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Il magistero della Legge dei nostri Padri e delle nostre Madri Costituenti non è quello di "Mammona" ("Deus caritas est", 2006)!

EUROPA: EDUCAZIONE SESSUALE ED EDUCAZIONE CIVICA. ITALIA "NON CLASSIFICATA"!!! Per aggiornamento, un consiglio di Freud del 1907 - con una nota introduttiva di Federico La Sala

Studio europeo nelle scuole, ma il Ministro "censura" la domanda sui metodi contraccettivi (la Repubblica/Salute, 14.02.2008, p. 19).
domenica 9 marzo 2008 di Maria Paola Falchinelli
Cosa succede in casa - nella “camera nuziale”,
e cosa succede in Parlamento - nella“camera reale”?!
Per un nuovo "romanzo familiare",
politico e teologico!!!
COME NASCONO I BAMBINI?
E COME ‘NASCONO’ I GENITORI?!
Una nota introduttiva alla
“Istruzione sessuale dei bambini” (1907)
di Sigmund Freud
di Federico La Sala *
Quali discorsi si fanno nella stanza dei bambini? Ma quali discorsi si fanno nella camera dei genitori e, ancor di più, in (...)

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> EUROPA: EDUCAZIONE SESSUALE --- Tutto quel silenzio che ostacola la civiltà (di Chiara Saraceno) - Il sesso spiegato ai bambini L’eros rimane un tabù in casa. Ecco le parole giuste (di Maria Novella De Luca)

sabato 3 dicembre 2011


-  Il sesso spiegato ai bambini
-  L’eros rimane un tabù in casa. A fare l’amore si impara dalla rete
-  Ma il 44% dei ragazzi vorrebbe parlarne con i genitori. Ecco le parole giuste

-  di Maria Novella De Luca (la Repubblica, 02.12.2011)

Il 44% degli adolescenti vorrebbe parlare di sesso con mamma e papà Ma si deve cominciare fin da piccoli Già a cinque anni si possono evitare nomignoli sulle parti intime, e a otto si deve puntare sui cambiamenti della pubertà. L’Accademia dei pediatri americani stila consigli per i genitori Per crescere ragazzi più felici che siano anche educati ai sentimenti Il punto di partenza è l’esempio in casa: dalla tenerezza alla naturalezza verso la nudità

Sembra sempre troppo presto. O troppo tardi. In realtà sono i genitori a pensare di non avere l’età. Di essere troppo giovani o troppo vecchi per affrontare "quelle questioni". Ancora tabù, nonostante tutto. E così accade che i ragazzi imparino da soli, oggi come ieri, soltanto che oggi c’è Internet, e questo cambia molto le cose se parliamo di sesso, di sessualità, e perché no, anche d’amore. Materia difficile nell’era dell’eros virtuale, dove dodicenni che forse non hanno mai dato né ricevuto un bacio fanno "sexting" in giro per la Rete "postando" immagini di sé in atteggiamenti sexy, con una grande confusione tra il vero e il falso... E allora, qual è l’età giusta? Quali i sono i termini, le parole, gli esempi per affrontare il discorso "sesso" con questa generazione di bambini e adolescenti che fin dall’infanzia rischia di imbattersi in ogni tipo di rappresentazione "hot", in ogni tipo di immaginario erotico? Il tema è talmente "urgente", nonostante le montagne di volumi scritti in ogni parte del mondo, che l’American Academy of Pediatrics ha messo insieme un breviario di pochi e sintetici consigli rivolti ai genitori.

Un gruppo di scienziati ed esperti dell’età evolutiva ha ripercorso le tappe di una educazione sessuale familiare tenendo però conto di quanto sono cambiati questi nuovi "bambini sapiens". E uno consigli più chiari è che di sesso con i bambini bisogna parlare, fin da quando sono piccolissimi, perché questo li aiuterà da grandi ad avere un rapporto sereno verso l’amore, e soprattutto, "a non anticipare l’età della prima volta". Così se a 4 anni la domanda sarà "mamma, come sono nato?", ad otto "sarà necessario avvertirli dei cambiamenti del loro corpo in vista della pubertà", inserendo però già dei filtri nei loro pc, mentre a 12 anni bisognerà "spingerli a fare domande, anche le più intime", e a partire dai 13 è "sull’amore e sul sesso sicuro" che è necessario insistere.

