Fortugno: cortei a Locri. Si suicida un pentito
Centinaia di studenti di tutte le scuole medie e superiori della città di Locri, in Calabria, e di altri istituti provenienti da varie zone della Calabria, hanno partecipato alla manifestazione organizzata in occasione del secondo anniversario dell’omicidio di Francesco Fortugno, l’ex politico calabrese morto assassinato mentre ricopriva la carica di vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria. Al corteo hanno partecipato, oltre alla vedova Fortugno, Maria Grazia Laganà, ed ai figli, il prefetto di Reggio Calabria, Francesco Musolino, il presidente della Commissione parlamentare antimafia, Francesco Forgione, i vicepresidenti dello stesso organismo, Giuseppe Lumia e Mario Tassone, e sindaci della zona.
Nel corpo del corteo sono presenti anche i gonfaloni della Regione, della Provincia di Reggio e dei Comuni di Polistena, Locri, Siderno, Caulonia, San Luca e Cinquefrondi. Dopo una breve sosta davanti a Palazzo Nieddu, dove Fortugno fu ucciso il 16 ottobre di due anni fa, la manifestazione si è portata all’Istituto magistrale di Locri dove si svolgerà una tavola rotonda.
I ragazzi marciando verso la scuola scandiscono slogan e mostrano striscioni e cartelli su due dei quali c’è scritto: «La forza, priva di saggezza, crolla sotto il suo stesso peso», e «La violenza è lo specchio di una società superficiale, senza capacità di esprimersi».
Lo striscione con la scritta «Qui per Fortugno e la legalità» retto dai ragazzi della scuola media Maresca di Locri ha aperto il corteo in occasione del secondo anniversario dell’omicidio di Francesco Fortugno al quale stanno partecipando centinaia di ragazzi di tutte le scuole medie e superiori di Locri e di altri istituti provenienti da varie zone della Calabria.
Prima dell’inizio del corteo, nella piazza cui è stato dato il nome del politico ucciso, è stato piantato «l’Ulivo della legalità», voluto dalla moglie e dai figli del vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria, a fianco della stele che ricorda Fortugno, «come simbolo dell’impegno di tutti contro tutte le criminalità».
Bruno Piccolo, lunedì, collaboratore di giustizia nelle indagini per il delitto di Francesco Fortugno, si è suicidato nella serata di lunedì, a Francavilla a Mare (Chieti), la località protetta dove lo stesso viveva in base al programma di protezione. L’omicidio del vicepresidente del consiglio regionale della Calabria avvenne esattamente due anni fa, il 16 ottobre 2005.
Un «fatto molto grave» ha commentato la vedova di Francesco Fortugno, la deputata dell’Ulivo Maria Grazia Laganà, nel corso del corteo in ricordo del marito. «Ora - ha aggiunto - bisogna spingere per cercare la verità sino in fondo anche in un momento caldo e così intenso del processo». Chiede verità anche Francesco Forgione, presidente della commissione parlamentare Antimafia: «Questo suicidio - ha detto - rafforza il bisogno di avere una verità piena sul delitto di Francesco Fortugno, il che vuol dire ragionare sul contesto politico-mafioso in cui quel delitto è maturato». Comunque, aggiunge Forgione, Piccolo è un’altra vittima della ’ndrangheta».
Grazie alle dichiarazioni di Piccolo, i magistrati della Dda di Reggio Calabria, erano riusciti ad arrestare i componenti del comando di fuoco, tra cui il presunto killer Salvatore Ritorto, il capo della banda Domenico Novella (anche lui divenuto successivamente collaboratore di giustizia) e il presunto mandante, il caposala dell’ospedale di Locri Salvatore Marcianò. Dopo alcuni mesi di carcere, infatti Piccolo decise di collaborare e svelò i retroscena dell’assassinio. Parlò degli incontri dei membri della cosca nel suo bar "Arcobaleno" a Locri e fece nomi di tutti i coinvolti.
A confermare la notizia, pubblicata stamane dal quotidiano "Calabria Ora", il comandante del reparto territoriale di Locri, tenente colonnello Francesco Iacono. La famiglia del giovane ha annunciato una dichiarazione su quanto successo. L’obiettivo ora, è quello di capire quali possano essere stati i motivi che hanno spinto il collaboratore a togliersi la vita. Nel corso dell’inchiesta, Piccolo era stato anche sottoposto a perizia psichiatrica e i difensori degli imputati del delitto Fortugno avevano cercato di minarne la credibilità, evidenziando come il giovane fosse stato riformato dal servizio di leva per problemi psichici. Nonostante questo ed al termine della perizia, per i magistrati della Dda di Reggio Calabria Piccolo è sempre stato attendibile.
L’omicidio dell’esponente della Margherita avvenuto come detto, il 16 ottobre del 2005, dopo che Fortugno aveva votato alle primarie dell’Unione per la scelta del candidato premier. La notizia del suicidio del collaboratore è stata immediatamente comunicata ai magistrati che sostengono l’accusa nel processo in corso davanti ai giudici della Corte d’assise di Locri contro presunti mandanti ed esecutori del delitto Fortugno. Gli investigatori, al momento, non alcun dubbio sull’ipotesi che la morte di Piccolo possa non essere legata al suicidio: Piccolo ha lasciato uno scritto, una sorta di epitaffio, in cui ha chiarito le motivazioni del suo gesto. Sul caso, indaga ora in assoluto riserbo una Procura del centro Italia.
* l’Unità, Pubblicato il: 16.10.07, Modificato il: 16.10.07 alle ore 16.07