Inviare un messaggio

In risposta a:
Ragione ("Logos") e Amore ("Charitas"). Per la critica dell’economia politica ..... e della teologia "mammonica" ( "Deus caritas est": Benedetto XVI, 2006)

L’ILLUMINISMO, OGGI. LIBERARE IL CIELO. Cristianesimo, democrazia e necessità di "una seconda rivoluzione copernicana" - di Federico La Sala

domenica 9 marzo 2008 di Maria Paola Falchinelli
FILOSOFIA, ANTROPOLOGIA E POLITICA. IL PENSIERO DELLA COSTITUZIONE E LA COSTITUZIONE DEL PENSIERO ....
STATO DI MINORITA’ E FILOSOFIA COME RIMOZIONE DELLA FACOLTA’ DI GIUDIZIO. Una ’lezione’ di un Enrico Berti, che non ha ancora il coraggio di dire ai nostri giovani che sono cittadini sovrani. Una sua riflessione
HEIDEGGER, KANT, E LA MISERIA DELLA FILOSOFIA - OGGI
PARRHESIA EVANGELICA: IL FARISEISMO CATTOLICO-ROMANO E LA NOVITA’ RADICALE DELL’ANTROPOLOGIA CRISTIANA. PARLARE IN PRIMA (...)

In risposta a:

> L’ILLUMINISMO, OGGI. LIBERARE IL CIELO. Cristianesimo, democrazia e necessità di "una seconda rivoluzione copernicana" - Il secolo dell’Illuminismo.ROBERTO CARNERO INTERVISTA TZVETAN TODOROV.

lunedì 30 giugno 2008

ROBERTO CARNERO INTERVISTA TZVETAN TODOROV

[Dal quotidiano "L’Unita’" del 25 giugno 2007 col titolo "Civilta’ dell’Europa? La radice e’ nei Lumi" e il sommario "Tzvetan Todorov ha scritto un saggio dedicato all’Illuminismo e ha ricevuto il Premio Grinzane Cavour per il suo impegno a favore dell’incontro fra le culture. In questa intervista ci spiega il senso del suo cosmopolitismo". Roberto Carnero e’ docente di Letteratura e cultura dell’Italia contemporanea all’Universita’ di Milano.

