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CONTRO LA CIVILTA’ DELL’AMORE ("CHARITAS") DELL’EVANGELO, DI GIOVANNI XXIII, E DI GIOVANNI PAOLO II (Assisi, 1986) ....

LA TEOLOGIA DEL "LATINORUM" DELLA CHIESA CATTOLICO-ROMANA DI BENEDETTO XVI. CON QUESTO "LOGO" VINCERAI: DIO "LA ROBA" E’ ("Deus caritas est", 2006)!!! Una breve nota sulla catastrofe "unitaria" del Vaticano e dell’Italia - di Federico La Sala

LA "SACRA FAMIGLIA" DELLA GERARCHIA VATICANA E’ ZOPPA E CIECA: IL FIGLIO HA PRESO IL POSTO DEL PADRE DI GESU’ E DEL "PADRE NOSTRO" ... E CONTINUA A "GIRARE" IL SUO FILM PREFERITO, "IL PADRINO".
giovedì 21 febbraio 2008 di Maria Paola Falchinelli
Altro che la Chiesa di Maria e Gesù... - e Giuseppe!?
Questa è la Chiesa ... del “latinorum”, di "Mammona", di "Mammasantissima" e del Capitalismo!!!
FORZA “Deus caritas est”?! FORZA "DIO CARO-PREZZO"?!
Caro BENEDETTO XVI ...
Corra, corra ai ripari (... invece di pensare ai soldi)! Faccia come insegna CONFUCIO: provveda a RETTIFICARE I NOMI. L’Eu-angélo dell’AMORE (“charitas”) è diventato il Van-gélo (...)

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> LA TEOLOGIA DEL "LATINORUM" .. CON QUESTO "LOGO" VINCERAI: DIO "LA ROBA" E’ ("Deus caritas est")! -- Quanto vale “Vaticano spa”. “Siate sobri, basta proprietà”. Il richiamo del Papa ai vescovi.

martedì 17 maggio 2016

Il dossier.

Palazzi, alberghi e ospedali

2 mila miliardi di patrimonio quanto vale “Vaticano spa”

Un milione di immobili sparsi in tutto il mondo, 115 mila soltanto in Italia, e appartamenti di lusso spesso affittati a politici a prezzi di favore

di Corrado Zunino (la Repubblica, 17.05.2016)

ROMA. La chiesa cristiana e cattolica, con i rami diretti e le sue arciconfraternite, gli enti morali, le società di soccorso, gli almi collegii e le ancelle, con le fondazioni, le banche e le immobiliari che rimandano a fondi chiusi, possiede nel mondo - è la stima più credibile, racchiusa tuttavia in nessun documento ufficiale - un milione di immobili per un valore di duemila miliardi. Chiese, naturalmente, e queste non sono alienabili essendo costruite sulla Pietra evangelica. Poi sedi parrocchiali, case generalizie, istituti religiosi, conventi, missioni, case di riposo, seminari, centri di cura e bellezza, ospizi, orfanotrofi, asili, pii alberghi per turisti e pellegrini, terreni e molte abitazioni civili date in locazione. Solo tra ospedali, scuole e università la chiesa cristiana e cattolica può contare sullo stesso numero di edifici presente negli Stati Uniti.

UN QUARTO DI ROMA

Di quel milione di “cose” di proprietà, settecentomila beni materiali sono all’estero, trecentomila in Italia concentrati, questi, in Lombardia e Veneto, naturalmente a Roma. Secondo il Gruppo Re, che da sempre fornisce consulenze al Vaticano sul tema, il 20 per cento del patrimonio immobiliare italiano è tutt’oggi proprietà della chiesa: 115 mila pezzi. Lo calcolò per primo Paolo Ojetti in un’inchiesta per l’Europeo del gennaio 1977 che rivelò come un quarto della capitale fosse nelle mani della Chiesa apostolica. Solo a Roma ogni anno vengono registrati 8-10 mila testamenti a favore del clero.

I due istituti operativi vaticani sul fronte immobiliare, spesso confusi, sono Propaganda Fide e l’Apsa. Gli appartamenti di Propaganda, di lusso, valgono 9 miliardi di euro. Tra le 957 case di proprietà spesso usate come merce di scambio e cedute con larghi sconti (il palazzetto di tre piani e 42 vani di via dei Prefetti, a Roma, venduto a costo calmierato all’ex ministro Pietro Lunardi in cambio della ristrutturazione a spese pubbliche della sede di Propaganda in piazza di Spagna), 725 immobili sono nella capitale. E sono diventati affitti buoni per l’ex vicedirettore generale Rai Antonio Marano, il capo delle missioni sporche della Protezione civile Mauro Della Giovampaola, il direttore dell’Enac aeroportuale Vito Riggio, l’ex sottosegretario di Forza Italia Nicola Cosentino, l’ex ragioniere generale Andrea Monorchio. Di Propaganda sono l’attico abbacinante di Bruno Vespa, l’appartamento di Cesara Buonamici, lo show room dell’Oreal, il mega solarium Priscilla che al Vaticano versa solo 3.000 euro il mese. All’epoca di Angelo Balducci gentiluomo del Papa, l’ingegnere pubblico girava in auto con la mappa degli appartamenti della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli pronto a suggerire le case migliori a buoni conoscenti.