Del resto finché sono piccoli in fondo è tutto più semplice: ci sono i libri, le storie, titoli e titoli che spiegano l’avventura dell’uovo e del semino, c’è chi usa i disegni e chi i fumetti, chi punta al messaggio scientifico, chi si affida alla tenerezza degli animali antropizzati, "ecco tu sei arrivato così", e il gioco è fatto. Certo poi ci sono i bambini adottati, o magari quelli che hanno due madri o due papà: niente paura, anche per loro ci sono meravigliosi albi illustrati, che è indubbio, facilitano un bel po’ la comunicazione. Il grande silenzio nelle famiglie invece scatta subito dopo, quel "grande silenzio" che preoccupa e non poco pediatri e psicologi, quando gli ex bambini non ancora ragazzi sono alle soglie della pubertà, e di ciò che gli accade capiscono poco o nulla. Ma gli adulti che intercettano quel disagio sono davvero pochi, spiega Maria Rita Parsi, psicoterapeuta dell’infanzia «direi il 30% dei genitori contro il 70% di quelli che fingono di ignorare il problema, pensando che i figli se la caveranno da soli, magari come era avvenuto a loro quando erano ragazzi». Se infatti il 44% degli adolescenti afferma "mi piacerebbe poter parlare di questi temi con i miei genitori", e il 34% dei teenager ammette senza imbarazzo di aver scoperto il sesso su Internet, è evidente che un vuoto c’è...

«Resto sempre colpita da quanto la rivoluzione sessuale degli anni Settanta abbia cambiato la vita delle donne e della coppie - riflette Maria Rita Parsi - mentre tra i genitori e i figli continuino a prevalere gli imbarazzi e i silenzi di sempre. Invece questi ragazzi avrebbero bisogno più che mai di una educazione sentimentale, perché sono vittime di una informazione precoce, dove il sesso diventa soltanto quello dei video porno che trovano su Youtube. Mentre invece non sanno nulla dell’amore, e scindono il sentimento dal corpo. Nei questionari che facciamo con gli adolescenti nelle scuole, molti confessano che nei gruppi di coetanei esiste l’amico o l’amica con cui si sc..., cioè di fa sesso per fare esperienza, ma che queste esperienze non hanno nulla a che vedere con l’amore. E un film come i "Soliti idioti", campione di incassi, è proprio il paradigma di questo tipo di sessualità povera».

Se dunque l’informazione è così precoce (e fuorviante) come contrastarla con parole giuste? È ancora valido per i bambini sostituire i termini degli organi genitali con un lessico più "gentile", atteggiamento che ad esempio i pediatri americani sconsigliano? Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta dell’età evolutiva, al tema del della sessualità tra genitori e figli ha dedicato più di un libro, da "Mamma che cos’è l’amore" a "Col cavolo la cicogna". "Utilizzare i nomi esatti, quelli della fisiologia, non è mai sbagliato, purché si spieghi ai bambini che tutto questo ha a che fare con un cuore che batte o una mente che si innamora. Credo che l’educazione sessuale non sia una cosa che si insegni, ma piuttosto una disposizione che i genitori devono trovare dentro di sé per affrontare questi argomenti insieme ai figli. Una educazione che comunque parte sempre dall’esempio quotidiano, da come si parla dell’amore, dalla naturalezza verso la nudità, dal non vergognarsi della tenerezza. Per i bambini i libri sono un grande aiuto - suggerisce Pellai - non solo perché si leggono insieme, ma anche perché i più piccoli possono guardarli da soli, e trovare risposte alle loro domande".

È verso l’adolescenza invece che le cose cambiano, in quell’età ombrosa, vulnerabile e bellissima in cui però la vita è fatta di segreti, di mistero, e le porte, vere o simboliche delle camerette dei teenager, si chiudono. «Oggi per parlare di sesso ad un ragazzino dai 12 anni in poi - avverte ancora Alberto Pellai - bisogna conoscere la tecnologia. Non c’è scampo. Perché buona parte delle loro relazioni ha ormai un legame strettissimo con le loro capacità informatiche. E il fenomeno del sexting, neologismo formato dalle parole sex e texting, che consiste nell’inviare proprie foto sexy su Internet, e può aprire le porte a pericolosi incontri con sconosciuti, ci dà la misura di quanto gli adolescenti siano sospesi in un ambiente dissociato, da una parte ipersessualizzato, dall’altro del tutto ignaro dell’amore».

Ma c’è un altro aspetto importante e che infatti i pediatri americani sottolineano, quando insistono nel parlare di pubertà e che Alberto Pellai rilancia: «Oggi sono i maschi ad essere più in difficoltà nella relazione con il loro corpo. È raro che ci siano infatti ragazzine non avvisate dalle madri dell’arrivo del ciclo mestruale, mentre quasi nessuno informa i maschi di quanto i cambiamenti ormonali possano influire sul loro aspetto, sul loro umore, sulle loro relazioni».

Alessandra Graziottin, direttore del "Centro di ginecologia" San Raffaele Resnati di Milano, sposta il discorso, e dice che il miglior modo per parlare di sesso con i bambini e i ragazzi, è proprio quello di non "usare parole". «C’è una educazione sentimentale che nasce in famiglia e si sviluppa attraverso la relazione che i genitori hanno tra di loro e che i bambini osservano. La loro affettività, il rispetto reciproco, la loro sensualità, con delle aree riservate naturalmente, tutto questo è già una educazione. E poi il rapporto con il corpo dei figli, abbracciarli, accarezzarli, senza naturalmente che ci siano confusioni sessuali. Ecco - spiega Alessandra Graziottin - questo è già essere all’interno di un sano alfabeto di sentimenti. E questa scorta di affettività farà sì che i ragazzi, crescendo, non sentano di dover correre fuori dalla famiglia per trovare qualcuno che in modo o nell’altro li ami, ma aspetteranno il momento giusto per sperimentare il sesso. Proteggendosi così da delusioni che a volte segnano per tutta la vita».


