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Dentro le urne ... ("Dei sepolcri" di Ugo Foscolo)

SCIOLTE LE CAMERE, SI VA ALLE ELEZIONI - IL 13 e 14 APRILE. IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ESORTA I PARTITI A RISPETTARE LE REGOLE E INVITA TUTTI I CITTADINI A FARE IL PROPRIO DOVERE. ANCHE IO FARO’ IL MIO DOVERE E ANDRO’ A VOTARE: "FORZA ITALIA"!!! "Battetevi bene e buona fortuna": il commento di Eugenio Scalfari!!! Boh e Bah!!! - a cura di pfls

Si sono già spartiti le cariche: Fini alla presidenza della Camera, Casini agli Esteri. Letta dove la sua presenza "pacificatrice" sarà più utile. Alla presidenza della Rai un uomo "morbido" di centrosinistra con maggioranza targata centrodestra. Tutto come prima, ma in clima "bipartisan".
giovedì 7 febbraio 2008 di Maria Paola Falchinelli
[...] ci sarà un tema nuovo sul quale sia Berlusconi sia Casini (gli altri non so) batteranno molto; un tema seduttivo: la nuova legislatura guidata dal centrodestra avrà caratteristiche "costituenti". Farà le riforme istituzionali, farà una nuova legge elettorale, assocerà l’opposizione sul modello Sarkozy-Attali. Chiamerà a collaborare i cervelli migliori e le migliori energie senza badare ai colori di bandiera. Gianni Letta come vessillo.
Il programma è questo. I soci maggiori si sono (...)

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> SCIOLTE LE CAMERE: SI VA ALLE ELEZIONI IN APRILE?!! IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ESORTA I PARTITI A RISPETTARE LE REGOLE E INVITA TUTTI I CITTADINI A FARE IL PROPRIO DOVERE. ANCHE IO FARO’ IL MIO DOVERE E ANDRO’ A VOTARE: "FORZA ITALIA"!!! ---Elezioni in aprile e Prodi padrone di casa a Palazzo Chigi fino al voto. E’ lo scenario prossimo venturo più probabile. A maggio il nuovo governo.

lunedì 4 febbraio 2008


-  In caso di scioglimento delle Camere, Prodi in carica fino al voto (6 o 13 aprile)
-  Lunga la lista dei provvedimenti a rischio. Al governo dimissionario solo affari correnti

-  A maggio il nuovo governo
-  A rischio 12 miliardi di tesoretto

-  Prodi e Padoa Schioppa hanno deciso di anticipare i risultati della trimestrale
-  Mancano deleghe chiave per welfare, stipendi e lavori usuranti

di CLAUDIA FUSANI *

ROMA - Elezioni in aprile e Prodi padrone di casa a Palazzo Chigi fino al voto. E’ lo scenario prossimo venturo più probabile. "Prodi premier in carica fino alle elezioni", dice anche Anna Finocchiaro al termine del faccia a faccia del Pd a Palazzo Giustiniani. Una condizione che da una parte "arma" la mano di Berlusconi perché è più "facile" fare campagna elettorale avendo alla guida del governo il leader della coalizione sconfitta. Ma che può anche "armare" il Pd e il centrosinistra se è vero che nei prossimi due-tre mesi dovrebbero andare a buon fine una serie di iniziative economiche a favore dei salari e del lavoro dipendente, quell’operazione di risarcimento sociale tanto attesa dopo un anno e mezzo di "no" e sacrifici.

Come che sia, vantaggio e svantaggio per l’uno o per l’altro dei competitor, la non soluzione della crisi e la gestione ordinaria a cui l’esecutivo dimissionario è obbligato nei mesi precedenti il voto, rischia di congelare un sacco di soldi che dovevano andare proprio a salari e pensioni. I tecnici contano che sono almeno una trentina i decreti legislativi che se non approvati rischiano di far saltare importanti misure previdenziali e sui salari. E che sono "circa 12 i miliardi" pronti per essere distribuiti. A tanto dovrebbe infatti ammontare "il tesoretto". E ora non si sa. Perché, ci si chiede, fino a che punto i provvedimenti economici finanziari rientrano nelle emergenze e/o nell’ordinaria amministrazione su cui il governo dimissionario è tenuto a legiferare?

Agenda elettorale. Stasera il presidente Marini sale al Colle per dire al presidente Napolitano che non c’è stato nulla da fare, che al termine delle 27 consultazioni - oltre a gruppi e partiti le associazioni della società civile, dai sindacati ai Comitati per il referendum e Per le riforme - non è possibile trovare una sintesi e tentare di mettere su un governo di pochi mesi in grado di fare le attese riforme. A quel punto il boccino torna nelle mani del Presidente della Repubblica che però era già stato chiaro: un governo di larghe intese per le riforme altrimenti nulla. Esiste in teoria un’altra strada per il Presidente: quella cioè di dare ascolto a chi, tra i costituzionalisti, ha avvertito sia il Colle che Marini che il voto con questa legge elettorale potrebbe essere invalidato dai ricorsi dei cittadini per la dubbia costituzionalità della legge così come ha evidenziato la Consulta. Ipotesi possibile ma molto remota.

