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Pianeta Terra. Olimpiadi 2008....

LAGYELO. PECHINO 2008: PER IL TIBET, UNA PAROLA. Con una parola si può fare molto. Un appello di Reinhold Messner - a cura di pfls

Vorrei che tutti gli atleti ai prossimi Giochi di Pechino - o almeno tutti quelli che saliranno sul podio - pronunciassero questa parola.
martedì 8 aprile 2008 di Maria Paola Falchinelli
Si pronuncia «laghielo», si scrive «lagyelo». È una parola
tibetana. Significa «gli dei sono stati clementi».
Io mi sento tibetano, perché la mia cultura, come la
loro, vive di montagna. Anche Milarepa, che è stato
il più grande poeta della montagna, era tibetano.
«Lagyelo» è
la parola con cui festeggiavo i miei ritorni dalle cime dell’Himalaya.
Perché solo gli dei possono accettare che qualcuno
salga nel loro regno.
Vorrei che tutti gli atleti ai prossimi Giochi di Pechino - o almeno (...)

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> LAGYELO. PER IL TIBET, UNA PAROLA. ---- La fiaccola nella capitale del Tibet... Nessun monaco ha assistito al passaggio della torcia olimpica a Lhasa, teatro nel marzo scorso della sanguinosa rivolta contro Pechino. Tra due cordoni di polizia, il tedoforo ha percorso i circa 11 chilometri tra la residenza estiva del Dalai Lama e il palazzo del Potala, tradizionale sede dei sovrani tibetani, senza disordini.

sabato 21 giugno 2008


-  Il tedoforo a Lhasa, teatro dei sanguinosi scontri con la polizia cinese
-  Nessun monaco lungo il percorso. In 42 condannati per "assalto allo Stato"
-  La fiaccola nella capitale del Tibet
-  Nessun incidente nella città blindata
*

PECHINO - Nessun monaco ha assistito al passaggio della torcia olimpica a Lhasa, teatro nel marzo scorso della sanguinosa rivolta contro Pechino. Tra due cordoni di polizia, il tedoforo ha percorso i circa 11 chilometri tra la residenza estiva del Dalai Lama e il palazzo del Potala, tradizionale sede dei sovrani tibetani, senza disordini. Sbarrati i negozi, costretti a rimanere chiusi in casa molti abitanti, una città semideserta ha accolto la fiaccola olimpica. Il Tibet è ancora chiuso ai turisti e ai giornalisti stranieri; solo una folla selezionata è stata autorizzata a festeggiare sventolando la bandiera nazionale cinese.

LA GALLERIA FOTOGRAFICA

Nella rivolta arancione, secondo i gruppi di tibetani in esilio, sono state uccise oltre 200 persone, ma Pechino sostiene invece che le vittime sono state solo 22 e tutte cinesi, civili e poliziotti uccisi da manifestanti. Dopo il rilascio ieri di 1.157 tibetani arrestati nei giorni della contestazione a Lhasa, restano ancora in carcere 116 persone, mentre altre 42 sono state già condannate per incendio, furto e "assembramento per assalto a organi dello Stato".

* la Repubblica, 21 giugno 2008.


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