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Il magistero della Legge dei nostri Padri e delle nostre Madri Costituenti non è quello di "Mammona" ("Deus caritas est", 2006)!

EUROPA: EDUCAZIONE SESSUALE ED EDUCAZIONE CIVICA. ITALIA "NON CLASSIFICATA"!!! Per aggiornamento, un consiglio di Freud del 1907 - con una nota introduttiva di Federico La Sala

Studio europeo nelle scuole, ma il Ministro "censura" la domanda sui metodi contraccettivi (la Repubblica/Salute, 14.02.2008, p. 19).
domenica 9 marzo 2008 di Maria Paola Falchinelli
Cosa succede in casa - nella “camera nuziale”,
e cosa succede in Parlamento - nella“camera reale”?!
Per un nuovo "romanzo familiare",
politico e teologico!!!
COME NASCONO I BAMBINI?
E COME ‘NASCONO’ I GENITORI?!
Una nota introduttiva alla
“Istruzione sessuale dei bambini” (1907)
di Sigmund Freud
di Federico La Sala *
Quali discorsi si fanno nella stanza dei bambini? Ma quali discorsi si fanno nella camera dei genitori e, ancor di più, in (...)

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> EUROPA --- STORIA DELLA CONTRACCEZIONE. Nel libro di Carlo Flamigni presidente onorario dell’Aied il percorso travagliato dei metodi per impedire il concepimento (di Luca Landò).

sabato 19 gennaio 2013


-   Contraccezione e cattiva scienza
-  Il controllo delle nascite: una storia dolorosa sulla pelle delle donne

-  Nel libro di Carlo Flamigni presidente onorario dell’Aied il percorso travagliato dei metodi per impedire il concepimento
-  Uno scontro tra posizioni etiche che ha sacrificato senza problemi generazioni di madri

di Luca Landò (l’Unità, 19.01.2013)

CODE DI LUCERTOLE, MERCURIO E STERCO DI COCCODRILLO. SE PENSATE A HARRY POTTER SIETE FUORI STRADA: quelli che avete appena letto sono alcuni dei metodi usati dalle donne dell’antichità per non aver figli. Poco efficaci, come è facile intuire, ma ampiamente diffusi. Perché nel grande libro dell’umanità il controllo delle nascite occupa un capitolo molto ampio anche se poco conosciuto. Ce lo ha ricordato e spiegato Carlo Flamigni, ginecologo di fama internazionale e presidente onorario dell’Aied, nel suo bellissimo Storia della contraccezione uscito per Dalai Editore.

Come dice Flamigni, il controllo della fertilità, molto prima d’essere un problema tecnico, è una questione culturale. E come tutte le questioni culturali di amplissima portata anche questa è stata, ed è tuttora, accompagnata da grandi errori e robusti pregiudizi. Si è sempre pensato ad esempio che le donne dei tempi più antichi cercassero di avere il maggior numero di figli, spiegando che siccome la mortalità infantile era altissima, lo stimolo a procreare fosse molto intenso. È probabile che accadesse esattamente l’opposto e che in condizioni di scarsità di cibo l’arrivo di nuove bocche da sfamare venisse accolto come un problema più che una opportunità. Questo spiega come in mancanza di tecniche anticoncezionali efficaci, molto spesso le popolazioni primitive ricorressero all’abbandono o all’uccisione dei neonati. In molte società il destino dei figli era deciso, non dalla famiglia, ma dal capo del gruppo sociale o dai componenti più anziani che in base alla situazione del momento spostamenti, cibo, spazio a disposizione valutavano se la comunità poteva permettersi di mantenere i nuovi arrivati.

Fino a un paio di secoli fa, ricorda Flamigni, il parto rappresentava un momento cruciale, spesso pericoloso nella vita di una donna: «In un’epoca in cui le partorienti di bassa statura e quelle portatrici di bacini viziati morivano insieme al neonato, l’inizio di una gravidanza era vissuto da molte giovani come un annuncio di morte. D’altro canto è bene ricordare che fino alla metà del XIX secolo, nella clinica ostetrica della civilissima Vienna almeno un donna su dieci moriva di parto insieme al figlio».

Comparata alle altre, la nostra è sempre stata una specie poco fertile, ma il numero medio di figli per donna è diminuito con il passare dei secoli. Osservando gli scheletri femminili i paleo-patologi hanno stabilito che nel corso dei millenni il numero dei figli per madre è calato progressivamente: nel 2000 avanti Cristo le donne avevano in media cinque figli, mentre nella Roma imperiale il numero era sceso a 3,3. Sembra dunque che da almeno quattromila anni, forse prima, sia esistita qualche forma di controllo sulla crescita della popolazione.

«È tuttavia probabile che questo controllo venisse affidato più all’infanticidio e all’aborto che alla contraccezione», spiega Flamigni.

«Per migliaia di anni il concepimento è stato considerato un mistero insolubile, accompagnato, anzi rafforzato, da una ridda di ipotesi, miti e leggende che in alcuni casi resistono ancora oggi. Gli aborigeni australiani, che hanno mantenuto per secoli le stesse tradizioni culturali, sostengono tuttora che nel corpo delle donne abiti un piccolo bambino trasparente entrato in qualche modo durante il periodo dei giochi infantili: questo bambino, che di notte esce e va in giro, a volte viene trattenuto nel corpo della donna ed è a quel punto che, secondo gli aborigeni, inizia la gravidanza».