Lo scioglimento delle Camere. Quello che succederà quasi certamente nelle prossime ore è che Napolitano convocherà i presidenti delle Camere per comunicare loro la decisione. Poi sarà il Consiglio dei ministri a indire le elezioni anticipate e fissare la data di convocazione del nuovo Parlamento. La date del voto, invece, saranno indicate dal ministero dell’Interno. E’ molto probabile il 6 o il 13 aprile. Il nuovo governo dovrebbe giurare ai primi di maggio.

Il tesoretto per i salari - Lo dirà la trimestrale di cassa (a fine marzo "ma - dicono fonti del governo - a questo punto sarà anticipata il più possibile") quanti saranno realmente i soldi a disposizione. I tecnici dei dicasteri economici hanno calcolato che tra tagli alle spese correnti e recupero da evasione fiscale l’esecutivo potrebbe gestire un tesoretto pari a 10-12 miliardi che dovrebbe essere ridistribuito (così come dispone la Finanziaria) secondo un piano in tre capitoli: salari; lavori usuranti; rinnovo contratto statali. Sette-otto miliardi di extragettito erano stati destinati al recupero di potere di acquisto dei salari: nel vertice di maggioranza del 10 gennaio Prodi e il governo si erano impegnati a destinare le risorse del tesoretto per ridare potere d’acquisto ai salari grazie a un piano di interventi fiscali in favore dei lavoratori dipendenti e delle famiglie e la detassazione degli straordinari.

Il confronto con sindacati e parti sociali: che fine fa lo sciopero del 15 febbraio? La maggioranza bisticciava al suo interno sui tempi della ridistribuzione: Padoa Schioppa diceva giugno; i sindacati dicevano "adesso", cioè tra un mese. Su questo punto era stato proclamato lo sciopero. Che adesso resta senza interlocutori. Ma i tavoli erano avviati e gli accordi incardinati. Il governo voleva mettere mano a pressione fiscali, redditi e pensioni, prezzi e tariffe, sicurezza sul lavoro, tagli alla prima aliquota Irpef (dal 38 al 37 per cento per gli stipendi medi tra i 28 e i 55 mila euro), detrazioni agli stipendi più bassi e per le famiglie meno abbienti con una dote fiscale per i figli (una superdetrazione per chi ha figli fino a tre anni). E al tempo stesso alzare al 20 per cento la ritenuta fiscale sui redditi finanziari.

Il pacchetto per i lavori usuranti. La legge sul welfare, approvata a fine dicembre, contiene almeno sei deleghe che vanno in scadenza nei primi tre mesi dell’anno. Tra queste la più importante è quella relativa ai lavori usuranti. Il welfare, infatti, riformando il sistema delle pensioni, aveva individuato un settore di lavoratori - quelli usuranti appunto - che potevano andare in pensione tre anni prima degli anni. Per rendere operativa questa norma era necessario un decreto delegato. Secondo le stime di palazzo Chigi sono circa un milione e mezzo i lavoratori coinvolti. Il decreto legislativo che doveva fissare le modalità con cui applicare lo sconto di tre anni sull’età minima della pensione deve essere approvato entro i primi tre mesi dell’anno.

Missioni militari. Il Parlamento dimissionario dovrà convertire in legge il decreto sulle missioni militari all’estero. Pena il ritiro immediato delle truppe. Anche questa rischia di diventare, come si può intuire, una partita puramente elettorale. Il Parlamento dovrà convertire entro il 25-26 marzo. Il decreto del governo infatti porta la data del 25 gennaio, all’indomani dell’apertura della crisi. Già quel giorno, nonostante l’Unione finita in pezzi la sera prima nell’aula di palazzo Madama, il ministro Paolo Ferrero (Rc) votò contro. Si può immaginare cosa potrà succedere a fine marzo, in piena campagna elettorale, con ognuno nel centro-sinistra che dovrà piantare la propria bandiera di identità più o meno pacifista e antimilitarista.

L’emergenza rifiuti. In piena campagna elettorale, a fine marzo, scade anche il mandato del prefetto Gianni De Gennaro, commissario straordinario per i rifiuti in Campania. Il mandato del premier Prodi era di tre mesi per chiudere l’emergenza e avviare un sistema coordinato di smaltimento dei rifiuti. Non sembra possibile, ad oggi, che De Gennaro possa riuscire a concludere il suo mandato entro fine marzo.

* la Repubblica, 4 febbraio 2008


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