La visita di Benedetto XVI in USA
Le scuse del papa sembrano «vuote»
di Thomas Caywood TELEGRAM & GAZETTE STAFF
WORCESTER- alcune vittime di abusi e attivisti cattolici ieri hanno bollato le scuse storiche di papa Benedetto XVI per gli abusi sessuali del clero e il suo incontro privato con un gruppo di vittime di Boston, come un gesto vuoto.
"Per quanto mi riguarda, è stata solo una fiera di paese", ha detto una vittima, David Lewcon di Uxbridge. "E’ ingannevole; troppo poco, troppo tardi. Un artificio".
Mr. Lewcon ha citato in giudizio, con successo, la Diocesi di Worcester, per gli abusi subiti da un molestatore di bambini recidivo, Thomas H. Teczar, dimesso dal ministero presbiterale e incarcerato in Texas.
"Questo ci ha unito ulteriormente. Sono riuscito ad entrare in contatto con molte vittime, molto più che negli anni passati. Ricevo email che dicono ’come sei riuscito a gestire la cosa?", ci racconta Lewcon. "Sarò felice se il papa se ne tornerà a casa e inizierà a fare pulizia tra le sue mura".
Un’altra vittima di Uxbridge, sempre per mano di Teczar, George Shea, ha detto di essere stato contento di ascoltare le scuse del papa, ma che alle parole devono seguire I fatti. "Accetteranno dei giusti processi? La finiranno di combattere contro l’eliminazione dello statuto delle limitazioni nei casi di abusi su bambini? Sosterranno i nostri sforzi? Queste sono le azioni che vogliamo vedere", ha detto Shea. "La mia speranza è che riuscirò a vedere queste azioni, ma la mia paura è che, non appena salirà sull’aereo, la gente dirà, OK, è tutto finito".
Il papa ha incontrato 5 vittime per circa 25 minuti giovedì pomeriggio a Washington DC. L’incontro è stato tenuto segreto fin dopo la sua conclusione.
Le vittime e gli avvocati che le sostengono affermano che i partecipanti a questo incontro sono stati selezionati dal Cardinale di Boston Sean P. O’Malley e che a nessuna delle vittime del Massachusetts è stato chiesto di partecipare.
"Viviamo nella speranza che ogni volta che accrescerà la consapevolezza del danno causato, essa possa portare al processo di guarigione delle vittime", ha detto Raymond L. Delisle, il portavoce della Diocesi di Worcester. I gruppi laici cattolici che sono critici sulla gestione della crisi dei preti pedofili, hanno detto di non condividere questo senso di speranza. "Il modello di reazione nei casi di pedofilia non cambierà sostanzialmente", ha affermato Daniel Dick, portavoce di Voice of the Faithful di Worcester. "I vescovi continueranno a fare come vogliono. I laici - le vittime, in particolare - non hanno motivo di sperare nel cambiamento del sistema e in un diverso trattamento delle vittime".
Anche la fondatrice di VOTF di Worcester è scettica sulle scuse del papa e ritiene che non possano essere un reale segnale di cambiamento o di riparazione dei danni delle vittime - in sostanza di tutti coloro che si sono allontanati dalla chiesa a causa degli scandali.
"Le sue parole continuano a sembrare vuote se guardate dalla prospettiva delle reali azioni intraprese dalla Diocesi di Worcester in rapporto alle vittime", afferma Jean, una residente della cittadina di Leominster.
Lewcon, che oggi lavora con le vittime dei preti pedofili, ha detto che mentre la gente esprime dispiacere per gli abusi e per come sono stati gestiti dal Vaticano, gli avvocati ecclesiastici si oppongono aggressivamente alle vittime in tribunale. "Quando una vittima degli abusi clericali viene allo scoperto, loro non comprendono esattamente il proprio ruolo. Assoldano quelli che io chiamo ’avvocati pit pull, armati di tutto punto’ che ti rendono ancora più vittima", ci ha raccontato.
Mr. Dick, della sede locale di Voice of the Faithful ha detto che alcune vittime con cui ha parlato sono state soddisfatte delle scuse del papa. "Questo è un grosso passo avanti, ma la gente pensa che niente cambierà sostanzialmente".
Mr. Delisle, il portavoce della diocesi, ha affermato che la diocesi comprende il dolore delle vittime e che semplicemente alcune non sono pronte per ritornare alla chiesa, e forse non lo saranno mai. "Non sono tutte allo stesso punto. Ce ne sono alcune che hanno avviato un processo di guarigione, altre no. Alcune vogliono collaborare con la chiesa, altre no. Alcune, che provano ancora un dolore troppo acuto, non possono lavorare con noi al momento. La cosa migliore che possiamo fare è collaborare con coloro che lo vogliono, e tenerci pronti a collaborare con le altre, quando saranno pronte".
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