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Natura e Cultura. Ricerca scientifica ...

EVOLUZIONISMO. La teoria di Charles Darwin si evolve ancora e finisce su internet. Una nota di Alessia Grossi - a cura di Federico La Sala

sabato 19 aprile 2008 di Maria Paola Falchinelli
[...] online la prima bozza della rivoluzionaria teoria sull’evoluzione e altri documenti di Darwin consultabili gratuitamente grazie ad un’iniziativa dell’università di Cambridge.
L’obiettivo è quello di far conoscere meglio e su scala planetaria il pensiero di uno scienziato che «ha cambiato la nostra comprensione della natura».
Oltre ai documenti d’archivio - circa 20mila - il sito di Darwin rende possibile l’accesso a circa novantamila fotografie dello scienziato e la sua opera [...] (...)

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> EVOLUZIONISMO. La teoria di Charles Darwin si evolve ancora e finisce su internet. --- 1809-1859. Doppio anniversario di celebrazioni (e di polemiche)

venerdì 2 gennaio 2009

Nel bicentenario della nascita del grande naturalista tre studiosi individuano le ragioni per cui le sue teorie sono tanto contestate

Così Darwin spiega Dio

Una spinta evolutiva ci fa ritenere che tutto abbia uno scopo: perciò tendiamo a credere nell’esistenza di un essere superiore

di Edoardo Boncinelli (Corriere della Sera, 2.1.2009)

Tutto deve avere per noi una spiegazione. Ogni spiegazione che ci danno o che ci diamo, la accogliamo con una grande soddisfazione e un vero sollievo psicologico. Perché ne abbiamo bisogno. Non possiamo vivere senza spiegazioni. Che sono poi di due grandi tipi: che cosa ha causato o causerà un dato evento e con quale scopo ciò è accaduto o accadrà. L’esistenza di una causa, ma soprattutto di un fine, presuppone quindi quasi sempre per noi l’intervento di un agente animato, anche per spiegare l’origine del mondo e le vicende del processo evolutivo. È per noi uomini quasi una necessità fisica. Questa, stretta stretta, potrebbe essere la sintesi del bel libro Nati per credere di Vittorio Girotto, Telmo Pievani e Giorgio Vallortigara recentemente uscito da Codice Edizioni (pp. 203, e 19). A tutto questo andrebbe in verità aggiunto il fatto che noi viviamo come «cuccioli » o giovani adulti per tanto tempo e ci aspettiamo sempre, più o meno inconsapevolmente, che qualcuno ci accudisca, o almeno pensi a noi e non ci ignori.

Queste considerazioni chiariscono la nostra naturale inclinazione a credere all’esistenza di esseri e agenti sovrannaturali o preternaturali, e potrebbero rappresentare un potente antidoto alle tonnellate di sciocchezze, più o meno intellettualmente raffinate e finemente argomentate, che ci toccherà di ascoltare in questo 2009, anno darwiniano per eccellenza, contro Darwin e le affermazioni del darwinismo nel suo complesso. Perché siate sicuri che qualcosa del genere accadrà; troppa è la nostra naturale diffidenza, se non avversione, nei riguardi delle semplici e lineari formulazioni del darwinismo e del neodarwinismo.

Possiamo comprendere perché le cose stiano in questi termini? Tale è appunto la domanda che i nostri autori si pongono e alla quale cercano di rispondere nel quadro delle loro competenze individuali - rispettivamente la psicologia cognitiva del pensiero e del ragionamento (Girotto), la dottrina evoluzionistica (Pievani) e l’etologia (Vallortigara). Tutti e tre concordano comunque sul fatto che la spiegazione possa e debba essere cercata nelle pieghe dello stesso processo evolutivo che ha forgiato il nostro corpo e la nostra mente.

Per poter controllare il proprio comportamento e renderlo adeguato alle mutevoli circostanze della vita, molti animali e certamente gli esseri umani hanno bisogno di rendersi conto di cosa produce cosa e di che cosa si deve fare per ottenere un certo risultato. È parte integrante della loro percezione del mondo e della pianificazione del loro agire. Poiché noi siamo particolarmente bravi in questo e abbiamo dimostrato di riuscire a cogliere le minime sfumature dei rapporti causali e della finalizzazione delle azioni, è naturale pensare che tutto questo ci sia particolarmente presente, fin dalla nascita. Gli esperimenti lo dimostrano e mostrano come queste nostre convinzioni largamente innate vengano progressivamente alla ribalta negli anni della nostra infanzia e possano però anche essere «educate» e modificate sulla base delle esperienze di vita cui ciascuno di noi va incontro. Il libro di cui stiamo parlando è particolarmente ricco di osservazioni e di resoconti di esperimenti del genere.

