Io, prof "ebrea di elezione"
di CHIARA SARACENO (La Stampa, 9/2/2008)
Sono anch’io nella lunga lista di professori universitari ebrei italiani indicati al pubblico ludibrio perché, tra l’altro, farebbero spionaggio a favore di Israele per il solo fatto di insegnare anche in quel Paese. Non sono ebrea e non insegno in Israele, Paese che purtroppo non ho ancora mai visitato. Sono anche molto critica della politica di Israele nei confronti della Palestina, così come lo sono molti ebrei italiani, e anche molti israeliani, intellettuali e non.
Sono in quella lista perché ho a suo tempo firmato un appello contro il boicottaggio che un’associazione accademica inglese aveva proclamato nei confronti degli intellettuali e professori israeliani per protestare contro la guerra nel Libano. Non mi sto chiamando fuori, naturalmente. Anzi, l’attribuzione di ebraismo come accusa infamante non può che indurmi a dichiararmi «ebrea di elezione». Mi incuriosisce la motivazione della lista di proscrizione. L’argomentazione per cui i «professori ebrei» dovrebbero essere considerati come nemici pericolosi dell’Italia, perché talvolta insegnano in Israele trasferendo colà preziose competenze scientifiche, mi sembra infatti una barzelletta.
Non solo perché molti dei firmatari sono storici, letterati, sociologi, politologi - ovvero persone che è arduo considerare detentrici di importanti segreti tecnologici. La collaborazione a livello internazionale è dimensione spesso indispensabile del lavoro scientifico, così come lo è, sul piano formativo, la circolazione di studenti e docenti. Da sempre i Paesi più avveduti l’hanno incoraggiata e l’Unione Europea ha programmi specifici in questo senso, all’interno dell’Unione ma anche con altri Paesi che non ne fanno parte. L’obiettivo è proprio la circolazione delle idee e delle competenze, la creazione di standard comuni e di uno spazio internazionale comune della ricerca. Sarà incoraggiamento allo spionaggio? O solo nel caso sia coinvolto Israele?
Purtroppo, tuttavia, non possiamo ridere. Perché l’incitamento all’odio tramite la manipolazione della realtà e l’attribuzione di etichette è lo sport preferito degli agitatori di professione, che in Italia si esercitano sui temi più svariati e in ambiti più prestigiosi di un blog. Per questo occorre continuare a mantenere aperti spazi di confronto e scambio che si sottraggano agli interdetti e alle scomuniche.