Tzvetan Todorov, nato a Sofia nel 1939, a Parigi dal 1963. Muovendo da studi linguistici e letterari e’ andato sempre piu’ lavorando su temi antropologici e di storia della cultura e su decisive questioni morali. Riportiamo anche il seguente brano dalla scheda dedicata a Todorov nell’Enciclopedia multimediale delle scienze filosofiche: "Dopo i primi lavori di critica letteraria dedicati alla poetica dei formalisti russi, l’interesse di Todorov si allarga alla filosofia del linguaggio, disciplina che egli concepisce come parte della semiotica o scienza del segno in generale. In questo contesto Todorov cerca di cogliere la peculiarita’ del ’simbolo’ che va interpretato facendo ricorso, accanto al senso materiale dell’enunciazione, ad un secondo senso che si colloca nell’atto interpretativo. Ne deriva l’inscindibile unita’ di simbolismo ed ermeneutica. Con La conquista dell’America, Todorov ha intrapreso una ricerca sulla categoria dell’"alterita’" e sul rapporto tra individui appartenenti a culture e gruppi sociali diversi. Questo tema, che ha la sua lontana origine psicologica nella situazione di emigrato che Todorov si trova a vivere in Francia, trova la sua compiuta espressione in un ideale umanistico di razionalita’, moderazione e tolleranza". Tra le opere di Tzvetan Todorov: (a cura di), I formalisti russi. Teoria della letteratura e del metodo critico, Einaudi, Torino 1968, 1977; (a cura di, con Oswald Ducrot), Dizionario enciclopedico delle scienze del linguaggio, Isedi, Milano 1972; La letteratura fantastica, Garzanti, Milano 1977, 1981; Teorie del simbolo, Garzanti, Milano 1984; La conquista dell’America. Il problema dell’"altro", Einaudi, Torino 1984, 1992; Critica della critica, Einaudi, Torino 1986; Simbolismo e interpretazione, Guida, Napoli 1986; Una fragile felicita’. Saggio su Rousseau, Il Mulino, Bologna 1987, Se, Milano 2002; (con Georges Baudot), Racconti aztechi della conquista, Einaudi, Torino 1988; Poetica della prosa, Theoria, Roma-Napoli 1989, Bompiani, Milano 1995; Michail Bachtin. Il principio dialogico, Einaudi, Torino 1990; La deviazione dei lumi, Tempi moderni, Napoli 1990; Noi e gli altri. La riflessione francese sulla diversita’ umana, Einaudi, Torino 1991; Di fronte all’estremo, Garzanti, Milano 1992 (ma cfr. la seconda edizione francese, Seuil, Paris 1994); I generi del discorso, La Nuova Italia, Scandicci (Firenze) 1993; Una tragedia vissuta. Scene di guerra civile, Garzanti, Milano 1995; Le morali della storia, Einaudi, Torino 1995; Gli abusi della memoria, Ipermedium, Napoli 1996; L’uomo spaesato. I percorsi dell’appartenenza, Donzelli, Roma 1997; La vita comune, Pratiche, Milano 1998; Le jardin imparfait, Grasset, 1998; Elogio del quotidiano. Saggio sulla pittura olandese del Seicento, Apeiron, 2000; Elogio dell’individuo. Saggio sulla pittura fiamminga del Rinascimento, Apeiron, 2001; Memoria del male, tentazione del bene, Garzanti, Milano 2001; Il nuovo disordine mondiale, Garzanti, Milano 2003; Benjamin Constant. La passione democratica, Donzelli, Roma 2003; Lo spirito dell’illuminismo, Garzanti, Milano 2007; La letteratura in pericolo, Garzanti, Milano 2008 (tra esse segnaliamo particolarmente Memoria del male, tentazione del bene, Garzanti, Milano 2001: un’opera che ci sembra fondamentale)]

Autonomia, laicita’, verita’, umanita’ e universalita’: questi secondo Tzvetan Todorov i cinque valori chiave dell’Illuminismo, un movimento di idee di cui oggi egli ci aiuta a riscoprire l’attualita’. Morto Dio e crollate le ideologie, e’ proprio nello "spirito dell’illuminismo" che dobbiamo ripartire secondo il grande pensatore di origini bulgare naturalizzato francese. Lo spirito dell’illuminismo e’ anche il titolo di un libro da poco pubblicato da Garzanti (traduzione di Emanuele Lana, pp. 128, euro 11). Ultima opera della foltissima bibliografia di Tzvetan Todorov, che per il lavoro di una vita intera di studi e ricerche, oltre che per l’impegno di intellettuale militante, e’ stato insignito sabato del prestigioso premio Grinzane Cavour "Dialogo tra i continenti".

-  Roberto Carnero: Todorov, nel suo ultimo libro lei prova a spiegare l’attualita’ dell’illuminismo. Si tratta secondo lei di una via che e’ ancora possibile percorrere?

-  Tzvetan Todorov: L’illuminismo ci ha dato un’eredita’ che e’ importante riprendere e ritrovare, ma dobbiamo compiere questa operazione in maniera critica e selettiva. In altre parole dobbiamo valorizzare, oggi, alcuni aspetti della tradizione illuministica, ma anche criticare, per altri versi, l’illuminismo stesso. Uno degli insegnamenti di quella cultura e’ infatti quello di rifiutare i dogmi. E noi ovviamente non dobbiamo correre il rischio di credere a una sorta di dogma illuministico.

-  Roberto Carnero: Dunque che cosa dovremmo prendere e che cosa invece tralasciare?

