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Memoria del Profeta: "Regardez Elie, vous verrez Marie" - e Giuseppe!!!

IL TERZO MILLENNIO DOPO CRISTO E’ INIZIATO, MA IN VATICANO INVECE DI AVERE FEDE E CORAGGIO DISPERANO ALLA GRANDE?!! "PAPA WOJTYLA, PAPA RATZINGER E I GAY. Una Chiesa senza speranza né futuro". Un urlo evangelico di amore e un invito allo stesso Papa a rinnovare mente e cuore di Giovanni Felice Mapelli (2005) - selezionato dal prof. Federico La Sala

"Se mi sbalio, mi coriggerete"(Karol J. Wojtyla - Giovanni Paolo II)
venerdì 20 luglio 2007 di Emiliano Morrone
[...] I gay oggi non sono che i nuovi martiri....di una nuova caccia alle streghe che durerà per qualche decennio e chè farà un bel po’ di vittime....fino a quando capiranno le teste dure del vaticano che è ora di smettere, ma solo una volta che saranno isolati da tutti e saranno da soli a dire fesserie...fin tanto che troveranno qualche incertezza negli uditori e appoggi tra le masse, persevereranno... così han fatto sempre con ogni minoranza... con le donne, con gli ebrei...ecc.
Poi ci (...)

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> La confessione del monsignore Krzysztof Charamsa: : "Io gay felice e con un compagno". La Santa Sede: "Lasci l’insegnamento".

sabato 3 ottobre 2015

La confessione del monsignore Krzysztof Charamsa: "Io gay felice e con un compagno".

La Santa Sede: "Lasci l’insegnamento"

"So che pagherò conseguenze, ma ora Chiesa apra gli occhi"

di Redazione ANSA *

ROMA. "Certamente mons. Charamsa non potrà continuare a svolgere i compiti precedenti presso la Congregazione per la dottrina della fede e le università pontificie, mentre gli altri aspetti della sua situazione sono di competenza del suo Ordinario diocesano". Lo ha detto padre Federico Lombardi.

"La scelta di operare una manifestazione così clamorosa alla vigilia della apertura del sinodo - dichiara padre Lombardi - appare molto grave e non responsabile, poiché mira a sottoporre l’assemblea sinodale a una indebita pressione mediatica". E questo nonostante il rispetto per le vicende personali.

La confessione del monsignore. "Voglio che la Chiesa e la mia comunità sappiano chi sono: un sacerdote omosessuale, felice e orgoglioso della propria identità. Sono pronto a pagarne le conseguenze, ma è il momento che la Chiesa apra gli occhi di fronte ai gay credenti e capisca che la soluzione che propone loro, l’astinenza totale dalla vita d’amore, è disumana". Lo afferma al Corriere della Sera, monsignor Krzysztof Charamsa, 43 anni, polacco, ufficiale della Congregazione per la Dottrina della Fede e segretario aggiunto della Commissione Teologica Internazionale vaticana, oltre che docente alla Pontificia Università Gregoriana e al Pontificio Ateneo Regina Apostolorum.

Molto attivo sui social network, da twitter a linkedin, monsignor Krzysztof Charamsa, il teologo gay ha anche un suo blog, attivato alla fine di questo mese agosto. Pochi ancora i post pubblicati e il monsignore si presenta al pubblico della rete con una foto in t-shirt gialla e con un saluto in diverse lingue.

Sulle ragioni del suo coming out, spiega: "Arriva un giorno che qualcosa si rompe dentro di te, non ne puoi più. Da solo mi sarei perso nell’incubo della mia omosessualità negata, ma Dio non ci lascia mai soli. E credo che mi abbia portato a fare ora questa scelta esistenziale così forte , forte per le sue conseguenze, ma dovrebbe essere la più semplice per ogni omosessuale, la premessa per vivere coerentemente, perché - aggiunge - siamo già in ritardo e non è possibile aspettare altri cinquant’anni".

"Dunque dico alla Chiesa chi sono - aggiunge -. Lo faccio per me, per la mia comunità, per la Chiesa. È anche mio dovere nei confronti della comunità delle minoranze sessuali". Alla domanda su che cosa pensi di ottenere, mons. Charamsa afferma: "Nella Chiesa non conosciamo l’omosessualità perché non conosciamo gli omosessuali. Li abbiamo da tutte le parti, ma non li abbiamo mai guardati negli occhi, perché di rado essi dicono chi sono.

Vorrei con la mia storia scuotere un po’ la coscienza di questa mia Chiesa. Al Santo Padre rivelerò personalmente la mia identità con una lettera".

Il teologo spiega di parlare alla vigilia del sinodo sulla Famiglia perché "vorrei dire al Sinodo che l’amore omosessuale è un amore familiare, che ha bisogno della famiglia. Ogni persona, anche i gay, le lesbiche o i transessuali, porta nel cuore un desiderio di amore e familiarità. Ogni persona ha diritto all’amore e quell’amore deve esser protetto dalla società, dalle leggi. Ma soprattutto deve essere curato dalla Chiesa".

* ANSA 03 ottobre 2015


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