Direi che quasi niente è stato trascurato e il libro si dipana magistralmente tra argomentazioni, controargomentazioni, riflessioni e risultanze sperimentali. Apprendiamo quindi, tra le altre cose, che il bambino possiede già a pochi mesi di vita una sua idea della causalità e della necessità di un agente causale per generare un movimento, mentre occorre aspettare tre-quattro anni perché concepisca l’idea di finalità e la attribuisca ad un agente dotato di mente e di possibilità di progettare (e di simulare). Ciò fa parte, a quanto pare, dell’ordine naturale delle cose. È interessante notare altresì che alcuni ammalati di Alzheimer perdono la nozione di causalità senza perdere quella di finalità.

Tanto si può dire per la nostra avversione ad ammettere l’esistenza di meccanismi semplici e chiari, ma ciechi e senza scopo, alla base del processo che ha portato a tutte le attuali forme di vita a partire da un primitivo gruppo di organismi ancestrali vissuti sulla terra quasi quattro miliardi di anni fa. Il passaggio da questo atteggiamento alla fede vera e propria in uno o più esseri superiori è assai breve. Basta assumere, come fanno i nostri autori, che in noi operino un paio di effetti collaterali della spinta evolutiva che ci porta a credere che tutto abbia una causa e uno scopo.

Uno di questi potrebbe essere che la fede in un essere superiore che ci segue dall’alto e può giudicarci favorisca il comportamento altruistico, o almeno non troppo egoistico, necessario per lo sviluppo di una vita sociale, della quale noi abbiamo particolarmente bisogno. Il secondo punto potrebbe essere che la fede in una qualche forma di sopravvivenza, del corpo o di una parte di esso, aiuti a superare il terrore della fine, fondamentale per noi che siamo gli unici animali a sapere che moriremo. Ciascuna di queste due convinzioni, se ben radicata, costituisce un fattore che favorisce la sopravvivenza, nostra e dei nostri antenati.

Personalmente non sono sicuro che questi siano effetti collaterali di una sola spinta evolutiva primaria o piuttosto non costituiscano essi stessi potenti spinte evolutive indipendenti e concorrenti, portanti ciascuna un suo vantaggio. A tutto questo aggiungerei, come ho già detto sopra, la nostra inclinazione a volerci sentire «pensati» da qualcuno, qualcuno che sia vivo, sollecito e dotato di progettualità. Tutto questo e molto di più si può trovare nel bel libro Nati per credere. Ed è anche inutile aggiungere che tutto quello che abbiamo detto non si applica soltanto alla spiegazione della nascita di una religiosità naturale, ma può riguardare anche lo sviluppo delle religioni rivelate. Anche in questo caso infatti occorre spiegare perché a tali rivelazioni abbiamo creduto, in massa e con entusiasmo, perché ne abbiamo accolto il Verbo e lo abbiamo fatto nostro. .------------------------------------------------

1809-1859. Doppio anniversario di celebrazioni (e di polemiche)

di Antonio Carioti (Corriere della Sera 2.1.2009)

Dal 2003 anche in Italia si festeggia il Darwin Day ogni 12 febbraio, data di nascita del grande naturalista: una ricorrenza creata da tempo nel mondo anglosassone per celebrare la scienza e il libero pensiero.

Ma il 2009 è un vero e proprio anno darwiniano, perché ricorrono insieme il bicentenario della nascita dello scienziato (1809) e il centocinquantesimo del suo testo più noto, L’origine delle specie (1859). Molte le iniziative in programma (il calendario completo sul sito www.pikaia.eu), tra cui una mostra multimediale che sarà a Roma (Palazzo delle Esposizioni) dal 12 febbraio al 3 maggio e a Milano (Rotonda della Besana) dal 6 giugno al 24 novembre.

Tutto ciò riproporrà di certo le polemiche sull’evoluzione, molto vivaci negli Stati Uniti e ormai approdate anche in Italia, specie da parte degli ambienti, perlopiù di matrice religiosa, che in alternativa al darwinismo propongono l’idea che la natura si sviluppi sulla base di un progetto trascendente ( Intelligent Design).

Tra i sostenitori più convinti di Darwin ci sono i biologi evoluzionisti, che terranno il loro congresso europeo a Torino dal 24 al 29 agosto (vedi www.sibe-iseb.it), ma la disputa ha anche un aspetto filosofico.

È stata infatti l’Unione degli atei (www.uaar.it) che ha importato il Darwin Day in Italia, mentre la Chiesa cattolica si appresta a dire la sua in un convegno promosso a Roma (3-7 marzo) dal Pontificio Consiglio della Cultura guidato da Gianfranco Ravasi. Un altro contributo verrà dal saggio L’anima e Darwin (in uscita da Donzelli), nel quale Orlando Franceschelli respinge le tesi di chi individua nell’evoluzionismo le radici dell’eugenetica hitleriana.


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