È chiaro che senza una chiara conoscenza dei meccanismi biologici i metodi per prevenire la fecondazione siano a lungo stati una miscela di superstizioni, magie ed empirico buon senso. In molte zone del Nord Africa esiste ancora oggi l’idea che i cadaveri abbiano un potere sterilizzante e che bere l’acqua utilizzata per lavare un corpo privo di vita renda una donna sterile. Ma i consigli anticoncezionali sono numerosissimi: mangiare un pezzo di favo contenente api morte o del pane con peli di mula bruciati e tritati; preparare misture contenenti bava di cammello o mangiare i baccelli della fave, uno per ogni anno di sterilità desiderata.

Nell’Africa centrale molte donne si imbottiscono la vagina con sassi o erba finemente triturata, con risultati spesso disastrosi, perché ostruendo l’uretra e ostacolando il retto si arriva spesso a provocare ritenzione di urina e feci. Nell’Ecuador le donne usavano una lavanda con una soluzione di succo di limone mescolato a un decotto di gusci di noce di mogano, un anticoncezionale usato successivamente dalle schiave nere della Guyana e della Martinica.

In Egitto il primo papiro che parla di anticoncezione risale al 1850 avanti Cristo e spiega nel dettaglio tre metodi: inserire in vagina una sostanza flessibile simile alla gomma in modo da ricoprire il collo dell’utero; utilizzare una miscela di miele e carbonato di sodio; polverizzare sterco secco di coccodrillo su una specie di pasta da inserire in fondo al canale vaginale. Le tre tecniche non erano prive di senso: miele, sostanze gommose e paste a base avevano tutte l’effetto di ridurre la motilità dello sperma. Lo sterco di animale aveva poi lo scopo di modificare l’acidità dell’ambiente vaginale, un po’ come viene fatto oggi con l’uso di spugne imbevute: è noto che il movimento degli spermatozoi viene arrestato in presenza di un ambiente acido e con pH inferiore a 6. Trecento anni più tardi, un secondo papiro (Papiro di Ebers del 1550 avanti Cristo) suggerisce di introdurre in vagina un tampone di garza imbevuto di miele e succo di acacia. La ricetta non sorprende: le foglie di acacia fermentando producono acido lattico considerato anche oggi un buon spermicida.

Nell’antica Cina la contraccezione veniva spesso mischiata con le pratiche abortive, come la ricetta che consigliava di assumere, a stomaco vuoto, mercurio cotto nell’olio. Nel Libro delle erbe, scritto 4000 anni fa, si consiglia di mangiare sedici code di lucertole cotte nel mercurio. Sempre in Cina, c’erano pratiche ispirate più all’autocontrollo che all’assunzione di sostanze. Le donne, ad esempio, venivano istruite a eseguire profondi respiri nel momento in cui il compagno raggiungeva l’orgasmo, contraendo nel frattempo i muscoli dell’addome e «pensando ad altro». Gli uomini dal canto loro potevano contare sul «coitus obstructus». La tecnica venne descritta nei dettagli nel VII secolo aC dal medico cinese Tung-hsuan. Secondo i medici cinesi, l’energia del seme maschile doveva essere trattenuta per consentire successivamente il concepimento di figli maschi. Un capitolo importante, a volte devastante, nella storia della contraccezione è legato alle erbe.

Come la carota della morte (Daucus carota) dai noti effetti abortigeni ma usata a Roma nel primo secolo avanti Cristo come anticoncezionale, a dimostrazione di quanto anticoncezionali e abortigeni venissero spesso confusi tra loro. Gran parte della storia della contraccezione è stata scritta dagli erboristi e l’elenco delle erbe usate (spesso con effetti abortigeni) è lungo: melograna, artemisia, mentuccia, ruta, aloe, ginepro, mirra, cetriolo fino al tristemente noto prezzemolo.

Ci sono alcune cose che è bene sapere quando si va incontro alla contraccezione, dice Flamigni. La prima è che non esiste il metodo contraccettivo ideale, ma la scelta è sempre il risultato di una valutazione tra i costi e benefici. Il secondo è che non esiste un metodo valido per tutta la vita, al punto che sarebbe meglio parlare di un percorso contraccettivo fatto di scelte diverse legate a momenti diversi. La terza, che in un’epoca di scienza e ricerca le tecniche per il controllo delle nascite sono spesso avvolte da una fitta nebbia di pregiudizi e cattiva informazione. «Non c’è una sola ragione per affermare che la pillola del giorno dopo inibisca l’impianto dell’embrione dice Flamigni eppure questa spiegazione priva di ogni base scientifica viene ripetuta con grande facilità su giornali, tv e una parte del mondo politico».

Se in passato il controllo delle nascite era dettato dalle condizioni di vita, anzi di miseria, delle famiglie, oggi la scelta di avere o meno un figlio è un argomento delicato su cui forte è la pressione di convinzioni religiose e culturali. Non di rado i metodi per impedire la procreazione sono diventati il pretesto per uno scontro fra opposte posizioni etiche e giuridiche che divide tuttora la società. Peccato che in questa battaglia tra guelfi e ghibellini della bioetica la voce e i diritti delle donne giungano quasi sempre per ultimi. E qui arriva il quarto messaggio lanciato dal presidente dell’Aied: siamo davvero convinti, su questi temi, di aver abbandonato ignoranza e superstizione? Perché è vero che i roghi delle streghe sono stati aboliti, dice Flamigni, ma quando si parla di contraccezione c’è un’ombra medioevale che si allunga con sorprendente rapidità. E fatica a scomparire.


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