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LA LEGGE 194 E LA DIGNITA’ E LA SOVRANITA’ DELLE DONNE - E DEGLI UOMINI D’ITALIA. Aborto: un attacco ai diritti delle donne. Sul caso delle indagini presso il Policlinico II di Napoli, un comunicato dei Giuristi Democratici - a cura di pfls

sabato 16 febbraio 2008 di Maria Paola Falchinelli


Sul caso delle indagini presso il Policlinico II di Napoli.
L’Associazione Nazionale Giuristi Democratici:
Premesso che:
ha appreso a mezzo stampa dell’irruzione senza mandato degli Agenti del Commissariato
Arenella in Napoli, presso il Policlinico II, in data 11 febbraio 2008, a fronte di presunta
notizia anonima di feticidio;
ha appreso che in tali circostanze, pur rassicurati sulla legittimità dell’aborto dal personale (...)

In risposta a:

> LA LEGGE 194 E LA DIGNITA’ E LA SOVRANITA’ DELLE DONNE - E DEGLI UOMINI D’ITALIA. ---Da oggi sul tappeto non c’è solo la questione dell’aborto, o la difesa della 194. E sbaglierebbero anche le donne se si lasciassero prendere nella trappola strumentale di questo perimetro. La questione sul tappeto è quella dello Stato costituzionale di diritto (di Ida Dominijanni).

venerdì 15 febbraio 2008

L’aborto è di Stato

di Ida Dominijanni (il manifesto, 15 febbraio 2008)

C’è fra lo Stato moderno e le donne un’antica inimicizia, fatta di esclusione da una parte e di estraneità dall’altra, che la costruzione della cittadinanza non è mai riuscita a sanare del tutto ma solo a lenire. La legge italiana numero 194 è stata una tappa cruciale di questo lenimento: siglando, fra donne e Stato, non la pace ma un armistizio. La procura di Napoli che ha ordinato il blitz del Policlinico, i poliziotti che l’hanno eseguito con zelo in eccesso, i politici che lo approvano, lo sdrammatizzano o lo spoliticizzano, i predicatori che lo cavalcano per testare (scusate la volgarità della citazione letterale) la grandezza dei propri genitali, devono sapere che hanno rotto questo armistizio e assumersene, da adulti e non da bambini, da padri e non da figli in perenne rivolta edipica contro le madri e contro la Madre, le dovute responsabilità.

Da oggi sul tappeto non c’è solo la questione dell’aborto, o la difesa della 194. E sbaglierebbero anche le donne se si lasciassero prendere nella trappola strumentale di questo perimetro. La questione sul tappeto è quella dello Stato costituzionale di diritto. Quello che garantisce - o dovrebbe - che le leggi siano applicate correttamente e non in un clima di emergenza permanente, quello che stabilisce - o dovrebbe - procedure giudiziarie corrette, quello che ci tutela - o dovrebbe- dagli abusi delle forze dell’ordine, quello che difende - o dovrebbe - il rapporto fra medico e paziente da aggressioni e interferenze indebite. Prima di discutere dell’aborto si discuta di questo: a quando un’ispezione nella procura di Napoli? Da quando una telefonata anonima è quanto basta per ordinare un blitz? L’infermiere anonimo verrà gratificato con un encomio allo zelo pro-life? Noi comuni mortali dovremo munirci di avvocato prima di entrare in una sala operatoria? E i medici, prima di fare una disgnosi fetale, dovranno dare un’occhiata ai giornali per vedere che aria tira?

Non è la prima volta e non sarà l’ultima che l’aborto si fa segno di più generali questioni: proprio perché l’aborto, al contrario di quanto sostiene la scellerata campagna sulla sua «faciloneria», si colloca su un delicato crinale, fra coercizione e libertà, fra garanzie collettive e decisione individuale, fra specie e singolarità. Bombardare questo delicato crinale a colpi di cannone significa bombardare, con la cittadinanza femminile, l’edificio dello Stato di diritto, tornare a uno Stato violento da un lato e paternalista dall’altro, che si fida più dei poliziotti che delle donne, e delle donne fa quando va bene delle vittime incapaci di intendere e di volere, quando va male delle assassine: feticide, come recita il brillante neologismo. Lasciare tutto questo fuori dalla campagna elettorale, come va predicando la premiata ditta V&B, è un’illusione falsa e truffaldina, che serve a Veltroni per non sbarrarsi il voto cattolico, a Berlusconi per non sbarrarsi il voto femminile. Siamo abituati a una politica che si nutre di confusione, ma ci sono questioni che domandano chiarezza. E se non la ricevono, la fanno.


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