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A Rosa Luxemburg ...

ITALIA: STORIA E CINEMA. VOGLIAMO (IL PANE MA) ANCHE LE ROSE. Alina Marazzi racconta di circa 20 anni, dai sessanta agli ottanta, di turbolenta vita pubblica, di battaglie private, di ridefinizione del ruolo della donna nel nostro paese. Una "presentazione" di Pasquale Colizzi - a cura di pfls

“Siamo sconfitti, uomini e donne, dopo il ’77 e penso che gli effetti saranno lenti a insediarsi nelle nostre coscienze”.
giovedì 6 marzo 2008 di Maria Paola Falchinelli
[...]
Alina Marazzi aveva incantato nel 2002 con la storia autobiografica Un’ora sola ti vorrei (parlava della madre con problemi mentali che perse piccolissima), utilizzando lettere, diari e filmati di famiglia (gli editori Adelphi).
Vogliamo anche le rose, presentato a Locarno e Torino, ne ricalca lo stile ed esce il 7 marzo nei cinema, come il doc Biutiful cauntri, impressionate viaggio nella Campania dei rifiuti tossici. Due lavori agli antipodi, però sintomatici della fiammata (...)

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>VOGLIAMO (IL PANE MA) ANCHE LE ROSE. --- NON UNA DI MENO. Tutte in piazza in difesa delle donne il 26 novembre a Roma (di Serena Dandini)

sabato 12 novembre 2016


Tutte in piazza in difesa delle donne il 26 novembre a Roma

IL PANE E LE ROSE - «Io ci sarò e spero di incontrarvi tutte e tutti per la manifestazione nazionale contro la violenza sulle donne indetta da #nonunadimeno» di Serena Dandini (Corriere della Sera, IOdonna, 12.11.2016)

Il 26 novembre a Roma io ci sarò e spero di incontrarvi tutte e tutti per la manifestazione nazionale contro la violenza sulle donne indetta da #nonunadimeno. Ve lo ricordo in anticipo, così non prendete impegni. Oggi come non mai è importante stare insieme, guardarsi in faccia, riconoscersi e condividere questa giornata necessaria. Siamo davanti a una strage che teoricamente tutti dicono di voler combattere ma che, in pratica, siamo ancora ben lontani dall’affrontare nella sua complessità. I numeri continuano a parlare chiaro: «Un terzo delle donne italiane, straniere e migranti, subisce violenza fisica, psicologica, sessuale, spesso fra le mura domestiche e davanti ai figli».

Pur guardando in positivo a tutte le risoluzioni già messe in atto, è evidente che ancora manca una visione globale in grado di unire le varie iniziative pubbliche e, soprattutto, gli sforzi volontari e coraggiosi delle donne ogni giorno attive nei centri antiviolenza e negli spazi impegnati a combattere questa piaga sociale, troppo spesso senza essere riconosciute e sovvenzionate. Il femminicidio, e anche la violenza fisica o psicologica sulle donne, non è un’emergenza da risolvere solo con l’intervento dell’ordine pubblico: è la conseguenza di una cultura che, indisturbata, continua a perpetrare atteggiamenti e stereotipi duri a morire. A volte arrivando addirittura a giustificarli come un effetto collaterale, quasi “naturale”, della nostra società. Ecco perché risultano sempre più insopportabili i programmi tv pietitistici e consolatori o, peggio, le inchieste para-giornalistiche che scavano nei dettagli morbosi dei casi di cronaca, solo per portare a casa qualche punto di share in più.

Siamo stufe anche delle ricorrenze simboliche dedicate al problema. Lo dicono per prime le animatrici della giornata del 26 novembre che individuano nel corteo solo un momento di un lavoro più ampio, portato avanti da mesi. La manifestazione nazionale è la tappa di un percorso che vuole mobilitare le donne di tutta Italia e magari anche gli uomini, perché no? Per proporre alla politica un piano programmatico.

Prima urgenza: l’inserimento nelle scuole di una materia oggi considerata un tabù come “l’educazione alle differenze”. Ogni volta che nel nostro Paese si accenna alla necessità di cominciare ad aprire il discorso proprio dai bambini, purtroppo già intrisi da una cultura sessista, si grida allo scandalo. Eppure è proprio lì il centro del ciclone: una diseducazione che porta come emanazioni dirette l’intolleranza, l’omofobia, il bullismo e ogni genere di violenza. Effetti indesiderati di cui ci accorgiamo solo troppo tardi.

Se volete saperne di più sul prezioso lavoro di queste associazioni, potete consultare il blog nonunadimeno.wordpress.com. E vi ricordo che nel corteo non saranno accettate bandiere, slogan e striscioni di organizzazioni di partito o sindacali. Almeno una volta le strumentalizzazioni sul corpo delle donne sono sospese a data da destinarsi.

FIORE CONSIGLIATO: Rosa rampicante Spirit of Freedom. Profumata e rifiorente, con numerosi petali color malva.


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