Il tedoforo a Lhasa, teatro dei sanguinosi scontri con la polizia cinese
Nessun monaco lungo il percorso. In 42 condannati per "assalto allo Stato"
La fiaccola nella capitale del Tibet
Nessun incidente nella città blindata *
PECHINO - Nessun monaco ha assistito al passaggio della torcia olimpica a Lhasa, teatro nel marzo scorso della sanguinosa rivolta contro Pechino. Tra due cordoni di polizia, il tedoforo ha percorso i circa 11 chilometri tra la residenza estiva del Dalai Lama e il palazzo del Potala, tradizionale sede dei sovrani tibetani, senza disordini. Sbarrati i negozi, costretti a rimanere chiusi in casa molti abitanti, una città semideserta ha accolto la fiaccola olimpica. Il Tibet è ancora chiuso ai turisti e ai giornalisti stranieri; solo una folla selezionata è stata autorizzata a festeggiare sventolando la bandiera nazionale cinese.
Nella rivolta arancione, secondo i gruppi di tibetani in esilio, sono state uccise oltre 200 persone, ma Pechino sostiene invece che le vittime sono state solo 22 e tutte cinesi, civili e poliziotti uccisi da manifestanti. Dopo il rilascio ieri di 1.157 tibetani arrestati nei giorni della contestazione a Lhasa, restano ancora in carcere 116 persone, mentre altre 42 sono state già condannate per incendio, furto e "assembramento per assalto a organi dello Stato".
* la Repubblica, 21 giugno 2008.