Di Segni: stop al dialogo con la Chiesa Reazioni negative al cambiamento della preghiera - per il vecchio rito - del Venerdì Santo. La nuova preghiera del venerdì santo (limitata però al rito "vecchio", quello praticato da una limitatissima minoranza di cattolici), e reso possibile in maniera più ampia qualche mese fa da un "motu Proprio" è stata accolta con una reazione estremamente dura da parte delle autorità religiose ebraiche.
"Una marcia indietro di 43 anni che impone una pausa di riflessione nel dialogo ebraico-cristiano", l’ha giudicata il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni. "Della preghiera - ha detto - è grave la sostanza e grave anche la formula con cui è stata presentata. Vorrei precisare che non è vero che è stata tolta la frase che urta la sensibilità del popolo ebraico. In questa nuova formulazione è tutto che urta questa sensibilita".
Di Segni rivela che il nuovo testo non "é un fulmine a cielo sereno". "Nei mesi scorsi - dice - avevamo fatto presente le nostre perplessità e ci avevano dato ampie assicurazione. Invece ora ci troviamo davanti al peggio". Il rabbino spiega poi il modo in cui il nuovo testo secondo lui sia peggiorato: "nella liturgia di un tempo nel recitare la preghiera del venerdì santo si ci si doveva inginocchiare e pregare in silenzio. Questi due atti non valevano giunti al ’pro perfidis judeis’. Pio XII invece ripristinò sia il silenzio sia la necessità di inginocchiarsi.
Com’é noto Giovanni XXIII nel 1959 tolse il ’pro perfidis judeis’, ma lasciò intatto tutto il resto. Nel 1970 la preghiera fu completamente cambiata da Paolo VI e si diceva: il popolo ebraico sia fedele alla sua Alleanza".
"Rispetto a questa evoluzione, papa Ratzinger - osserva il rabbino capo di Roma - ha riportato indietro le lancette di 43 anni rispetto al 2008". Tra le cause di questo "inciampo", Di Segni indica il problema "dell’immagine del popolo ebraico per la Chiesa. La domanda è sempre la stessa: cosa ci stanno a fare gli ebrei su questa terra?". "Se questo è il presupposto del dialogo, è intollerabile. Evidentemente - conclude Di Segni - la chiesa ha problemi di riscoprire i fondamenti della sua ortodossia". Nella liturgia "ordinaria", e cioè quella praticata dalla quasi totalità dei cattolici ovviamente la preghiera non c’è.
* LA STAMPA - SAN PIETRO E DINTORNI di Marco Tosatti, 6/2/2008.