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Ragione ("Logos") e Amore ("Charitas"). Per la critica dell’economia politica ..... e della teologia "mammonica" ( "Deus caritas est": Benedetto XVI, 2006)

L’ILLUMINISMO, OGGI. LIBERARE IL CIELO. Cristianesimo, democrazia e necessità di "una seconda rivoluzione copernicana" - di Federico La Sala

domenica 9 marzo 2008 di Maria Paola Falchinelli
FILOSOFIA, ANTROPOLOGIA E POLITICA. IL PENSIERO DELLA COSTITUZIONE E LA COSTITUZIONE DEL PENSIERO ....
STATO DI MINORITA’ E FILOSOFIA COME RIMOZIONE DELLA FACOLTA’ DI GIUDIZIO. Una ’lezione’ di un Enrico Berti, che non ha ancora il coraggio di dire ai nostri giovani che sono cittadini sovrani. Una sua riflessione
HEIDEGGER, KANT, E LA MISERIA DELLA FILOSOFIA - OGGI
PARRHESIA EVANGELICA: IL FARISEISMO CATTOLICO-ROMANO E LA NOVITA’ RADICALE DELL’ANTROPOLOGIA CRISTIANA. PARLARE IN PRIMA (...)

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> L’ILLUMINISMO, OGGI. LIBERARE IL CIELO. --- Siate grati ai Lumi (di Joel Mokyr)

domenica 8 novembre 2015

Storia economica

Siate grati ai Lumi

di Joel Mokyr (Il Sole-24Ore, Domenica, 8.11.2015)

      • Joel Mokyr riceverà il Premio Balzan 2015 per la Storia economica: l’unico premiato in questa disciplina fu, 20 anni fa, Carlo M. Cipolla. La cerimonia si terrà al Palazzo Federale di Berna il 13 novembre, dove saranno premiati anche Hans Belting (per la Storia dell’arte europea 1300-1700), Francis Halzen (Fisica delle astroparticelle), David Michael Karl (Oceanografia)

L’Illuminismo ha fruttato? La domanda sembra sacrilega. Dopo tutto, il secolo dei lumi ci ha insegnato ad essere democratici, a credere nei diritti umani, nella tolleranza e nella libertà di espressione; tutti valori reputati fondamentali nel mondo moderno. Eppure non si può fare a meno di notare come, tra il diciottesimo e il ventesimo secolo, i paesi che hanno abbracciato gli ideali dell’Illuminismo si siano industrializzati ed arricchiti, mentre altri, come Spagna e Russia, siano rimasti indietro. Certo, la correlazione non implica un rapporto causa-effetto, ma questa visione resta suggestiva.

La sconfinata storiografia al riguardo si concentra principalmente sul ruolo che l’Illuminismo ha avuto nella nascita delle costituzioni democratiche e delle istituzioni ispirate agli ideali di uguaglianza, fratellanza e libertà. Questa prospettiva tuttavia mette in ombra alcuni degli effetti più incisivi e irreversibili del fenomeno: attraverso il progresso, esso ci ha resi ricchi e ha migliorato le nostre condizioni di vita.

Questo aspetto è in qualche modo sfuggito alle osservazioni degli storici, specialmente quelli di economia interessati principalmente all’analisi di fattori di mercato come risorse e prezzi. Ricondurre i cambiamenti economici a cause puramente economiche è tipico dell’approccio del materialismo storico, una teoria associata sì al marxismo, ma fatta propria anche da economisti del libero mercato. Sulla scia degli studi di John Maynard Keynes, recentemente si è iniziato a comprendere che anche la cultura può essere utilizzata nei modelli economici, sebbene il concetto non sia facile da definire e formalizzare.

Un’idea scontata al giorno d’oggi, eppure rivoluzionaria in un periodo in cui la vita, per la maggior parte delle persone, era ancora quell’esperienza breve e difficile di mille anni prima. In questo contesto, una piccola comunità di intellettuali europei pose le basi per un cambiamento storico epocale.

Le radici di questo sviluppo si possono ricondurre a un momento ancora precedente. Il concetto di “conoscenza utile” che sta alla base dei progressi dell’Illuminismo può essere ricondotto alla concezione filosofica di Bacone. Nel suo Novum Organon, egli aveva infatti riconosciuto come la conoscenza dell’ambiente fisico fosse la chiave del progresso materiale: la scienza finiva così di essere una pratica atta a soddisfare bisogni metafisici o a celebrare la saggezza del creatore, ma diventava uno strumento di progresso.

