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Ragione ("Logos") e Amore ("Charitas"). Per la critica dell’economia politica ..... e della teologia "mammonica" ( "Deus caritas est": Benedetto XVI, 2006)

L’ILLUMINISMO, OGGI. LIBERARE IL CIELO. Cristianesimo, democrazia e necessità di "una seconda rivoluzione copernicana" - di Federico La Sala

domenica 9 marzo 2008 di Maria Paola Falchinelli
FILOSOFIA, ANTROPOLOGIA E POLITICA. IL PENSIERO DELLA COSTITUZIONE E LA COSTITUZIONE DEL PENSIERO ....
STATO DI MINORITA’ E FILOSOFIA COME RIMOZIONE DELLA FACOLTA’ DI GIUDIZIO. Una ’lezione’ di un Enrico Berti, che non ha ancora il coraggio di dire ai nostri giovani che sono cittadini sovrani. Una sua riflessione
HEIDEGGER, KANT, E LA MISERIA DELLA FILOSOFIA - OGGI
PARRHESIA EVANGELICA: IL FARISEISMO CATTOLICO-ROMANO E LA NOVITA’ RADICALE DELL’ANTROPOLOGIA CRISTIANA. PARLARE IN PRIMA (...)

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> L’ILLUMINISMO, OGGI. LIBERARE IL CIELO. Cristianesimo, democrazia e necessità di "una seconda rivoluzione copernicana" - Quale Dio dopo i Lumi? Cacciari: «Dobbiamo avere più audacia e trovare spazi per dialogare. No ai nipotini di Voltaire» (di Lorenzo Fazzini).

giovedì 11 febbraio 2010


-  QUALE DIO DOPO I LUMI?

-  Cacciari: no al servilismo, la fede vera è quella dei martiri

-  «Dobbiamo avere più audacia e trovare spazi per dialogare.
-  No ai nipotini di Voltaire»

a cura di Lorenzo Fazzini (Avvenire, 11.02.2010)

«Il fatto religioso, la fede in ogni sua accezione sono fatti culturali di straordi­nario rilievo. Una laicità malamen­te concepita che intenda il fatto re­ligioso come superstizione è una pessima laicità». Massimo Caccia­ri, oggi docente di estetica all’Uni­versità Vita-Salute San Raffaele, è da tempo protagonista attivo dello scambio intellettuale tra chi crede e chi resta sulla soglia della fede.

Il Papa chiede un nuovo dialogo con chi non crede. Da filosofo, co­sa pensa di questo invito?

«Mi piace ricordare un’iniziativa pionieristica su questo tema, ovve­ro la Cattedra dei non credenti isti­tuita a metà anni Ottanta a Milano dal cardinale Marti­ni, una scelta auda­ce. Quanto a chi non crede, bisogna distinguere».

Ovvero?

«Ci sono tre versio­ni di ateismo: una posizione risolutiva, per cui Dio è un pu­ro nome senza con­tenuto semantico. E questa è la forma di ateismo che va per la maggiore e per la quale la posizione del credente è in­sensata. Questa vi­sione aleggia in un certo illuminismo e nei suoi nipotini quali Piergiorgio O­difreddi e un certo giornalistume, seb­bene abbia padri nobili e domini la filosofia analitica.
-  Vi è poi l’ateo che crede, che è ’abbandonato’ da Dio, e che però non sa se questo abban­dono sia definitivo. È una posizio­ne di assoluto dubbio sul fatto che Dio abbia ancora o meno una rela­zione con lui. L’ateo che crede non sa se questo ’abbandono di Dio’ di­penda da lui o da Lui, da se stesso o da Dio. Ho trovato tale condizione in tanti autentici credenti: la loro fe­de combatte con questo dubbio, che è il grido di Gesù al Padre sulla croce. È lo stesso ateismo di Giob­be e il segreto della grandezza del cristianesimo, ovvero il credente in lotta con Dio».

Il ’terzo ateismo’?

«È quello che ritiene che il proprio pensiero debba svolgersi finché manca la strada e non vuole fer­marsi prima. Non vuole solo deno- minare la cosa, vuole andare oltre la dialettica delle idee: è un pensiero rivolto costantemente all’ultimo, in­trinsecamente legato alle idee teo­logiche ma non pensa che Dio ’è’, perché se così fosse, si penserebbe Dio come ente. Tale posizione dia­loga con la tradizione mistica cri­stiana per cui Dio non è un ente ed è superiore allo stesso pensarlo: in pratica, Sant’Anselmo d’Aosta».

Il Papa afferma poi che vi sono que­gli atei che vogliono avvicinare Dio come Sconosciuto.

«Vorrei un confronto che superi l’onto-teologia del tomismo e con­duca a una filosofia che va verso la cosa ultima. È possibile un con­fronto con una posizione filosofica che veda la trascen­denza come una parte costitutiva del nostro essere uomi­ni ».

Ma non è l’ateismo che pare preoccu­pare i credenti, og­gi, quanto piuttosto l’indifferenza...

«La cosa più perico­losa non è l’ateismo da mercato, quello di chi prende in gi­ro i credenti. Il dato più rischioso che come non credente vedo è la religione come ’instrumen­tum regni’, così co­me la concepiva Spinoza o Machia­velli: il credo come strumento di con­servazione. È una tentazione da cui la Chiesa deve stare attenta, e che è molto presente nell’islam. È la reli­gione ridotta a forma politica, cioè Mosè e Maometto condottieri mili­tari e politici. È qui che sta la gran­dezza di Cristo e la forza della sua denuncia rispetto all’ebraismo del suo tempo. Nel Novecento si è visto il pericolo delle religioni pronte a mettersi a disposizione di poteri po­litici in cambio di favori. Mentre c’è stato, e fu importante, il fenomeno dei martiri dei grandi totalitarismi, soprattutto in ambito protestante».

E al mondo del pensiero cosa chie­derebbe?

«Vorrei che si pensasse in maniera più ’difficile’. Penso ancora alla Cattedra dei non credenti di Mila­no: riapriamo spazi e rifacciamo ge­sti di quell’audacia».

Lorenzo Fazzini


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