-  Tzvetan Todorov: Vanno evitate le deviazioni di una cultura ricca come quella illuministica. L’illuminismo ha lottato principalmente per due obiettivi: l’esercizio della sovranita’ da parte del popolo e la liberta’ degli individui dalle imposizioni esterne, religiose e anche politiche. E’ tutto qua, ma mi sembra un insegnamento non da poco. Dobbiamo pero’ essere in grado di evitare il rischio di una sistematizzazione esteriore e abusiva della ragione illuministica, che finirebbe per negare la complessita’ interiore e la diversita’. Questa dittatura di una ragione astratta e’ figlia illegittima dell’illuminismo stesso. Che invece ha affermato il principio della liberta’ di coscienza e i diritti inalienabili dell’uomo. In questo senso e’ lo stesso illuminismo a insegnare a non essere dominati dallo scientismo. E ancora: l’illuminismo ha combattuto per l’universalita’ del genere umano. Ma non si possono imporre le medesime istituzioni e i medesimi valori a tutta l’umanita’, come certi politici oggi sembrano voler fare o forse fingono di voler fare per altri scopi meno nobili. Questa deviazione verso la creazione di un governo mondiale e’ qualcosa da combattere. Quella illuministica e’ un’eredita’ complessa e questa complessita’ va preservata. In essa coesistono l’universalismo e l’attenzione alle diversita’.

-  Roberto Carnero: Viviamo in un mondo sempre piu’ globale, ma in cui paradossalmente, forse per reazione a questo processo di globalizzazione, prendono piede particolarismi di ogni genere. C’e’ una contraddizione tra queste due spinte, oppure possono accompagnarsi in un processo virtuoso?

-  Tzvetan Todorov: La nostra epoca e’ caratterizzata da una nuova valorizzazione degli elementi locali, ma in un contesto di mondializzazione. Le due esigenze possono combinarsi. Mi sembra che lo testimoni il progetto di una realta’ come l’Unione Europea. Nel corso dei secoli l’Europa ha conosciuto diversi tentativi di unificazione: da Carlo V a Napoleone fino, nel Novecento, a Hitler. Ma si trattava sempre di uno stato piu’ forte che provava a sottomettere gli altri, imponendo se stesso e le proprie leggi agli altri Paesi. L’Unione Europea oggi sta invece provando a conciliare le esigenze delle regioni europee (prima ancora che degli stati europei) con una realta’ politica piu’ ampia. E’ la prima volta che si sta cercando di preservare l’autonomia delle nazioni all’interno di una realta’ sovranazionale. Forse l’Unione Europea potra’ servire da modello ad altre parti del mondo.

-  Roberto Carnero: Eppure in molti sono scettici sulla tenuta e sull’efficacia dellíUnione Europea. A parte le polemiche di questi giorni tra i diversi Paesi membri, sembra non esserci un movimento culturale diffuso a sostegno di questa realta’. Tanto che l’Europa unita appare spesso come un’area di libero mercato, senza che ci sia un’azione politica di alto profilo.
-  Tzvetan Todorov: Io sono un europeista convinto, non ho difficolta’ ad ammetterlo. Forse e’ per questo che non condivido affatto il pessimismo dell’analisi che lei riferisce. Oggi mi sembra che l’Europa abbia un respiro politico di una certa ampiezza, anche se e’ vero che ci sono degli spazi di miglioramento. Ma ogni esperienza umana e’ perfettibile, cio’ vale per qualsiasi realta’.

-  Roberto Carnero: Tornando alle basi culturali del nostro continente, quali sono le radici di questa cultura? Certo c’e’ l’illuminismo, ma autorita’ religiose come il papa vorrebbero un esplicito riferimento alla componente cristiana. Lei cosa ne pensa?

-  Tzvetan Todorov: Penso che sia impossibile ridurre l’identita’ dell’Europa a un contenuto singolo. L’Europa non e’ semplicemente la conseguenza del mondo greco-romano, del pensiero giudaico-cristiano o della cultura illuministica, di Platone o di Aristotele, del cristianesimo, dell’amor cortese dei trovatori o dell’epica cavalleresca. L’Europa e’ stata la culla della tolleranza e dell’universalismo, ma anche della piu’ violenta intolleranza e dei piu’ biechi particolarismi. La sua storia e’ fatta di luci e di ombre, di cui dobbiamo essere consapevoli.

