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Pianeta Terra. Olimpiadi 2008....

LAGYELO. PECHINO 2008: PER IL TIBET, UNA PAROLA. Con una parola si può fare molto. Un appello di Reinhold Messner - a cura di pfls

Vorrei che tutti gli atleti ai prossimi Giochi di Pechino - o almeno tutti quelli che saliranno sul podio - pronunciassero questa parola.
martedì 8 aprile 2008 di Maria Paola Falchinelli
Si pronuncia «laghielo», si scrive «lagyelo». È una parola
tibetana. Significa «gli dei sono stati clementi».
Io mi sento tibetano, perché la mia cultura, come la
loro, vive di montagna. Anche Milarepa, che è stato
il più grande poeta della montagna, era tibetano.
«Lagyelo» è
la parola con cui festeggiavo i miei ritorni dalle cime dell’Himalaya.
Perché solo gli dei possono accettare che qualcuno
salga nel loro regno.
Vorrei che tutti gli atleti ai prossimi Giochi di Pechino - o almeno (...)

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> LAGYELO. PER IL TIBET, UNA PAROLA. ---- Dopo gli scontri di Londra, nella capitale francese grandi misure di sicurezza per proteggere i tedofori. La Cina furiosa per le "vili proteste" di ieri.

lunedì 7 aprile 2008


-  Dopo gli scontri di Londra, nella capitale francese grandi misure di sicurezza per proteggere i tedofori. La Cina furiosa per le "vili proteste" di ieri

-  La fiaccola nella Parigi "blindata"
-  L’ira di Pechino, l’appello del Cio

-  Il presidente del Comitato olimpico chiede di rispettare lo spirito dei Giochi
-  e al governo del Paese ospitante una "pacifica soluzione" della questione Tibet

ROMA - Dopo le manifestazioni e gli scontri di ieri a Londra, la fiaccola olimpica è già sbarcata a Parigi. E mentre il Cio lancia un altro appello alla Cina, e Pechino intanto condanna le "vili proteste" inscenate nella capitale britannica, il governo francese mette in atto imponenti misure di sicurezza. Nella speranza di evitare incidenti.

Parigi blindata. Oggi alle 12,35 la torcia partirà dal primo piano della Torre Eiffel per un percorso di 28 chilometri, portata a turno da 80 tedofori e costeggiando i maggiori siti turistici parigini (fra cui l’Arco di Trionfo e gli Champs-Elysees) fino allo Stadio Charlety. Circa tremila i poliziotti che presidieranno la capitale, da terra, dal cielo e dalla Senna. Ciascun tedoforo di turno sarà protetto da un cordone ambulante lungo 200 metri e composto da 65 poliziotti in moto, 100 sui roller e altrettanti vigili del fuoco corridori. I tibetani residenti in Francia hanno preannunciato una giornata di solidarietà sulla piazza del Trocadero. Reporter senza frontiere ha invece esortato tutti i parigini a radunarsi sotto la Torre Eiffel.

L’ira di Pechino. La Cina ha condannato oggi le "vili azioni" dei manifestanti filotibetani che ieri hanno disturbato il percorso della fiaccola olimpica a Londra. L’agenzia Nuova Cina ha citato un "funzionario" del Comitato Organizzatore delle Olimpiadi di Pechino (Bocog) che "denuncia con forza" le dimostrazioni di ieri, nel corso delle quali almeno 35 persone sono state arrestate. Pechino ha inoltre confermato la sua intenzione di far passare la fiaccola da Lhasa, la capitale del Tibet, il 20 e 21 giugno. Per poi essere portata da un gruppo di alpinisti sulla cima del monte Everest.

L’appello del Cio. Per la prima volta, per la prima volta sul tema delle proteste legate al cammino della fiaccola è intervenuto il presidente del Comitato Olimpico Internazionale (Cio), il belga Jacques Rogge, che ha espresso la la profonda preoccupazione per quello che sta succedendo. "Tutti siamo preoccupati - ha detto Rogge - la situazione in Tibet ha suscitato un’ondata di proteste dei governi, dei mezzi di comunicazione e dell’ong che sta mettendo a rischio il passaggio della torcia. La violenza, da qualunque ragione sia ispirata, non è compatibile con i valori della fiaccola e dei Giochi olimpici". Poi la richiesta a Pechino di una "rapida, pacifica soluzione" della situazione tibetana.

San Francisco pronta alla protesta. La città californiana, dove vive la terza comunità cinese del Nordamerica, si prepara ad accogliere la fiaccola olimpica, il 9 aprile, con manifestazioni anti-cinesi. I sostenitori del Tibet, del Darfur e la setta religiosa Falun Gong (duramente perseguitata dal governo cinese) vogliono approfittare dell’evento per manifestare il loro dissenso nei confronti di Pechino. Promettono di protestare in modo non violento, formando una staffetta di sei miglia in cui 80 volontari mimeranno il passaggio della torcia con striscioni e cartelli.

* la Repubblica, 7 aprile 2008


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