Caro Mapelli, la sua visione della Chiesa e del papato non mi apppare molto convincente. Alcuni episodi, che lei dovrebbe conoscere benissimo, testimoniano il grande prestigio che la Chiesa di Roma godeva tra le altre Chiese, già fin dal I secolo. Come dimenticare per esempio la lettera auterevole del vescovo Clemente di Roma presso la Chiesa di Corinto (verso il 95), agitata da gravi disordini ? Oppure, intorno al 110, la lettera che lo stesso Ignazio di Antiochia (che lei cita) scrive alla Chiesa di Roma, mentre sta viaggiando verso la capitale dell’impero, dove sarà dato in pasto alle belve del circo : " Alla Chiesa che presiede nella regione dei Romani, Chiesa degna di Dio, giustamente lodata, meritatamente chiamata beata, degna di essere glorificata e di conseguire quanto desidera; degna di purezza; Chiesa che presiede alla carità; Chiesa fondata sulla legge di Cristo". Come potrà verificare, S. Ignazio non ha mai usato un tono simile nelle sue lettere alle Chiese dei paesi che attraversò.
Attraverso Ireneo, il secondo vescovo di Lione, siamo riusciti a conoscere i primi vescovi di Roma. Martiri oscuri e a prima vista insignificanti :Lino, Anacleto, Clemente, Evaristo, Alessandro, Sisto, Telesforo (martire sotto Adriano), Igino Pio, Aniceto, Sotero, Eleuterio (amico di Ireneo). Questa "discrezione" dei primi papi rende ancora più interessante il posto riservato a Pietro nei libri del Nuovo Testamento. Esso ci testimonia che questo posto non è "inventato" dalle prime comunità cristiane, ma è veramente il riflesso di ciò che era accaduto al tempo di Gesù.
La Chiesa di Roma, fondata da Pietro e Paolo, appare sempre più come la Chiesa "con la quale deve essere d’accordo ogni altra Chiesa, cioè tutti i fedeli sparsi nel mondo. In essa, afferma lo stesso Ireneo verso il 180, i fedeli di tutte le regioni trovano conservata la tradizione apostolica".
Così come il primato del vescovo di Roma su tutti gli altri vescovi non sopprime il ruolo che continuerarono ad avere per secoli i patriarchi di Alessandria e di Antiochia, il concilio di Nicea riconosce come antica usanza l’esistenza di un "primo" ad Alessandria, Antiochia e Roma. Basti poi vedere come Gregorio Magno rispose al patriarca di Alessandria che lo salutò col titolo di vescovo universale : " Ciò che mi onora realmente è che a ciascuno non venga rifiutato l’onore che gli spetta".
Per non dilungarmi troppo, cito solamente un altro Gregorio, Gregorio VII, che cinque secoli più tardi, con i famosi Dictatus papae, afferma chiaramente le prerogative del pontefice (Il papa è l’unica persona a cui i principi baciano i piedi) e Bonifacio VIII che nella bolla Unam sanctam espone la teoria delle "due spade". D’ora in poi il papa si attribuirà il titolo di "vicario di Dio", espressione ritenuta dal cardinale Bellarmino, al momento della Controriforma, come la miglior definizione del potere papale. Si capisce così perchè gli artisti del secolo XV ritrassero Dio nelle vesti di un pontefice romano, con la tiara in testa e seduto sul trono pontificio.
Attraverso il Vaticano II si ricorderà che Cristo ha fondato la sua Chiesa non solo su Pietro, ma sugli apostoli con Pietro alla loro testa. Rivalutando il ruolo del vescovo di Roma, un ruolo di animatore che favorisce le iniziative delle Chiese locali e i loro mutui scambi, la Chiesa permette ai fratelli separati (come lei) di riconoscere che il papa continua nella Chiesa a svolgere il ruolo avuto da Pietro nella primitiva comunità cristiana.
con stima e simpatia, La saluto.
biagio allevato