-  Roberto Carnero: E oggi?

-  Tzvetan Todorov: La cultura europea e’ una cultura viva e come tutte le cose vive muta e cambia di continuo. Per questo andrebbe evitato l’irrigidimento in posizioni univoche ed escludenti.

-  Roberto Carnero: Qual e’ il ruolo delle religioni in questo processo?

-  Tzvetan Todorov: Io posso parlare due o tre lingue, ma non posso seguire contemporaneamente due o tre religioni. Non posso essere insieme cattolico e protestante, cristiano e musulmano. Esiste una prerogativa della fede religiosa che e’ la sua esclusivita’. Una prerogativa che invece non e’ delle culture, le quali possono integrarsi tra loro. Credo che noi tendiamo ad attribuire un’eccessiva importanza al vocabolario religioso con cui si pongono delle rivendicazioni che di per se’ poco hanno a che fare con la religione.

-  Roberto Carnero: Cioe’?

-  Tzvetan Todorov: Ad esempio il fondamentalismo islamico adopera un vocabolario religioso funzionale a delle rivendicazioni che religiose non sono, bensi’ sono politiche. Tuttavia quel lessico religioso consente di esprimere le questioni politiche in modo piu’ forte ed efficace. Dovremmo imparare a distinguere i due piani, perche’ non credo che siano le religioni in se’ il vero problema, quanto piuttosto l’uso strumentale che se ne fa.

-  Roberto Carnero: Veniamo alla Francia, dove lei vive da piu’ di quarant’anni. Dall’Italia abbiamo assistito al successo di Nicolas Sarkozy con l’impressione che i francesi abbiano voluto mettere alla presidenza del loro Paese il classico "uomo forte". E’ cosi’?

-  Tzvetan Todorov: Penso che in Francia prima delle ultime elezioni presidenziali si sentisse un diffuso bisogno di rinnovare la politica per rinnovare la societa’. C’era cioe’ il desiderio di cambiare non solo le persone, ma anche il modo di fare politica. Con la sua carriera quasi cinquantennale, un uomo come Chirac dava ormai l’impressione di un certo immobilismo, dell’atteggiamento di chi si accontenta delle buone intenzioni e delle belle parole, senza mai passare ai fatti. Sarkozy e’ apparso piu’ giovane, diretto, franco, trasparente, deciso. E’ stato visto come un personaggio con delle idee che non erano solo il risultato dell’appartenenza a una certa parte politica, ma la conseguenza di convinzioni personali. Credo che proprio per questo i francesi lo abbiano votato massicciamente. Volevano non tanto un uomo forte, quanto un uomo d’azione. E lui, con il suo modo di fare, e’ l’incarnazione, a tratti anche un po’ eccessiva, di un tale dinamismo e di un tale attivismo: viaggia nella stessa mattinata da una capitale all’altra, alle quattro del pomeriggio incontra i magistrati, alle cinque gli operai di Tolosa, alle sette pronuncia un discorso al parlamento. Rimane pero’ da chiedersi se tutto cio’ sia sostanza o solo apparenza. A questo non so rispondere: del resto mi considero francese solo per tre quarti. E per l’altro quarto non so neanch’io cosa sono.

-  FONTE:
-  VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA

-  Supplemento de "La nonviolenza e’ in cammino"
-  Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo,
-  tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it Numero 198 del 30 giugno 2008


Questo forum è moderato a priori: il tuo contributo apparirà solo dopo essere stato approvato da un amministratore del sito.

Titolo:

Testo del messaggio:
(Per creare dei paragrafi separati, lascia semplicemente delle linee vuote)

Link ipertestuale (opzionale)
(Se il tuo messaggio si riferisce ad un articolo pubblicato sul Web o ad una pagina contenente maggiori informazioni, indica di seguito il titolo della pagina ed il suo indirizzo URL.)
Titolo:

URL:

Chi sei? (opzionale)
Nome (o pseudonimo):

Indirizzo email: