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RICERCA SCIENTIFICA: "SERENDIPITY" E CREATIVITA’. In memoria di Albert Einstein e di Kurt H. Wolff ...

LA MENTE ACCOGLIENTE: RESA E PRESA ("Surrender and Catch")!!! Quando la soluzione arriva "da sola". Uno studio di Joydeep Bhattacharya dell’Università di Londra - a cura di pfls

domenica 3 febbraio 2008 di Maria Paola Falchinelli
[...] Quando la soluzione arriva, improvvisa, il cervello è invece dominato dalle onde alfa, ’sintomo’ di minor concentrazione e maggior rilassatezza. "Questi risultati indicano che se la concentrazione al problema è eccessiva il cervello è meno ricettivo e avrà più difficoltà a trovare la soluzione - conclude Bhattacharya - meglio quindi avere la mente aperta e ricettiva", e la soluzione arriverà ’da sola’ [...]
ALBERT EINSTEIN, LA MENTE ACCOGLIENTE. L’universo a cavallo di un raggio di (...)

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> LA MENTE ACCOGLIENTE: RESA E PRESA ("Surrender and Catch")!!! Quando la soluzione arriva "da sola". --- "Storia della conchiglia pellegrina". Serendipity, in un libro sulla conchiglia di San Giacomo (di FabioPozzo).

giovedì 13 gennaio 2022

Serendipity in un libro sulla conchiglia di San Giacomo

Scritto dal biogeochimico Laurent Chauvaud per Add Editore è il racconto di una sentinella dell’Oceano incredibile, che nuota, parla, scappa dall’acqua inquinata e dalle alghe tossiche e che è un simbolo che ci tramandiamo dall’antichità

di FABIO POZZO (La Stampa, 09 Novembre 2021)

Serendipity: sono stato in Galizia di recente, sto approfondendo alcuni argomenti che riguardano questo lembo di Spagna e mi capita di leggere un libro che avevo lasciato indietro su una conchiglia e che scopro essere quella di San Giacomo. La Pecten jacobaeus, che in Italia conosciamo anche come capasanta. E’ la conchiglia della Venere di Botticelli, è il simbolo del Cammino di Santiago.

Il libro “Storia della conchiglia pellegrina”, scritto dal biogeochimico e ricercatore francese Laurent Chavaud per Add Editore, è l’esempio di quello che dovrebbero essere i libri di divulgazione scientifica. Anzitutto, lievi. Quindi, divertenti. Poi, ricco di deviazioni. Nelle pagine, tanto per dire, sono disseminati rimandi a pezzi musicali molto interessanti, molto vari, da Quincy Jones ai Ramones, che mi ero proposto di setacciare e di trasformare in una playlist (perché non l’hai fatta, Laurent? Ci stava a fine libro). Infine, un libro deve raccontare una bella storia e quella di questa conchiglia lo è.

      • [Foto] La copertina del libro "La storia della conchiglia pellegrina" di Laurent Chauvaud (Add)

La conchiglia di San Giacomo è presente in tutto il mondo. Si muove, nuota sputando l’acqua che incamera. A fatica, quasi controvoglia: lo fa per sfuggire a condizioni di vita impossibili o a un predatore, come la stella marina. Sarebbe spuntata 25 milioni di anni fa nell’Atlantico del Nord, si sarebbe spostata verso Sud, nelle acque fresche grazie all’upwelling (la risalita di acque più fredde verso la superficie) del Marocco e della Mauritania e da qui avrebbe continuato il suo viaggio verso il Sudafrica, l’Australia, la Nuova Zelanda, l’Antartide e ancora la Norvegia.

Pecten che si trasforma in conchiglie cugine, che misura il trascorrere del tempo con le sue striature quotidiane e con gli anelli che s’incidono a ogni fine inverno, che è un rivelatore dell’inquinamento. Una conchiglia che parla: quando respira e si ventila, emette un soffio prolungato, che varia se qualcosa non va: acqua contaminata, un’acqua tossica e persino il rumore emesso dalle attività dell’uomo. Dal quale la conchiglia rifugge rimettendosi in moto: il suo muscolo riparte, a fatica, consumando un’enorme quantità di energia e facendola dimagrire.

In Francia ne sono ghiotti. Il consumo è record, pari a 2,5 chili pro capite l’anno. Ovviamente, laddove difetta la natura, ci pensa l’uomo, con l’acquicoltura. La produzione mondiale totale di conchiglia di San Giacomo è di 2,4 milioni di tonnellate, di cui due terzi sono coltivate. Le noci, cioè la carne bianca, arrivano nei supermercati soprattutto dall’Asia.

      • [Foto] La conchiglia di San Giacomo simbolo del Cammino di Santiago

Non ci dovete pensare, però, perché sennò vi rovina la magia. Le sue bivalve nella Preistoria erano d’un uso ornamentale, avevano un valore di talismano. Poi, anche come recipiente. Nel Medioevo le due valve erano associate alle opere di bene, rappresentavano i due precetti della carità: l’amore di Dio e quello per il prossimo. Ed erano il simbolo dei pellegrini, che camminavano sino alla tomba di San Giacomo, a Santiago, dove le sue ceneri sono giunte dentro una conchiglia. Non erano, le conchiglie, benedette all’inizio del Cammino, perché erano raccolte sulla spiaggia alla fine del percorso. Erano indossate come simbolo, ma anche come amuleto contro la stregoneria e la malasorte.

Quelle antiche rotte sono ancora oggi contrassegnate dalla conchiglia di San Giacomo. I pellegrini le portano ovunque. E così sono marchiate anche le proprietà della Chiesa a Santiago. Oltre che le migliaia di gadget e souvenir in tema di Cammino. Allora le sue bivalve diventano di pietra, plastica, ceramica, argilla e parrebbe pure un controsenso, se si pensa che è stata proprio l’assenza di progresso in Galizia a farle prosperare sui fondali. Gadget che magari sono made in China. Ne sta facendo, di strada, questa conchiglia pellegrina.

La storia della conchiglia pellegrina, Laurent Chauvaud, 160 pp, 16 euro


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