MORTI BIANCHE
Capua, la figlia di una vittima
"Erano trattati come schiavi"
Le lacrime della donna: "E’ da ieri che siamo qui e nessuno si è degnato di dire ci dispiace". Oggi tutti i dipendenti sono stati convocati per prendere parte ad un’assemblea alla quale parteciperanno anche di alcuni vertici dell’azienda
Davanti all’azienda di Dsm la rabbia dei parenti dei tre operai morti ieri mattina si sente tutta. Urla la figlia di Giuseppe Cecere, uno dei tre operai morti ieri nello stabilimento Dsm di Capua, nel Casertano. Parole di disperazione, di chi si sente abbandonato. "Li comandavate come schiavi - dice la figlia del 52enne - . E’ da ieri che siamo qui e nessuno si è degnato di dire ci dispiace".
"Devono parlare i testimoni", dice la cognata di Giuseppe Cecere. Cecere è proprio di Capua e la sua abitazione si trova esattamente di fronte allo stabilimento dove è morto. La cognata aggiunge: "I testimoni devono far giustizia, ci devono dire come sono andate le cose". E poi un dettaglio che rende ancora più tragico quanto avvenuto: "Giuseppe, li dentro, aveva tanta paura di morire".
Il giorno dopo la morte di Giuseppe Cecere, Antonio Di Matteo e Vincenzo Musso alla Dsm di Capua, i dipendenti dell’azienda non hanno alcuna voglia di parlare. Le vittime lavoravano per una ditta esterna di Afragola e sono stati investiti dalle esalazioni. Stavano lavorando in ore di straordinario e sono stati investiti dai fumi tossici provenienti dal silos, probabilmente dovuti ad un processo di fermentazione che si è innescato quando l’hanno aperto.
Oggi tutti i dipendenti sono stati convocati per prendere parte ad un’assemblea alla quale parteciperanno anche di alcuni vertici dell’azienda arrivati direttamente dall’Olanda.
Se a qualcuno si prova a chiedere se all’interno della Dsm siano rispettate le norme relative alla sicurezza, in tanti, tutti, rispondono con il silenzio. "Non vogliamo parlare", la prima risposta, poi qualcuno aggiunge anche "ci hanno detto di non parlare".
Questa mattina davanti ai cancelli dell’azienda del Casertano si è presentato anche un ex dipendente che ha lavorato qui per 40 anni. Giuseppe D’Este lo dice senza se e senza ma: "I lavoratori delle ditte esterne qui sono considerati di serie B, un pò come una merce". Ma c’è anche chi, tra i dipendenti ci tiene a precisare: "Qui la sicurezza è il fiore all’occhiello, quanto è successo è stato solo un brutto incidente".
* la Repubblica, 12 settembre 2010