Perché questo potesse compiersi, la comunicazione scientifica divenne centrale. La cosiddetta repubblica delle scienze, una comunità transnazionale di scienziati, si adoperò per creare enciclopedie - quella di Diderot è forse l’emblema dell’Illuminismo - compendi e dizionari, che potessero facilitare la condivisione intellettuale nell’ottica del progresso umano. In questo modo prese sempre più campo l’idea che il progresso materiale fosse una conseguenza dell’applicazione della conoscenza utile.

La convinzione di Bacone secondo la quale un’applicazione sistematica della conoscenza utile avrebbe sospinto il progresso in modo irreversibile sembrava ormai divenuta realtà. Nel 1780, in una lettera all’amico Joseph Priestley, Benjamin Franklin, figura di spicco del movimento illuminista, esprimeva il proprio rimpianto per non poter vedere di persona ciò che il progresso, «il potere dell’uomo sulla materia» ormai inarrestabile, avrebbe riservato all’umanità nel futuro, e si augurava che la moralità potesse conoscere uno sviluppo altrettanto significativo.

In realtà il processo non fu rapido: il mondo naturale si dimostrò più complesso di quanto ci si potesse aspettare. Interi settori del sapere risentirono per decenni del lento sviluppo di discipline come la fisica, la chimica e la biologia, non ancora in grado di sostenere la ricerca. In campo medico, la scoperta del vaccino antivaiolo del 1796, rappresentò il maggior successo fino alla seconda metà del secolo successivo. Nel settore industriale, macchine eccezionali e innovative come la filatrice di Hargreaves non avevano elementi così innovativi rispetto alla conoscenza tecnica dei tempi di Archimede; e anche James Watt, nonostante il suo contributo eccezionale allo sviluppo dei macchinari industriali, non comprese fino in fondo la fisica del vapore.

In ogni caso, nel XIX secolo si avverò il programma ipotizzato da Bacone: la sinergia tra invenzioni e applicazioni tecniche rese possibile un processo di interscambio continuo e duraturo che avrebbe dato vita a un progresso altrettanto continuo e inarrestabile. Il pieno controllo dell’energia elettrica, la diffusione dell’acciaio, la teoria dei germi della malattia e la chimica organica, eredità dell’Illuminismo, furono alla base della crescita industriale ed economica dell’Occidente.

Per comprendere a pieno la portata di questa crescita basata sul continuo sviluppo della conoscenza utile, basta osservare come essa sia uscita indenne dall’esperienza devastante delle due guerre mondiali per continuare a rafforzarsi nella seconda metà del XX secolo.

I critici dell’Illuminismo hanno certamente ragione nell’osservare come questo fenomeno non abbia trasformato gli occidentali in angioletti. Gli ideali della rivoluzione francese si spensero in un bagno di sangue; la rivoluzione americana tollerò la schiavitù per 70 anni a venire; le nuove tecnologie furono messe al servizio dell’oppressione; il trattamento riservato a donne e bambini era spesso terribile.

L’Illuminismo non ha posto fine alla barbarie e alla violenza, ma certamente ha segnato la fine della povertà nei Paesi che hanno seguito i suoi principi; non ha migliorato la moralità dell’uomo, ma ne ha migliorato i comfort materiali, l’accesso all’informazione e la salute.

Che lezione politica possiamo trarre da questa storia? Se è vero che alcuni di quei Paesi che hanno resistito alla diffusione degli ideali illuministi, come Iran e Myanmar, hanno pagato un caro prezzo in termini di sviluppo democratico ed economico, non si può non riconoscere come altre realtà, ad esempio quella cinese, siano riuscite a dar vita a un miracolo economico pur in assenza di vera tolleranza ed apertura.

Resta da vedere se la Cina sarà in grado di assumere un ruolo guida in campo tecnologico senza adottare istituzioni più “illuminate”. La connessione tra ideologia, cultura e sviluppo economico è tutta da esplorare. In ogni caso, il nostro impegno per la supremazia dell’uomo sulla materia resta inalterato.

Ci siamo abituati al concetto di un progresso costante, e abbiamo imparato una nuova lezione: mentre l’era dell’Illuminismo era gioiosamente ignara degli effetti ambientali dello sviluppo, oggi siamo consapevoli della necessità di operare in modo attento e intelligente nell’uso del progresso tecnologico. Benjamin Franklin sarebbe d’accordo.

Quindi, se abbracciamo questa prospettiva, in che modo l’Illuminismo ha condizionato le persone così da avere effetto sullo sviluppo economico? Gli scrittori e i filosofi che hanno dato vita a quello che noi definiamo Illuminismo erano un coacervo di scienziati e intellettuali uniti dalla convinzione che il miglioramento della condizione e della società umana fosse un obiettivo possibile, oltre che auspicabile.


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