un limite.
Volevo bene a (...)

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> «Et nos credidimus Charitati...»!!! ---- L’essere "in unum" ev-angelico della "charitas" e l’essere "in unum" del van-gelo della "caritas" mammonica (IL MUCCHIO COME MITO: "Adesso", 17/1953).

lunedì 30 marzo 2009

DON PRIMO MAZZOLARI,

IL MUCCHIO COME MITO ("Adesso", 17/1953)

a cura di don Aldo Antonelli

"Il mucchio come mito"!

Le adunate in piazza san Pietro? O quelle, sterminate, delle GMG in giro per il mondo? O quelle, affollate ed anche tragiche, che fanno da contorno ai viaggi papali, Africa o non Africa?

Ma anche le ammucchiate dei figuranti alla Fiera di Roma! Siamo ormai alla celebrazione quantitativa delle cose e delle persone. Non è il sapore dei soldi che interessa, ma il loro ammontare. Non è la voce delle persone che si vuole ascoltare, ma il loro peso numerico.

"Il mucchio come mito" è il titolo che riporta un articolo non firmato del numero 17/1953 della rivista "Adesso" di don Primo Mazzolari. Molto probabilmernte (lo si vede anche dallo stile) è di don Mazzolari stesso.

Nel mese di settembre del 1953, nella stessa domenica, un milione di cattolici si erano radunati a Torino per il Congresso Eucaristico, oltre settecentomila a Milano per la festa dell’"Unità" e duecentomila a Spalato per ascoltare Tito...

Don Primo che fa?

Prende la penna e scrive:

IL MUCCHIO COME MITO

Questo il bilancio di una qualunque domenica del set­tembre 1953.

Non ne siamo stupiti, ma non siamo contenti, anche se il Con­gresso di Torino batte il record.

Appunto perché noi cattoli­ci siamo ancora davanti in que­sta gara di mobilitazione delle masse, noi per primi non pos­siamo essere contenti dell’an­dazzo.

Le moltitudini non ci fanno paura: ci fa paura la fiducia che esse portano dietro e che ispirano alle loro guide. E’ una fiducia che, secondo me, con­trasta con le regole dello spi­rito e s’avvicina a quelle del materialismo.

Il materialismo, infatti, s’in­sinua,e fa capolino da ogni do­ve, e il fasto, il rumore, la quan­tità ne sono gli araldi. La tec­nica poi, che fa muovere genti e suoni, senza fatica ma non senza spesa, e che dispone di ritrovati incantatori, che di­straggono invece di raccoglie­re, eccitano invece di purifica­re, si è messa volentieri a ser­vizio di questo spirito di massa.

Per rimanere un attimo in casa nostra, penso che molti credenti troveranno un pò ar­duo portare come motivo di massa certi sublimi Misteri, che un tempo venivano circondati da gelose e arcane iniziazioni.

Non vorrei essere frainteso. Io non contesto il diritto di e­sprimere la propria fede e di esternare la propria adorazio­ne, e neppure di sottrarre il po­polo cristiano al dovere di fare ciò che gli altri fanno, e che potrebbe rappresentare un "ag­giornamento d’apostolato". Mi permetto soltanto di chiedere se noi cattolici possiamo met­terci in questo piano di gara che ci porta fatalmente all’e­saltazione dei valori di massa.

Questo stare insieme a quel modo per un’ora, per una gior­nata, questo affiancarsi e pi­giarsi assomiglia al quam bonum et quam jucundum habi­tare fratres in unum?

Non tutto quello che gli altri fanno è bene fare: non tutti i diritti sono usabili per chi guar­da oltre il diritto.

In certi favolosi ammassa­menti di qualsiasi genere, si ha l’impressione che il motivo cen­trale divenga piuttosto un pre­testo per uno spiegamento di forze o per un torneo oratorio, che deve per forza sfociare nel­la retorica.

Lamentiamo il disamoramen­to del quotidiano, si chiami esso parrocchia, casa, ecc., e sia­mo noi che ne deformiamo il gusto con questa incessante mobilitazione verso lo straor­dinario e lo sbalorditivo.

Ma il fatto di questa struttu­razione di massa investe in pie­no il problema dell’educazione del popolo e il progressivo svuotamento dell’uomo. La per­sonalità sta diventando una larva, e un pò anche per colpa nostra, nonostante il daffare verbale per difenderla e conso­lidarla.

Ieri avevano ragione i più grossi portafogli: oggi, hanno ragione le masse più grosse, i mucchi più grossi.

Non abbiamo fatto molta strada e neppur cambiato stra­da. Prepotenza del danaro o sopraffazione del numero, se non è zuppa è pan bagnato: una strada cioè che ci dispen­sa dall’essere ragionevoli e dal rispettare tanto coloro che so­no senza soldi come coloro che sono in pochi.

Senz’accorgersene, il muc­chio diventa il mito: ed esso va accresciuto e difeso ad ogni costo. E chi fa parte del muc­chio s’abitua a non esistere, a non parlare, a non agire se non come mucchio.

La democrazia del mucchio non è la democrazia: come non è la religione la religione del mucchio.

Il mucchio è falange, legio­ne, rullo compressore, non co­munità; elemento di urto, non comunione.

Le masse, come i blocchi non si cercano se non per sfidarsi, urtarsi, annientarsi. Dietro un ordinamento politico di masse o di blocchi, non c’è che la guerra.

Il pericolo della massa è av­vertito purtroppo anche da po­chi cristiani, i quali trovano più facile ammucchiare che e­ducare, sbalordire più che ele­vare.

Cristo è venuto a liberare l’uomo da ogni schiavitù, an­che dalla schiavitù della massa.


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