LE CASE-REGGIA DEI CARDINALI

Poi c’è l’Apsa, l’Amministrazione del patrimonio della sede cattolica, con i suoi 5.050 appartamenti affittati a prezzo di mercato agli sconosciuti e a canone zero a chi ha servito la chiesa: giuristi, letterati, direttori sanitari. Sono 860 le locazioni gratuite. Innanzitutto, quelle per le case-reggia dei 41 cardinali di prima fila: tutti intorno a San Pietro. Quindici in piazza della Città Leonina dove spiccano i 368 metri quadrati del penitenziere maggiore Mauro Piacenza, otto in piazza di San Callisto con i 472 metri del francese Roger Etchegarray, sei in via Rusticucci con l’appartamento del prefetto della Congregazione per le chiese orientali, Leonardo Sandri: 522 metri di stucchi e biblioteche. Tre sono in via Pfeiffer, dove s’allargano i 525 metri da primato dello statunitense William Joseph Levada.

Nel tentativo di ricostruire e mettere a sistema i possedimenti Apsa, monsignor Lucio Vallejo Balda, a capo della commissione Cosea, ha scatenato l’ultima guerra in Vaticano, che poi è diventata il processo Vatileaks 2. Papa Francesco ha già detto molto sulle “case dei principi” della chiesa.

GLI EX CONVENTI B&B

Il turismo religioso nei più famosi luoghi di pellegrinaggio offre 200 mila posti letto e vale 4,5 miliardi. Il calo delle vocazioni ha svuotato abbazie e monasteri, più di duemila in Italia, e moltiplicato i cantieri per trasformare antichi conventi in bed and breakfast. A Roma un palazzo del Borromini nella titolarità delle suore Oblate di Santa Maria dei Sette dolori è diventato un hotel da 62 camere.


Il richiamo del Papa ai vescovi

“Siate sobri, basta proprietà”

Francesco apre l’assemblea della Cei: “Bruciate le ambizioni di carriera e di potere. Rinunciate ai beni non necessari”

Su “La Croix” parla di dialogo con l’Islam

“Eutanasia e nozze gay? Decida il parlamento”

di Paolo Rodari (la Repubblica, 17.05.2016)

CITTÀ DEL VATICANO. Chi aspettava un intervento sulle vicende politiche italiane, dalle unioni civili all’immigrazione, è rimasto deluso. Le parole di ieri pomeriggio di Papa Francesco all’annuale assemblea generale della Cei sono entrate invece con forza nel tema principale della stessa assemblea: il rinnovamento del clero. Un tema caldo, per la Chiesa, perché tracciare l’identikit del sacerdote significa indicare un modello preciso, che per Bergoglio dista anni luce dalle tentazioni del carrierismo e del personalismo: «I preti - ha detto - brucino sul rogo le ambizioni di carriera e di potere».

Per Francesco il sacerdote ideale è colui che «non ha un’agenda da difendere» ma «si fa prossimo di ognuno», ha uno «stile di vita semplice ed essenziale» che lo rende credibile ed è «attento a diffondere il bene con la stessa passione con cui altri curano i loro interessi». E per quanto riguarda la «gestione delle strutture e dei beni economici» Francesco dice ai vescovi riuniti le parole forse più incisive: «In una visione evangelica, evitate di appesantirvi in una pastorale di conservazione, che ostacola l’apertura alla perenne novità dello Spirito. Mantenete soltanto ciò che può servire per l’esperienza di fede e di carità del popolo di Dio».

Il ritorno all’essenziale è il leitmotiv degli interventi tenuti da Francesco in questi tre anni di pontificato davanti alla Chiesa italiana. Se al convegno ecclesiale di Firenze aveva evocato la figura del don Camillo di Guareschi, ieri ha parlato dei «tanti parroci che si spendono nelle nostre comunità». La loro vita, come la vita di tutti i preti, è «eloquente » se è «diversa, alternativa ». Il prete «è uno che si è avvicinato al fuoco e ha lasciato che le fiamme bruciassero le sue ambizioni di carriera e potere. Ha fatto un rogo anche della tentazione di interpretarsi come un “devoto” che si rifugia in un intimismo religioso che di spirituale ha ben poco». E ancora, le parole più immaginifiche: «È scalzo, il nostro prete, rispetto a una terra che si ostina a credere e considerare santa. Non si scandalizza per le fragilità che scuotono l’animo umano». Messi al bando sia «il freddo rigorismo» che un «buonismo» fatto di «superficialità e accondiscendenza a buon mercato», il prete «con l’olio della speranza e della consolazione, si fa prossimo di ognuno, attento a condividerne l’abbandono e la sofferenza».

Non è stato un monito quello di Francesco. Né un anatema. Non ha sgridato nessuno. Piuttosto si è messo «in ascolto» dei preti, avvicinandosi «quasi in punta di piedi» ai tanti parroci, per capire da loro quale sia l’identikit del sacerdote oggi. Bergoglio, come quando era arcivescovo di Buenos Aires, impara dal clero e dal meglio di esso desume le linee utili per tutti: il sacerdote, ha detto, non è un burocrate, non mira all’efficienza, non si scandalizza per le fragilità. È uomo di pace, sempre disponibile con le persone perché «in questo tempo povero di amicizia sociale il nostro primo compito è quello di costruire comunità».

La giornata di ieri del Papa è stata caratterizzata anche da un’intervista al quotidiano cattolico La Croix. Francesco è tornato a parlare dell’immigrazione causata dalle guerre e dal sottosviluppo, dei trafficanti di armi e dell’integrazione: «La coesistenza tra cristiani e musulmani è possibile - ha detto - In Centrafrica, prima della guerra, cristiani e musulmani vivevano insieme e devono reimparare a farlo oggi. Il Libano mostra che ciò è possibile». E ancora: «Non credo che ci sia oggi una paura dell’islam, in quanto tale, ma di Daesh (Is, ndr) e della sua guerra di conquista, tratta in parte dall’Islam ». E a una domanda su eutanasia e unioni civili ha risposto che tocca al parlamento discuterne. Poi, quando una legge è approvata, lo Stato deve rispettare le coscienze, l’obiezione è un diritto umano anche per i funzionari pubblici.


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