"Più informazioni aiuterebbero i teenager nelle esperienze"

Tutto quel silenzio che ostacola la civiltà

di Chiara Saraceno (la Repubblica, 02.12.2011)

Stare al mondo con un corpo sessuato, quindi non solo diverso per maschi e femmine, ma attrezzato per l’attività sessuale, è una caratteristica così irrilevante dell’essere umano da essere oggetto esplicitamente o implicitamente di azioni educative. Il silenzio, come e più della semplice repressione, è un atto educativo potente, che consegna alla clandestinità emozioni, interrogativi, desideri, impedendo che vengano elaborati in modo riflessivo. Far diventare l’educazione sessuale una azione educativa esplicita da parte dei genitori e della scuola, e continuativa lungo tutto l’arco della crescita, aiuterebbe a maturare concezioni meno stereotipiche dell’appartenenza sessuale e dei rapporti tra i sessi. Aiuterebbe anche a integrare in modo armonico l’appartenenza sessuale e la sessualità nel proprio sviluppo complessivo. In questa prospettiva, l’educazione sessuale è molto più che le pur necessarie informazioni di tipo tecnico-andro-ginecologico cui è spesso ridotta. Nel rispetto del tipo di competenza e domande, insieme cognitive ed emotive, proprie di ogni età, è un’opera soprattutto di costruzione di senso, rispetto al proprio posto nel mondo e nelle relazioni, alla propria e altrui diversità, alle proprie emozioni.

Lasciare nel non detto e non dicibile queste domande e le emozioni in cui sono intricate, peggio ancora censurarle come inappropriate, non aiuta a crescere. Non aiuta neppure a sviluppare un atteggiamento insieme equilibrato e rispettoso nei rapporti - non solo sessuali - tra i sessi e nei confronti di chi ha un orientamento sessuale non standard rispetto alla propria appartenenza di sesso. Tantomeno aiuta a difendersi da rapporti incestuosi e da richieste pedofile. Perché se la sessualità non è detta e non viene riflessivamente integrata nella costruzione di sé, si è abbandonati solo alle pulsioni proprie ed altrui. E la distinzione tra offerta di amore e sfruttamento di una posizione di potere sparisce per mancanza di strumenti di elaborazione.

Chi teme, od ostacola, l’educazione sessuale, intesa come accompagnamento riflessivo alla comprensione del proprio essere al mondo come soggetti sessuati, ha lo stesso atteggiamento che i conservatori avevano un tempo nei confronti dell’istruzione delle classi subalterne, o delle donne: meglio non fornire mezzi di conoscenza, perché potrebbero indurre a cambiare il proprio stato, a criticare lo status quo. Si teme che l’educazione sessuale incentivi all’attività sessuale e, persino, suggerisca l’omosessualità a chi, nell’ignoranza, rimarrebbe tranquillamente eterosessuale. Il fatto è che i ragazzi hanno una attività sessuale a prescindere dalle informazioni che ricevono. Avere strumenti di informazione e di auto-riflessione li aiuterebbe a collocare meglio le esperienze che fanno nel loro percorso complessivo di costruzione dell’identità. Li aiuterebbe ad essere più liberi non solo o tanto da prescrizioni che comunque disobbediscono, ma dalle pressioni dei pari e dal giudizio altrui su ciò che è normale e ciò che è deviante.

Da questo punto di vista, appare comprensibile, ma anche molto preoccupante, la denuncia pronunciata dal papa il gennaio scorso in occasione del discorso di inizio anno al corpo diplomatico. Secondo Benedetto XVI, "l’educazione sessuale e civile impartita nelle scuole di alcuni paesi europei costituisce una minaccia alla libertà religiosa", perché "riflettono concezioni della persona e della vita presunte neutre, ma che in realtà riflettono una antropologia contraria alla fede e alla retta ragione." Se una visione dell’essere umano come intero, ove l’appartenenza di sesso e la sessualità non sono concepite come disgiunte dalla conoscenza e riflessività - e queste da quelle - è contraria alla fede cattolica, è un problema di quest’ultima. Per altro, si sono visti i guasti di questa separazione, dell’ignoranza e mancanza di rispetto che ha generato, dentro e fuori la Chiesa cattolica. Ma l’accostamento, per certi versi sorprendente, dell’educazione sessuale all’educazione civile, senza volerlo, segnala come la posta in gioco sia davvero la formazione di persone, cittadini, consapevoli e competenti, capaci di valutare e decidere autonomamente, sul piano privato della sessualità, come su quello pubblico della vita associata.


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